Esteri
IL MEDIO EVO CONTINUA
L’orrore per i fatti che avvengono nel nord dell’Iraq induce ad amare riflessioni. Mentre i Romani, soprattutto per buon senso politico, si fecero notare per la loro tolleranza riguardo ad usi e costumi dei popoli sottomessi, nell’antichità l’intolleranza fu quasi routine. Probabilmente tutto è sempre dipeso dal fatto che – allora come oggi – credendo che la propria religione sia l’unica giusta e vera, la si vuole imporre agli altri, “per il loro bene”. E infatti neanche noi siamo esenti dalla barbarie che oggi pensiamo di rimproverare agli altri. Le esecuzioni di massa per il rifiuto di convertirsi non sono estranee al Cristianesimo. Ne fu protagonista anche quel Carlo Magno che rimane figura eponima dell’Unione Europea.
Le cose non sono molto cambiate in epoche a noi molto più vicine. I governanti comunisti, non appena credevano di correre il pericolo di essere detronizzati dalla volontà popolare, ricorrevano alla dittatura “per continuare a fare il bene del popolo”, e uccidevano gli oppositori.
Pur essendo convinto delle proprie idee, lo scettico concepisce che il prossimo ne abbia altre; il credente invece non si capacita del dissenso e lo attribuisce a un difetto morale: stupidità e pregiudizio, ignoranza e corruzione. Dal 1994 in poi, coloro che votavano per Berlusconi consideravano i loro avversari dei poveri illusi dell’utopia comunista, mentre questi ultimi reputavano coloro che votavano per il Cavaliere degli imbecilli, degli idioti ipnotizzati dalla televisione, dei corrotti comprati, dei delinquenti comuni. La loro Fede era nettamente più forte. Infatti non sognavano di battere Berlusconi politicamente, volevano che fosse chiuso in galera, applaudivano chi gli lanciava in faccia pezzi di marmo e tifavano per il cancro, sperando che l’uccidesse.
E tuttavia qualche progresso c’è stato. Salvo occasionali ricadute all’indietro – pensiamo agli orrori della Guerra Civile spagnola, o alla Germania nazista – i popoli civili, grazie ad una diffusa alfabetizzazione ed a costumi resi più miti dalla prosperità, hanno sterilizzato e ritualizzato i loro contrasti. Il campanilismo si traduce in rumorosi incontri di calcio, anche se quelli che hanno la fede più forte poi vengono alle mani, e in campo politico al massimo si rende il nemico irrilevante, si pensi a Gianfranco Fini. Fra gli Stati si litiga, ma si continua a considerare “impensabile” una guerra.
Purtroppo, il tempo non è passato nello stesso modo per tutti. A partire dall’Umanesimo, l’Europa e le sue propaggini americane hanno a poco a poco ritrovato la cultura e l’arte, e infine inventato la scienza e il progresso. Nel mondo islamico tutto ciò non si è verificato. O per l’avarizia dei luoghi, poco adatti a creare grande ricchezza, o per la tendenza ad abbandonare interamente a Dio il governo della realtà, trascurando anche la scuola, certo è che in maggioranza gli islamici sono rimasti fermi, intellettualmente, a ciò che erano secoli fa. E mentre ancora nell’Ottocento, di fronte ad un’Europa appena un po’ più prospera di loro, i musulmani sono stati tranquilli e tolleranti (con gli ebrei, in particolare, più di quanto lo fossero los Reyes Católicos) dopo la Seconda Guerra Mondiale, in coincidenza col vertiginoso progresso economico occidentale, la loro situazione è divenuta innegabilmente umiliante. L’Occidente Cristiano era forte mentre loro erano deboli, l’Occidente era ricco mentre loro erano poveri, l’Occidente era vincente mentre loro erano perdenti. Ciò ha provocato un’insopportabile frustrazione. Un acido e violento risentimento, molto vicino all’odio, che sarebbe stato lieto di tradursi in vittoria militare al seguito di un nuovo Maometto II. Ma questo era chiaramente impossibile, e allora gli islamici, invece di capire che per secoli erano stati bloccati dalla loro Fede, per ritrovare la loro superiore identità morale si sono aggrappati alla sua purezza del Settimo o dell’Ottavo secolo dopo Cristo. L’Islàm, da sinonimo di tolleranza, è divenuto sinonimo di fanatismo, di terrorismo, di quella strage degli infedeli che vediamo nel cosiddetto Stato Islamico dell’Iraq e del Levante.
Né diverso è ciò che vediamo a Gaza. Gli integralisti di Hamas non assegnano nessun peso alla vita degli infedeli, ché anzi, se sono civili ebrei, è titolo di merito ucciderli. E sempre in nome della Fede non assegnano nessun valore neanche alla vita dei musulmani. Se, per tentare soltanto di uccidere degli ebrei con dei missili, si provoca la reazione di Israele, e dei musulmani muoiono realmente, il prezzo può benissimo essere pagato. Nel loro Medio Evo, il valore della Fede conta molto più della vita dei fedeli.
Questi fanatici ci appaiono incomprensibili perché apparteniamo ad epoche storiche diverse: loro sono fermi a mille anni fa. Ecco perché Obama non ha capito niente del mondo islamico. Insieme a molte anime belle dell’Occidente, crede che per dialogare con tutti basti un interprete.
Gianni Pardo, [email protected]
12 agosto 2014
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.
You must be logged in to post a comment Login