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«NOMEN OMEN», il potere che svela i suoi intenti meschini. Una specialità italiana (di Marco Minossi)

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Il potere oppressivo da imporre agli italiani è sempre stato storicamente una grande attrazione, soprattutto per i governanti nord-europei, e . . . per quelli italiani stessi!

E’ il motivo per il quale, nonostante la nostra grande storia da Roma in poi, Umanesimo e Rinascimento compresi, si parla di Italia unita solo dal 1861, con tutte le sofferenze e le contraddizioni di sostanza che ancor oggi ben sappiamo.

L’egemonia nord-europea può essere avallata da una pluralità di esempi, ma a nostro avviso tre sono quelli emblematici.

Il primo, la proclamazione di Carlo Magno a imperatore del Sacro Romano Impero, che riprodusse di fatto la capitale-simbolo Roma ad Acquisgrana (Germania, l’odierna Aachen, con la Cappella Palatina) dopo l’800 d.c. Il secondo, la “scomparsa” di Raffaello Sanzio e del suo mecenate Agostino Chigi (il banchiere che aveva in mano le finanze vaticane) ad una settimana di distanza l’uno dall’altro nell’aprile del 1520, seguita poi da quella del committente Leone X pochi mesi dopo. Morti, queste, di probabile matrice luterana nord-europea, non tanto a seguito dell’avversione verso la Chiesa di Roma, quanto per il fatto che a Raffaello Sanzio il Pontefice aveva affidato nel 1515 l’incarico di Sovraintendente alla riclassificazione e alla tutela delle rovine di Roma antica, progetto ben più ampio rispetto al semplice elemento archeologico, finanziato dal banchiere senese Chigi, come gli affreschi delle Stanze Vaticane.

Come dire: attenzione, grandezze in corso in Italia, pericolo!

Ogni qual volta l’Italia decide infatti di riorganizzarsi nel nome della propria classicità, l’Europa del Nord interviene. Sotto il Fascismo, terzo caso esplicativo, ciò è avvenuto nella forma dell’alleanza prima, e della distruzione poi, da parte ancora della Germania. E poi, al giorno d’oggi, c’è la formula dell’ Unione Europea, che previene alla radice ogni tentativo di recupero dello splendore italico, pur in assenza da decenni di ogni parvenza di (minaccioso) artefice di una siffatta rinascita.

Prendere il potere in Italia è, come sappiamo, relativamente semplice, come ben spiegò Indro Montanelli, con l’efficace metafora secondo la quale la servitù, per gli italiani, è molto più una tentazione alla quale cedere, che non un’oppressione cui ribellarsi.

Ci sono riusciti individui quasi sempre mediocri, ed emarginati dal mondo del lavoro.

Il potere, spesso, ha dei grandi limiti nelle proprie strategie comunicative, che ne svelano gli intenti beffardi verso il popolo. Non si accontenta di dominare, vuole anche deridere.

Nei contenuti, possiamo ad esempio ricordare la situazione economica dell’Italia che venne affidata (con colpo di mano italo-europeo) a Mario Monti. Per mesi ci fu fatto intendere che quattro miliardi di una tassa perversa chiamata IMU avrebbero risolto i problemi finanziari; perversa sì, perché tale tributo ha la duplice caratteristica di risultare pesante per la famiglia media, e praticamente irrilevante per le casse dello stato (in quell’anno 2012 esso andò completamente bruciato per il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena, che sta bussando di nuovo a quattrini freschi anche adesso. Di Alitalia non parliamo neppure).

Oppure, ci sovviene la “problematica” dei sacchettini del banco verdura del supermercato, addebitati in scontrino a due centesimi l’uno. Apriti cielo sì nel popolar sentire, ma grande distrazione verso concomitanti vessazioni ben più consistenti e decisive.

In queste ore abbiamo invece il caso dei bonus INPS percepiti da parlamentari, amministratori pubblici, politici e politicanti, solo perché una legge del governo – il cui presidente del consiglio è peraltro avvocato – lo permette in piena regola. Distrazione di massa, propaganda per votare “sì” alla riduzione del numero dei parlamentari nel prossimo referendum, e motivazione blindata per rendere di fatto burocraticamente impossibile la fruizione popolare degli aiuti futuri, quelli che dovrebbero teoricamente arrivare l’anno prossimo con il Recovery.

Cosa significano le tre apparenti ingenuità sopra richiamate, per citare soltanto tre esempi facilmente rammentabili da chiunque? Indicano palesemente che dietro l’apparente stupidità di talune questioni, sotto l’artefatta sciocchezza di certe decisioni, vi è invece un’attenta strategia per penalizzare ulteriormente i cittadini.

E poi, dopo i contenuti, vi è la forma, vi sono i nomi, e qui il potere si diverte davvero a prendere il popolo per i fondelli.

Di seguito, un elenco solo molto parziale di definizioni che l’assuefazione dei cittadini agli abusi del potere hanno reso correnti e seriose: Salva-Italia, Decreto Dignità, Cura-Italia, Accoglienza. Unico nome plausibile potrebbe essere Decreto Crescita (a meno che poi non prendi una tabella Istat in mano, al che diventa quello che fa più ridere di tutti).

E poi ancora, laddove per Costituzione il ruolo centrale nella nostra Democrazia dovrebbe essere quello del Parlamento, abbiamo imparato ad apprezzare il simpatico e salvifico termine “Governo del Presidente”.

Continuando, ecco alcune denominazioni di leggi elettorali nel paese in cui, quando occorrerebbe democraticamente, non si vota mai, e se si vota si distorcono gli esiti nel formare i governi, o nel destituirli: Mattarellum, Porcellum, Italicum, Rosatellum.

Uno dei metodi per dare la sveglia al popolo risulta quindi, a nostro avviso, quello di esortarlo semplicemente ad aprire orecchie e occhi su ciò che ascolta e che legge: a volte basta quello, ragionare i contenuti è superfluo.

P.S.: Il venerato Raffaello Sanzio, che stiamo celebrando nel mezzo millennio dalla sua morte, perdonerà la brutalità della mia singola partecipazione al tributo. Confido anche che l’apprezzi.

Marco Minossi


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