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Misure per il Gas: tanto “Oro alla Patria”, poco o nulla in pratica

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Il governo ad interim ha deciso le misure per cercare di risolvere i problemi relativi alla carenza di gas in Italia a, a seguito del quasi totale taglio delle forniture dalla Russia.

Prima di tutto vorrei sottolineare, per l’ennesima volta, che il tetto sul prezzo del gas russo, di cui anche si parla in Commissione, è inutile. Mosca ha già ridotto al minimo le forniture, chiudendo Nord Stream 2 e riducendo gli invii tramite l’Ucraina verso occidente al minimo. Il tetto è inutile perché, ormai, si applica ad una proporzione minima degli acquisti.

In secondo luogo nella UE si creeranno delle fortissime distorsioni del mercato: l’Ungheria ha concluso un utile contratto con Gazprom per la fornitura, a prezzo fisso, di 5,8 milioni di Mc di gas  al giorno rispetto a quanto precedente concordato già con Mosca. A questo aggiungiamo Portogallo e Spagna che hanno tensioni molto minori perché non interconnesse e dotate di terminali LNG. Aggiungiamo la Norvegia, non parte della UE ma fornitrice a prezzi bassi della Svezia, e abbiamo che il mercato interno non è più uniforme, anzi fortissimamente distorno, al punto da rendere utopiche le politiche europee.

Però veniamo all’Italia: le misure del governo dovevano occuparsi di offerta e di domanda. Si sono ccupate solo di domanda, e di domanda molto parziale. Praticamente solo il settore privato è stato interessato da misure per il contenimento del consumo del gas, con il calo di un grado della temperatura nelle abitazioni e di un’ora di riscaldamento. Al di là delle questioni del controllo, si tratta di interventi minimali. Il gas

Il consumo domestico e dei condomini era nel 2020 il 24% del totale. Sommando parte delle aree commerciali, quelle urbane, non si arriva al 30%. Capite che il calo di un grado è una misura di mobilitazione sociale, ma , dal punto di vista pratico, poco utile. Si chiede la fede d’oro per la Patria, ma non si risolvono i veri problemi di fornitura.

Il maggior ostacolo è costituito dalla generazione elettrica che viene a occupare il 30% del consumo del gas in Italia.

Invece di chiedere l’oro, o il ferro, per la Patria sarebbe stato meglio organizzare rapidamente la riapertura delle centrali a carbone ancora esistenti. In Italia ci sono sette centrali a carbone, di cui una dismessa, ma sarebbe necessario rifornirle di carbone con contratti adeguati (ricordiamo che la UE vuole il bando dal carbone russo dal 7 dicembre) ed arrestare le conversioni. Bisognerebbe riattivare la Montale di La Spezia. Inoltre pensare alla possibilità di valutare una rapida conversione di qualche impianto a gas: so che molti diranno che i tempi sarebbero troppo lunghi, ma il denaro può , almeno in parte, compensare i tempia., Una soluzione almeno da valutare. Speriamo poi in un autunno e inverno piovosi di notte, e soleggiati di giorno, per far funzionare idroelettrico e solare al massimo, ma qui solo chi è più in alto può aiutare.

Quindi il passo successivo sarebbe un taglio al gas destinato all’industria. Alcuni hanno suggerito un sistema di aste inverse, in cui chi ha i diritti di uso può cedere, dietro compenso, gli stessi ad altri. Nel breve potrebbe anche funzionare, perché ci sono settori in cui il calo dei prezzi, legato alla crisi economica, rende meno conveniente proseguire la produzione. Ci sarebbe un po’ di efficienza economica, cosa migliore di un contingentamento tout court.

Comunque, se non si vuole dismettere il sistema industriale e avviarsi a un periodo di povertà, e di decrescita molto infelice e fredda, bisogna lavorare sul lato dell’offerta. vedremo se saranno più forti il freddo e la crisi economica o la convinzione politica pro NATO.  Manco poi totalmente un intervento emergenziale per lo sfruttamento delle risorse energetica nazionali, una mossa veramente autolesionista.

 

 


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