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Nagasaki: quando l’atomica rase al suolo la città più cristiana del Giappone

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Fungo atomico di Nagasaki

Oggi cade l’anniversario dello sgancio della seconda bomba atomica sul Giappone. La campagna atomica fu decisa da Truman dopo che il Giappone aveva rifiutato le condizioni presentate dagli alleati a Ptsdam a fine luglio, cioè una resa totale. A questo punto, dopo Hiroshima, fu deciso di utilizzare una seconda bomba atomica “Fat Man”, basata su una tecnologia diversa di implosione del materiale fissile disposto a sfera, da cui derivò il nomignolo.

Il 9 agosto 1945, un altro bombardiere americano B-29, il Bock’s Car, partì da Tinian trasportando Fat Man, la bomba a implosione di plutonio. L’obiettivo primario era l’Arsenale di Kokura, ma una volta raggiunto il bersaglio, si accorsero che era coperto da una pesante foschia e da fumo. Il pilota, il maggiore Charles Sweeney, si diresse verso l’obiettivo secondario, la fabbrica di siluri Mitsubishi a Nagasaki. Questa città era, tradizionalmente, il centro cristiano del Giappone. Qui la religione era giunta fin dal XVI secolo con i Gesuiti giunti coi mercanti portoghesi.

La bomba cadde nella stretta valle di Urakami, a nord-ovest del centro di Nagasaki. Esplose a circa 1.600 piedi sopra la cattedrale di Urakami alle 11:02. Delle 286.000 persone che vivevano a Nagasaki al momento dell’esplosione, 74.000 rimasero uccise e altre 75.000 riportarono gravi ferite. I danni furono meno estesi, poiché l’esplosione fu circoscritta dalla valle del fiume e in parte dal fatto che la bomba fu sganciata a circa 3 km dall’obiettivo. La bomba aveva una potenza stimata di 22 chilotoni. Ecco l’immagine della città prima e dopo lo sgancio.

Come a Hiroshima, nell’area vicina all’ipocentro, tutto ciò che era combustibile prese fuoco a causa dell’impulso termico, ma nessuna tempesta di fuoco estensiva inghiottì la città. A Nagasaki, quasi tutto ciò che si trovava nel raggio di mezzo miglio dall’esplosione fu distrutto, comprese le strutture pesanti. Più di un terzo dei 50.000 edifici nell’area bersaglio di Nagasaki furono distrutti o gravemente danneggiati. Anche la Mitsubishi Steel and Arms Works e la Mitsubishi Torpedo Plant furono completamente distrutte. Dopo l’esplosione su Nagasaki iniziò a cadere anche una pioggia nera.

Nel 1950, oltre 140.000 persone erano state uccise come conseguenza diretta del bombardamento atomico. A causa del caos totale dell’epoca e della perdita dei registri della popolazione di entrambe le città, le cifre delle vittime sono approssimative. Molti dei sopravvissuti ai bombardamenti sono rimasti segnati da cheloidi e danni invisibili dovuti all’esposizione alle radiazioni della bomba. Gli studi dimostrano che il cancro, in particolare la leucemia, ha colpito i sopravvissuti più spesso di quanto ci si aspetterebbe.

Questo fu, per fortuna, l’ultimo caso di utilizzo di una bomba atomica su un obiettivo civile. Era previsto lo sgancio di una terza bomba, ma fu cancellato per la resa del Giappone.

 


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