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Micron investirà 600 milioni in Cina, nonostante sia stata messa al bando

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Venerdì il chipmaker americano Micron ha dichiarato che investirà centinaia di milioni di dollari nel suo impianto di produzione high-tech nella città cinese di Xian, nonostante il governo cinese lo abbia messo al bando dalle realizzazioni infrastrutturali, perché avrebbe posto dei rischi alla sicurezza interna, solo tre settimane fa.

Micron ha fatto l’annuncio sull’applicazione di social media WeChat questa mattina. Ha dichiarato che investirà 4,3 miliardi di yuan (603 milioni di dollari) nei prossimi anni per aggiornare le attrezzature di confezionamento e collaudo dei chip nello stabilimento di Xi’an.

L’investimento aderisce al concetto di packaging e testing globale di Micron e migliorerà la flessibilità dell’azienda nella produzione di una varietà di portafogli di prodotti a Xi’an, consentendo a Micron di gestire direttamente le sue attività di packaging e testing.

Il nuovo impianto annunciato questa volta introdurrà una nuova linea di produzione per la fabbricazione di prodotti DRAM,. NAND e SSD mobili per rafforzare le capacità di confezionamento e collaudo esistenti. Micron si sta preparando da tempo al progetto e ha già iniziato le attività di qualificazione per la produzione di DRAM mobile a Xi’an.

Il Presidente e CEO di Micron, Sanjay Mehrotra, ha dichiarato che Micron è “radicata in Cina” da decenni e ha “stabilito un rapporto profondo con i clienti”. Ha aggiunto che questo “progetto di investimento dimostra l’impegno di Micron nei confronti del business cinese e dei membri del team cinese. Un impegno incrollabile”.

Micron ha deciso di investire nella sua fabbrica cinese poche settimane dopo che l’autorità di regolamentazione del cyberspazio del Paese ha dichiarato che avrebbe impedito ai suoi chip di accedere alle “infrastrutture critiche” per problemi di cybersicurezza.

Allo stesso tempo, Micron ha anche avvertito che circa la metà delle sue vendite legate ai clienti con sede in Cina potrebbe essere colpita dall’indagine condotta dal governo cinese, che rappresenta una “percentuale a bassa cifra” del suo fatturato globale, come riporta Bloomberg.

“Micron sta lavorando per mitigare questo impatto nel tempo e si aspetta una maggiore variabilità dei ricavi da un trimestre all’altro”, ha dichiarato la società nel documento. Le azioni di Micron sono scese dell’1,6% alla notizia.

La tecnologia è diventata un campo di battaglia sulla sicurezza nazionale per Washington e Pechino. Gli Stati Uniti hanno inserito nella lista nera le aziende tecnologiche cinesi e hanno limitato l’afflusso di attrezzature per la produzione di semiconduttori avanzati nel Paese per bloccare lo sviluppo dei chip cinesi, mentre l’amministrazione Biden sta potenziando le fabbriche di chip nazionali.

Anche se c’è molta incertezza tra Cina e Stati Uniti, Morgan Stanley ha recentemente dichiarato ai clienti: “La realtà è che un completo disaccoppiamento dell’economia statunitense dalla Cina non è né possibile né auspicabile”.

Perché? Basta dare un’occhiata alla mappa della catena di approvvigionamento qui sotto per capirlo.


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