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Oskar Lafontaine tuona contro l’Euro

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In Germania le elezioni si avvicinano e torna a far parlare di se il vecchio leone della sinistra teutonica, Oskar Lafontaine. Personaggio di primo piano della politica teutonica da ormai 30 anni Oskar Lafontaine vanta un invidiabile cursus honorum. Governatore della Saarland dall’85 al ’98, candidato alla cancelleria per la SPD contro Kohl nel 1990, segretario federale della SPD dal ’95 al ’99 e, per pochi mesi, ministro delle finanze del governo Schroeder nel 1998. Dopodiché la rottura con l’eterno rivale. A Lafontaine le politiche neo-liberiste di Schroeder non vanno giù e lascia tutto in aperta polemica con quelle discusse riforme del mercato del lavoro che hanno fatto implodere la socialdemocrazia teutonica.

Lafontaine si ritira dalla vita politica, ma a sorpresa torna di gran carriera per le elezioni federali del 2005. Fonda un suo movimento di stampo populista, la WASG e si allea con la PDS, erede diretta del partito comunista dell’Est in cui Angela Merkel ha a lungo militato. Il risultato della lista “Die Linke” (la sinistra) è oltre le più rosee previsioni. Canalizzando il voto di protesta contro le discusse politiche di Schroeder “Die Linke” ottiene il 9% su scala nazionale raddoppiando i consensi della vecchia PDS e portando per la prima volta la sinistra radicale ad ottenere consistenti risultati anche nella Germania Ovest. Il successo della lista di Lafontaine costringe i due storici Volkspartei a formare la Grosse Koalition. L’esperimento della Grande Coalizione dissangua ulteriormente la socialdemocrazia a favore proprio di “Die Linke” che nel 2009 supera il 12% su scala nazionale, confermando così che la sinistra radicale tedesca non è più solo il partito dei nostalgici della DDR.

Dopo il successo dell’esperimento “Die Linke”, Lafontaine lascia ad altri il timone del partito e sembra ritirarsi di nuovo dalla scena nazionale. Senza di lui però “Die Linke” perde progressivamente consensi a livello nazionale, specie nei Laender dell’Ovest. La sinistra radicale sembra essere tornata al di là del muro, come prima del 2005, vampirizzata dalla concorrenza dei Verdi.

Forse è per salvare le sorti della sua creatura, che priva del capo storico sta tornando nel recinto della DDR, che Lafontaine è clamorosamente tornato in campo. Un post pubblicato pochi giorni fa, in cui Lafontaine sosteneva che fosse giunta l’ora di staccare la spina all’Euro, ha nuovamente acceso i riflettori sull’anziano leader.

Queste le parole dell’ex ministro delle finanze che hanno messo scompiglio nel partito dell’estrema sinistra tedesca

La moneta comune sarebbe potuta durare nel tempo e gli stati coinvolti avessero seguito una politica salariale comune. Io ho creduto che questo coordinamento fra i Paesi fosse possibile, e per tale ragione negli anni ’90 ho sostenuto l’introduzione dell’euro. I governi europei, però, non hanno corrisposto alle sue attese: nessuno sforzo per armonizzare gli stipendi e per ridurre le diseguaglianze fra le regioni dell’euro-zona. Ciò che è accaduto è stata invece una concorrenza al ribasso delle retribuzioni: in Germania la moderazione salariale ha favorito l’export e la conquista dei mercati dei Paesi dell’Europa meridionale, contribuendo ad aumentare dannose asimmetrie nell’economia continentale. 
Nella situazione attuale, il deficit di competitività di stati come Grecia, Portogallo o Spagna può dunque essere recuperato solo in un modo: attraverso una svalutazione reale dei guadagni di operai e impiegati di quei Paesi. In altri termini: con un impoverimento di massa. A meno che, ciascuno stato non abbia nuovamente una propria valuta e si possa tornare alle svalutazioni monetarie. Al posto dell’euro, vi sarebbe un sistema monetario europeo come quello che esisteva fino al 31 dicembre 1998, quando nacque l’Unione economia e monetaria

Parole dure quelle di Lafontaine che aprono un dibattito interno al partito. Sebbene “Die Linke” sia nettamente la formazione più euroscettica attualmente presente nel Bundestag, la posizione ufficiale del partito è comunque favorevole al mantenimento dell’Euro, almeno per ora. Fatto sta che ora anche in Germania, il paese che la vulgata dipinge spesso come quello che ha guadagnato di più dall’Euro, i sostenitori dell’Euro-soviet si ritrovano accerchiati a destra da “Alternative fur Deutschland” e a sinistra dal ritrovato Lafontaine.

Johnny 88


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