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NOMINATO IL NUOVO CdA DI FERROVIE E, CASUALMENTE, E’ MOLTO VICINO A RENZI

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Il Governo ha fretta di privatizzare le Ferrovie dello stato e quindi cambia il CdA in toto . Il nuovo presidente si chiama Renato Mazzoncini, ingegnere di nascita bresciana ma di quarti di “Nobiltà” , messo alla guida di ATAF, l’ex municipalizzata dei trasporti fiorentina per guidarne la privatizzazione, realizzata il primo gennaio 2013.

Ora tutta questa mossa è, per lo meno, curiosa: ci permettiamo di far notare alcuni punti.

A) ENA sull’Arno: ormai il numero di fiorentini o di manager che hanno operato nella renziana Firenze è talmente elevato da farci sospettare che la prestigiosa ENA francese, la scuola nazionale di amministrazione che , su base meritocratica, sforna la maggior parte dei dirigenti amministrativi francesi, deve essersi spostata in terra di Tuscia. Altrimenti non ci si spiega un tal numero di nomine di gente che si è sciacquata la lingua in Arno.

B) I ritardi ed i contrasti sul processo di privatizzazione non sono dovuti a isterie del precedente CdA, come vogliono far passare i soliti mass media, ma ad oggettive difficoltà strategiche del processo stesso.  Ferrovie dello Stato è costituita da Trenitalia, i treni ed i servizi,e da RFI, le infrastrutture , cioè la rete ferroviaria e le stazioni.  Ora mentre la prima società potrebbe competere sul mercato  con altre aziende, RFI è destinata, per sua natura, ad operare in una situazione di monopolio. Nello stesso tempo, come si è ben compreso, non è possibile sviluppare un mercato competitivo privato sul trasporto ferroviario finchè una società controlla sia il trasporto sia le infrastrutture, perchè in questo caso i competitori sul trasporto verranno sempre, direttamente o indirettamente, ostacolati, come è avvenuto ad Arena (fallita) , ad Italo, e come avviene a DB, i cui treni non vengono annunciati nelle stazioni. Ora mentre il ministro Padoan voleva una privatizzazione rapida, di FS nel suo complesso, tanto per far cassa di 4 miliardi (ma causando , secondo il Fatto quotidiano, un danno erariale per 7..)  , il ministro dei trasporti Delrio, renziano DOC, era invece propenso ad uno scorporo di RFI e quindi una privatizzazione di trenitalia. Ora non essendo d’accordo neanche i ministri, non era possibile lo si fosse nel Cda. Quindi, per ora FS non si privatizza.

C) Mazzoncini è stato nominato in quella posizione, oltre che per l’evidente renzitudine, anche perchè è stato il privatizzatore della municipalizzata fiorentina dei trasporti  ATAF quando Lui era sindaco. Questa privatizzazione non fu per nulla una passeggiata, ed alle spalle portò alla creazione di comitati cittadini, scioperi, proteste etc, ma la volontà di Renzi era talmente forte che non la fece votare neppure dal consiglio comunale. Inoltre la privatizzazione fu seguita da un vero e proprio “Spacchettamento” della società , che fu praticamente fatta a pezzi fra diverse entità. Il servizio ti trasporto urbano fu acquistato da un consorzio facente riferimento (70%) a …. FS. quindi fu una privatizzazione apparente: il Comune vendeva una società il cui pezzo maggiore veniva acquistato da un altro pezzo dello Stato. Un abile gioco di prestigio, che vede ora premiato l’amministratore dell’epoca con il posto di presidente del CdA della società che lo comprò….  Insomma gira e rigira Mazzoncini e FS si incontrano sempre.

Vedremo cosa succederà alla privatizzazione di FS, se verrà compiuta “Cum grano salis” oppure alla carlona, tanto per fare cassa ed “Ammuina”. Le premesse, per ora, non sono delle migliori.

 


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