Attualità
Nucleare: Giappone e USA si uniscono per sviluppare un reattore “Veloce”
Il Giappone prevede di collaborare con gli Stati Uniti per sviluppare reattori nucleari di nuova generazione, necessari per uno sviluppo economico che sia veramente indipendente dal carbonio, ha affermato il ministro dell’Industria Koichi Hagiuda.
Il governo giapponese prenderà parte agli sforzi internazionali per sviluppare piccoli reattori modulari e “Veloci” con un’efficienza maggiore rispetto ai reattori convenzionali, ha detto Hagiuda in videoconferenza al segretario all’Energia degli Stati Uniti Jennifer Granholm.
È il primo incontro di Hagiuda con il segretario all’Energia degli Stati Uniti da quando è entrato in carica nell’ottobre dello scorso anno.
I reattori “Veloci” utilizzano nella reazione che conduce alla fissione nucleare neutroni veloci, non rallentati per rendere più probabile alla particella di scontrarsi con un nucleo di uranio e causare la fissione stessa. I reattori tradizionali, più diffusi per la produzione di energia elettrica, utilizzano neutroni lenti, che vengono rallentati attraverso l’utilizzo dell’acqua. I reattori veloci invece non utilizzano l’acqua per il raffreddamento, ma metalli allo stato liquido come piombo, sodio e potassio. Questo permette temperature di esercizio molto più elevate e la realizzazione di rettori anche più piccoli, tanto che i russi utilizzano reattori veloci raffreddati a piombo liquido per i propri sommergibili nucleari. Reattori veloci hanno poi anche il vantaggio di produrre da sé il combustibile, tramite l’arricchimento dell’uranio 238 che si tramuta nel reattore in plutonio fissile.
Attualmente la tecnologia dei reattori nucleari veloci è utilizzata soprattutto in Russia, dove sono stati sviluppati e sono in corso di sviluppo anche reattori per uso commerciale basati su questa tecnologia. In Giappone ne erano stati realizzati due di cui quello di Monju era stato progettato e sperimentato per un uso commerciale, poi non andato in porto per una serie di incidenti tecnici. La Francia era all’avanguardia in questo tipo di reattori con il modello Superphénix, uscito dal servizio per motivi di carattere politico e per gli altri costi di gestione.
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