Europa
Meloni nel 2025 sarà la vera leader d’Europa?
Si sta concludendo un anno che ha visto una Giorgia Meloni assoluta protagonista della scena internazionale. Ultimo in ordine di tempo a celebrare la sua crescente influenza sulla scena internazionale, è stato, ad inizio dicembre, l’autorevole rivista europea Politico, che ha consacrato la nostra premier come la persona più influente in Europa.
“Se sei Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo e consigliere chiave del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, il numero da chiamare è quello di Giorgia Meloni. In meno di un decennio, la leader del partito di destra Fratelli d’Italia è passata dall’essere liquidata come una pazza ultranazionalista all’essere eletta primo ministro d’Italia, affermandosi come una figura con cui Bruxelles, e ora Washington, possono fare affari.” ha scritto il più ascoltato e letto giornale dalle alte sfere di Bruxelles.
Ma prima di Politico, altri giornali come New York Times, Financial Times, Economist, Le Figaro, Le Monde, The Times, solo per citarne alcuni, erano stati altrettanto benevoli con la Meloni e la sua postura in politica estera, cosa che la rende agli occhi di molti come il più autorevole forse leader europea. La estrema debolezza di Macron e Scholz ( per non parlare dello spagnolo Sanchez) hanno certamente favorito in questo la premier italiana, che può invece contare su una maggioranza stabile e un governo tra i più stabili in Europa.
Ma la premier italiana ha comunque messo molto di suo per consolidare questa sua leadership ( grazie anche ai preziosi consigli del suo consiglieri, il fidatissimo sottosegretario GiovanBattista Fazzolari), a livello internazionale. La sua postura atlantista e il suo ancoraggio all’europeismo, hanno stupito osservatori e cancellerie europee ed hanno messo in grande imbarazzo chi, come i leader dell’opposizione Schlein e Conte preconizzavano un Italia isolata ( mai previsione forse fu meno azzeccata nella storia repubblicana italiana). Ma nello stesso tempo la premier ha tenuto il punto su molte situazione, che avrebbero potuto vederla più arrendevole e accondiscendente. A cominciare dal vero e proprio capolavoro diplomatico, compiuto con la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della commissione europea, con un portafoglio assai importante ( che ha in gestione la bellezza di 100′ miliardi di euro) e che lo rende uno degli uomini forti della nuova commissione ( malgrado qualcuno continua a considerare tale la Ribeira, molto indebolita in patria dal disastro compiuto nella gestione della tragedia di Valencia).
La nomina dell’ottimo Raffaele Fitto alla commissione, infatti, rappresenta forse l’acme della parabola in politica estera di Meloni ed esalta la sua grande abilità diplomatica ( favorita occorre dirlo anche dalla considerazione che in Europa si è guadagnato Fitto, che è stato da subito fortissimamente voluto dalla Von der Leyen, e difeso a spada tratta dai popolari europei di Weber). La sua astensione in Consiglio a luglio e il voto contrario dei suoi in parlamento in occasione del voto per la presidente, erano sembrati ai più come un azzardo assai rischioso.
Ed invece la premier italiana ha stupito ancora una volta, realizzando un vero capolavoro di diplomazia e di tattica politica. E’ assai probabile che tutto fosse stato calcolato ( qualcuno ha avanzato ipotesi che il voto contrario a Strasburgo fosse in realtà un favore alla presidente per evitare la possibilità di franchi tiratori tra verdi e sinistre)
Ora il 2025 vedrà l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, cosa che probabilmente renderà la Meloni ancora più forte in Europa, sia per i suo rapporto privilegiato con Elon Musk, consigliere del neo presidente americano. Il suo ruolo sembra per forza di cose destinato a crescere, considerando anche come in Germania è probabile una vittoria della Cdu, che aumenterà il peso dei partiti di centro destra ai governi europei. La sua politica sui migranti, che per molti, Von der leyen in testa, è considerata un modello cui ispirarsi non potrà che seguire ancora di più la linea degli accordi con paesi terzi per la gestione dei flussi migratori di irregolari.
Sulla guerra in Ucraina la sua posizione rimane ferma nel sostegno all’Ucraina, ma pronta ad infilarsi in una possibile trattativa messa in piedi dal nuovo presidente americano. Ed è probabile anche che il nostro paese possa giocare un ruolo molto importante al tavolo delle trattative da parte europea. Qualcuno ha già pronosticato che dopo la lunga era della Merkel, ora un altra donna sembra sempre più destinata a prendere il posto di quella che per almeno un decennio è stata considerata la vera leader d’Europa.
Ecco perché il 2025 inizia, per la nostra premier, sotto i migliori auspici almeno a livello internazionale. Difficile immaginare, infatti, che possa profilarsi all’orizzonte in Europa un leader con la stessa autorevolezza dimostrata dalla Meloni in questi due anni. E non può che essere motivo di orgoglio e soddisfazione per tutto il paese, vedere che per una volta un premier italiano non è, come troppo spesso accaduto in passato, subalterno ai leader di Francia e Germania. Anzi.
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