Attualità
Non sminuire il diritto a scioperare (di Vincenzo Cacioppo)
Con una precisione chirurgica Cgil e Uil hanno annunciato per il prossimo 29 novembre uno sciopero nazionale contro la manovra di bilancio così come accaduto nei tre anni precedenti, durante il governo Draghi e in occasione delle prime due manovre del governo Meloni.
Nulla da eccepire lo sciopero è un diritto inviolabile sancito dalla costituzione italiano, ma quello che lascia leggermente perplessi è che lo sciopero venga proclamato così come già accaduto ancora prima di esser ricevuti a Palazzo Chigi, incontro previsto il 4 novembre.
Questo fatto certamente alimenta la sensazione se non il sospetto che lo sciopero venga usato strumentalmente come arma politica contro il governo, a prescindere dalle motivazioni per le quali lo stesso viene proclamato. Il fatto che la Cisl si sia defilata e non abbia aderito dimostra come anche all’interno del sindacato, così come all’interno del centrosinistra, ci siano comunque posizioni assai divergenti. Perché, se si analizza la manovra nei numeri si scopre che effettivamente contenga misure che diano sostegno alle parti più deboli, come famiglie numerose, lavoratori e ceti medio bassi.
Insomma, le categorie che in teoria dovrebbero essere maggiormente tutelate proprio da Cgil e Uil. Soprattutto quello che lascia interdetti è il fatto che il governo abbia comunque reso strutturale una misura che la Cgil chiede invano da decenni, il taglio del cuneo fiscale. Sarà poco per carità, ma certamente è il massimo che le casse vuote dello Stato permettono, ed è comunque di più del nulla che si è avuto con i vari governi di centro sinistra negli ultimi dieci anni.
Inoltre, proprio sotto il governo Meloni si sta registrando il record di occupati, soprattutto di contratti stabili, ma anche questo viene contestato dai sindacati, che si attaccherebbero addirittura alla misurazione effettuata dall’Istat. Nel video di presentazione dell’iniziativa, Cgil e Uil proiettano delle slide con dei dati secondo cui su 4,3 milioni di “Rapporti di lavoro attivati” l’80% sono “temporanei” e il 20% “stabili”.
Il segretario generale della Uil, Bombardieri, dice che i dati dell’Inps mostrano chiaramente “che tipo di occupazione arriva”: precaria. Bombardieri arriva, in maniera davvero singolare, a mettere in discussione i dati dell’Istat quando sostiene che i dati mostrati dal sindacato sono i “contratti depositati” e non “le interviste dell’Istat” che ti contano come occupato “se hai lavorato un’ora”. Ma i dati dell’Inps (nel caso l’Istat fosse mal digerita da Landini e Bombardieri) confermano quelli del più importante istituto di analisi, affermando chiaramente che l’occupazione stabile è aumentata e che l’incidenza dei contratti temporanei è scesa dal 16,7% alla vigilia del Covid al 15,3% di maggio 2024.Quindi due dei principali presupposti dei sindacati per la proclamazione dello sciopero verrebbero sotterrati dai dati ufficiali, dimostrando quindi quantomeno una incapacità da parte di Landini e Bombardieri di leggere i numeri economici.
Lo sciopero generale dovrebbe essere una misura eccezionale da utilizzare con parsimonia proprio per rafforzare il suo peso nella contrattazione con il governo, ma se invece lo stesso viene connotato da motivazioni che con l’interesse dei lavoratori hanno poco o niente da fare, ecco che inevitabilmente esso viene sminuito proprio a scapito dei lavoratori. Perché è anche giusto dire che non si è visto lo stesso spirito combattivo, da parte di Landini e Bombardieri, nei confronti di Stellantis, che da mesi sta mostrando nei fatti che è già in corso una smobilitazione degli impianti italiani.
Ecco allora che come diceva Agatha Christie se è vero che tre indizi fanno una prova, si può ben dire che il più grande sindacato italiano la Cgil (che si trascina poi dietro la Uil) ha forse assunto una eccessiva connotazione politica, che inevitabilmente gli fa perdere quella autorevolezza che lo aveva reso protagonista negli anni 80 di mobilitazioni storiche proprio contro la politica della Fiat. Il fatto poi che gran parte dei leader di quel sindacato, poi finiscano, quasi inevitabilmente, le loro carriere nelle file di un determinato partito politico, è ulteriore conferma che l’interesse prioritario non è più o non è solo quello di tutela dei lavoratori, ma piuttosto quello di rappresentare il braccio “armato” di una forza politica contro i governi di centro destra.
Poi ognuno agisce come meglio crede, ma almeno per favore si eviti la pantomima della difesa dei più deboli, perché altrimenti si commette lo stesso errore che la sinistra italiano sta perpetuando da un decennio almeno, e non ci si stupisca poi se da tempo gran parte della classe operaia sembra votare, quando si reca alle urne, per il centro destra
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