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Microchip: come 50 anni di teorie aziendalistiche fallaci conducono ad una crisi industriale

La crisi dei chip ha origini lontne, e dipende da una catena logistica e produttiva estesa e troppo fragile.

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Futuristic microchip processor with lights on the blue background. Quantum computer, large data processing, database concept. CPU isometric banner.

La crisi causata dalla scarsità nella fornitura di microchip sta mettendo in difficoltà molte industrie, a partire da quella automobilistica, ed ha anche la propria origine nell’incredibile complessità della logistica in questo settore. Catene logistiche complesse, lunghe, internazionali, sono anche estremamente fragili e facilmente interrompibili da eventi esterni o politici.

Ad esempio, un sensore di immagine di fotocamera prodotto da On Semiconductor viene prima creato con wafer a Taiwan per il confezionamento e il test, quindi viene portato a Singapore per l’archiviazione, quindi in Cina per l’assemblaggio in un’unità fotocamera. L’unità telecamera viene inviata a un fornitore di componenti Hyundai in Corea prima di essere montata sui veicoli Hyundai nelle fabbriche di automobili di tutto il mondo. Dato che molte aziende lavorano “Just in time”, con minime riserve, basta poco per far saltare tutto, compresa la produzione dell’auto. La mancanza di questi sensori ha bloccato le fabbriche Hyundai, Ford, General Motors, e Volkswagen in tutto il mondo.

Questo spiega anche perché sia difficile aumentare la capacità produttiva di questi subcomponenti: non c’è un singolo produttore mondiale, un singolo punto di approvvigionamento, ma tanti passaggi collegati fra di loro. Che devono tutti essere adattati alle maggiori esigenze del mercato e ai nuovi volumi richiesti.

L’unica soluzione è “Decostruire la Supply chain mondiale”, cioè investire, cioè ha fatto Biden negli USA, per internalizzare le diverse fasi del processo produttivo. L’inversione anche di 50 anni di teorie aziendali rivelatesi sbagliate, ma insegnate fine o ieri: ero presente quando neanche tre anni un fa un “Guru” dell’economia  girava  far conferenze in Veneto idealizzando la “Global supply chain” ed affermando che bisognava de localizzare tutto sulla base di fantomatici “Vantaggi competitivi” fragili ed eterei, Ora queste aziende si attaccano alle sue parole.

Per comprendere bene il fenomeno questa infografica di Reuters presenta il problema in modo dettagliato:

Reuters

Quindi , se si vuole evitare una nuova crisi industriale, bisogna ripensare questi passaggi e ricreare poli integrali, magari distribuiti nelle varie aree mondiali, in grado di garantire la certezza della fornitura. Anche perchè l’orizzonte politico si fa sempre più incerto.


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