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Attualità

Mentana chiama peracottaio Oliver Stone. Questa manco il povero Orwell se la sarebbe potuta immaginare.

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E’ un’ottima idea sbufalare i bufalari. Peccato che lo sbufalatore dovrebbe QUANTOMENO essere autorevole nel farlo. Vi ricordo due sue figure da peracottaro clamorose e divertenti. Poi vi parlo delle fake pericolose e serie.

1) Mentana: “Il battaglione Azov non è nazista”. No, no, so regazzi…..

2) Confonde le immagini di un film, Project X, con le immagini in diretta dell’assalto al Campidoglio. (scena imbarazzantissima)

Poi ci sarebbe questa faccenda, molto pesante, e affatto trascurabile:

Open riesce a pubblicare quattro fake news in tre giorni, e su un fatto gravissimo, come la guerra in Ucraina e i delitti compiuti dai soldati sui civili. Panorama, ora de La Verità, elenca le seguenti notizie sbagliate:

  • Il 5 aprile pubblica come vera la notizia di una donna torturata a Gostomel con una svastica incisa sul petto. La notizia era stata pubblicata su Twitter da una deputata ucraina, Lesya Vasylenko, e ripresa dall’entourage di Zelensky. Peccato che poi la testimonianza diretta del giornalista italiano Maurizio Vezzosi e di Patrick Lancaster  riferiscano che il cadavere sia stato trovato a Mariupol e in una situazione meno chiara. Cancellazione del Tweet e rettifica di Open.
  • Nello stesso articolo del 5 aprile è  comparsa un’altra notizia non verificata. Repubblica racconta in un articolo di Brunella Giovara la testimonianza di una donna, Alina, sui suoi vicini di casa: “I grandi sono stati fucilati dai russi. Sono rimasti un bambino e sua sorella, che sono stati violentati a lungo, poi uccisi. I corpi sono stati recuperati, e hanno fatto l’autopsia anche per raccogliere le tracce organiche degli stupratori”. Alina racconta che a una ragazza è  stata disegnata una Z sul ventre. La storia viene dalla pagina Facebook della giornalista Alina Dubovksa, giornalista della testata ucraina Public, che ha postato una notizia di cui ammette di non aver controllato la veridicità: «Non ero un testimone. La storia si basa esclusivamente sulle parole di un mio parente» Un cugino che però non se la sente di testimoniare. La storia scompare perchè non verificabile.
  • Sempre il 5 aprile, giornata sfortunata, Open pubblica un altro articolo. Titolo: «Asanbekovich e l’unità 51460: chi sono il comandante e la brigata accusati del massacro di Bucha». Il sito spiega che gli attivisti di InformNapalm «hanno detto che Asanbekovich, che ha circa 40 anni, fa parte dei buriati, la più grande minoranza etnica di origine mongola della Siberia. Per muovere guerra all’Ucraina l’unità 51460 è partita da Knyaze-Volkonskoye, nel territorio di Khabarovsk, nell’estrema Russia orientale». Viene pubblicata anche la foto del reparto. Peccato che poi, a verifica telefonica dei giornalisti si scopra che la foto è del 2019, ritrae degli allegri coscritti e che ormai quei soldati siano a casa per fine naja.
  • Il  7 aprile non va meglio. Come altri giornali, anche Open denuncia: «La Russia sta usando
    forni crematori per bruciare i corpi di donne e bambini». E specifica qual è la fonte: «A
    dirlo è stata ieri la vicepremier dell’Ucraina Irina Vereshchuck in un intervento a Sky Tg
    24». In questo caso, Open non pubblica immagini. Sui social ucraini, invece, circola la foto
    di un camion aperto sul retro che viene definito un forno crematorio ambulante. «Questo
    è quello che i crimini di guerra russi usano a Mariupol per nascondere i loro crimini. Il
    culmine dell’orrore» twitta il pugile Volodymyr Klitschko. Sulla stessa lunghezza d’onda,
    la pagina ufficiale del ministero della Difesa ucraino: «Hanno distrutto i corpi di centinaia
    di cittadini torturati e assassinati». E, citando il sindaco di Mariupol, aggiunge: «Il mondo
    non ha mai visto una tragedia della scala di Mariupol dai tempi del campi nazisti». Peccato che la foto in questione non sia altro che un fermo immagine di un video del 26 agosto 2013 della ditta Turmalin che produce impianti mobili per la distruzione del materiale biologico. Non ci sono prove oggettive dell’uso di impianti di questo genere. Al massimo si può parlare di voci, non di prove.

    Open distribuisce quattro fake news pesantissime in una settimana, ed è il Fact Checker di Facebook: chi ha dato a questi improvvisati tanto potere?

E per finire, last but not least:

NO, non è VERO!

In questo articolo invece se le canta e se le suona:

“Open, il sito più attendibile in Italia secondo lo studio annuale di NewsGuard”.

Fatevi due conti ed immaginatevi come stan messi gli altri.

https://www.open.online/2021/12/28/open-primo-posto-classifica-newsguard/

Mentana, abbi pietà di noi: almeno taci e lascia perdere Oliver Stone: in confronto a voi è un dilettante. In fatto di bufale ovviamente.

I fuck checkers di Facebook…. si scrive così, giusto?


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