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Il regime comunista cinese: c’è chi lo porta a modello di sovranità?

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C’è qualcuno che pensa che sia una figata che la nostra rete elettrica nazionale sia controllata anche dai mandarini cinesi che se la fanno con il deep state occidentale? (1)

C’è qualcuno che pensa ancora che, ad esempio, criticare il regime comunista cinese, quello stesso che fa gli accordi in segreto con il nostro governo per imporci il 5g strumentale alla moneta digitale mondiale dei Gafam (google, amazon, facebook, apple, msn + visa booking ecc) significhi essere sfegatatamene atlantisti? (2)

C’è qualcuno che non ha capito ancora che la casta dei mandarini cinesi è quella stessa che si è messa d’accordo con i magnati di bilderberg and co occidentali per spartirsi a nostre spese l’usufrutto dell’emissione monetaria, in qualsiasi forma essa sia, bancaria, carta di credito, digitale? E che la via della Seta firmata sopra le nostre spalle da questo governo illegittimo con il governo cinese, è la nuova via della globalizzazione 2.0 che trova in Venezia l’epicentro e il punto di incontro tra via della seta marittima e via della seta terrestre? (Già la guerra in Afghanistan fu fatta per appropriarsi delle servitù di passaggio a vantaggio delle pipelines alla Chevron Unocal Texaco perché raggiungessero il mercato cinese, come scritto qua nel 2009, (3) )

No, perché mi capita ancora di leggere commenti entusiasti di pseudo sedicenti sovranisti “comunisti” che sentono il dovere di tessere le lodi del regime comunista cinese. Di ammirarne il modello economico “vincente”. Da quelli che “la Costituzione è socialista” e che pertanto, tirano in modo disonesto la copertina verso la loro forma mentis, negando pertanto il dialogo intrinseco allo spirito dei padri costituenti e perciò stesso tradendolo.

Cado dalle nuvole. Non è ancora abbastanza chiaro che il comunismo cinese, e che  nessun comunismo, ha mai reso un popolo sovrano ? Semmai il comunismo priva della proprietà privata i cittadini, dando di soppiatto la proprietà fantasmagorica della moneta allo “Stato”! In questo senso si, è vero, il comunismo rende lo stato sovrano (4), ma non uno Stato composto dalla somma dei cittadini, che secondo il diritto romano risponde alla definizione di Societas sunt homines qui ibi sunt.  Se ci pensiamo bene, invece, che cosa è lo Stato oggi se non una scatola vuota che scherma i veri usufruttuari del signoraggio, persone in carne ed ossa? E che nell’eurozona è diventato lo schermo del cartello delle banche dealer che creano moneta nascondendone gli azionisti privilegiati? (5)

E’ vero o non è vero che lo “Stato” non è una persona in carne ed ossa che possa godere delle rendite e dei soldi che stampa? E’ vero o non è vero che a goderne eventualmente sono persone in carne ed ossa, che so io, gli alti dignitari dello Stato e i politici corrotti, la classe degli apparishnik, gli sceicchi del petrodollaro, i mandarini cinesi, il deep state?

Qua mi sa che molti hanno ancora da capire come mai neoliberismo/capitalismo e comunismo abbiano gli stessi effetti deleteri sulla sovranità, monetaria e popolare,  effetti che  derivano direttamente dalla fictio juris della personalità giuridica statale, dal fatto che lo Stato sovrano schiaccia i suoi cittadini esattamente come il cartello bancario che nel neoliberismo controlla la creazione monetaria. Li schiaccia privandoli della proprietà dei mezzi di produzione, in primis la moneta.

Soprattutto se oltre a chi emette, non si cambia cosa si emette, poiché è falso  che la moneta sarebbe un semplice strumento “buono o cattivo, dipende da chi lo usa”.

La moneta non è neutrale, la moneta incide sull’economia, è lapalissiano;  il suo tasso di cambio, il tasso di interesse, la quantità circolante, la velocità di circolazione, la qualità di chi l’accetta, la sua denominazione, ne fanno rilevanti fattori di produzione e di risparmio. La moneta è il principale fattore di produzione. Negarne la proprietà ai cittadini tutti è perverso sia nel neoliberismo sia nel comunismo.

Il suo metodo contabile e geopolitico di emissione, poi, influenza tutti i cicli di bust and boom, inflazione e deflazione, questa instabilità congenita dei sistemi economici presentata come inevitabile, se non necessaria ma del tutto inutile e dannosa.

Il fu Bernard Lietaer, padre dell’ECU e gran specialista di moneta, disse a proposito del cartalismo (in altre parole la Modern Money Theory) che questa dottrina ha ragione, ma “non posso condividerla per un’altra ragione, di tipo sistemico, perché cambia unicamente l’autista (dal cartello delle dealer al monopolio di Stato, NdA) ma non la macchina (la moneta). E non è la soluzione”.

Tecnicamente, diceva, la descrizione monetaria del cartalismo è giusta, corretta, e accademicamente è ineccepibile la descrizione che ne fa nei fatti del funzionamento della moneta, ma, aggiungo, il problema è di chi – cioè quasi tutti – non si sofferma sul fatto che la macchina è difettosa. Ed è difettosa perché non adatta alle salite ripide, alle discese scoscese e alle strade accidentate, ad esempio,  è una macchina che presuppone una strada senza curve e in pianura, senza variazioni meteorologiche o altre variazioni di qualsiasi natura, come è normale incontrarne in qualsiasi viaggio. E che quando incontra queste asperità avvantaggia unicamente l’autista e la sua famiglia ai danni degli altri passeggeri.

In altre parole Bernard Lietaer voleva dire che è inutile cambiare il “chi” emette la moneta – dalla banca allo Stato – se non si cambia il “cosa” e il “come” e che forse sarebbe stato il caso di riflettere e soffermarsi sulla definizione ontologica, contabile, filosofica e paradigmatica dello strumento monetario.

In questo senso il modello economico racchiuso nella Costituzione italiana, quello che sancisce la solidarietà, la cooperazione e l’economia mista, in realtà, sarebbe la strada giusta per arrivare alla sovranità monetaria e alla sovranità popolare. Quando avevamo la Lira ci mancava, oltre allo Stato somma di cittadini-soci, unicamente quell’adeguamento delle scritture contabili che, nate in Italia nel Quattrocento, erano tagliate su una concezione di moneta oro e di cambiale sull’oro com’era all’epoca e non al tipo di moneta fiat che abbiamo oggi. (6)

La cooperazione che comporta il voto capitario, e non censitario della società per azioni, né il voto politico dei rappresentanti che abusano del loro potere, e il reale controllo degli utili di una società, ivi compreso con la distribuzione di beni e servizi – pagamenti in natura – sarebbe un modello ideale per la gestione dei beni pubblici, in comproprietà. Enti pubblici e strumentali, e non S.p.A. sono la forma con cui gestire i beni pubblici, in modo non separato dallo Stato,  com’era prima delle privatizzazioni degli anni novanta. Solo che lo Stato a sua volta dev’essere non già una persona giuridica ma la somma dei suoi cittadini che ne gestiscano, democraticamente, la cassa monetaria, appartenente a tutti i soci cittadini e controllata da essi, attraverso un parlamento popoloso che ci rappresenti il più possibile (onde per cui VOTARE NO al referendum).

Ecco casca l’asino quando c’è ancora chi considera che il comunismo sia la soluzione. Non lo è né il neo liberismo alla Thatcher  (7) né il comunismo, perché entrambi servono la concezione di una moneta fintamente neutrale, non appartenente a nessuno, e sprovvista di rendita. Mentre il primo, o capitalismo, come insegna giustamente Marx, ci porta ineluttabilmente alla costituzione dei monopoli industriali e finanziari, il secondo ci porta al monopolio di  Stato, uno Stato che non è la somma di noi cittadini ma che, alieno e separato da noi, nasconde come le matrioske le mangiatoie degli alti dignitari dello Stato e dei loro clientes.

E casca l’asino perché  se si dice che “il patrimonio dello Stato è di proprietà di tutti i cittadini, si dovrebbe attribuire la titolarità di un patrimonio, il cui godimento è giuridicamente garantito, ad una collettività, ma allora il diritto romano aveva già coniato il termine communio e la comunione è un modo di essere della proprietà privata.” (Auriti, ibidem)

Mentre il comunismo “non è proprietà di cittadino, perché la proprietà di cittadino è, e non può essere altro che proprietà privata”. (Auriti, ibidem)

Negare la proprietà privata sui mezzi di produzione quando il principale mezzo di produzione è la moneta, e la sua accettazione forzosa/forzata, equivale pertanto a negare che la moneta abbia una titolarità, un usufruttuario della sua rendita, un emettitore creatore di tale moneta che per primo, come nella ius primae noctis, se ne avvale per “acquistare” qualcosa di suo gradimento – i titoli sovrani, le commodities, l’obbligazione di tizio ma non di caio con una discrezionalità odiosa ecc –  in altri termini per “mangiarlo” o, come diceva il professor Auriti, per il momento edonistico. Solo che esiste una differenza tra “fagocitare” e “momento edonistico”, la prima presuppone l’annullamento dell’altro in quanto oggetto, mentre il secondo presuppone il normale godimento di una persona su un reale oggetto. Nel primo si strumentalizza anche un umano, nel secondo si usufruisce del frutto del proprio lavoro, meritato.

Questa concezione monetaria mercantile e debitoria, dove la persona è una finzione – una maschera – e la moneta un debito su merce – e poi su debito –  è il fallo della nostra società sia essa liberista sia essa comunista.

Ed è anche  il fallo del potere patriarcale, riserva di caccia per antonomasia del “potere maschile” con cui sin dall’inizio l’uomo si è garantito  il nome della discendenza e pertanto la “proprietà” dei figli e della donna, del suo piacere, del suo momento edonistico inteso nel senso di “mangiare”, fagocitare, e non di sinergia cocreativa. (8)

Ecco perché non sarà né il capitalismo né il comunismo a farci uscire dall’impasse in cui siamo del frame squilibrato di un patriarcato che sta degenerando nel paternalismo di qualsiasi dittatura che utilizza la scusa “per il tuo bene” per controllare, costringere, schiavizzare i capi di bestiame umano, bisognosi di una nomenclatura, tipo codice a barre, e di una persona/maschera fittizia per non usare la violenza su tutti, che sarebbe impossibile. E sta degenerando anche nella confusione indotta dei generi  e tra generi, per trasformarci in trans-umani. Non più capi di bestiame ma cose indefinite – non procreabili – mescolate con la macchina nell’internet delle cose. Organismi geneticamente modificati e pertanto più facilmente patrimonio/capitale di qualcuno.

Questa impasse è provocata dalla richiesta del grande reset voluto dalla punta della piramide non già per uscire dal paradigma del debito ma per potenziarlo e consolidarlo con un upgrade degno di Bretton Woods II del PNAC che ha teorizzato, insieme a Jonathan Soros, il passaggio alla moneta digitale. (9) Che adesso MSN ha brevettato con una crypto che si produce con il mining umano. (10)

Mentre questi immaginano le peggiori diavolerie per imprigionarci ulteriormente, noi dobbiamo esercitarci, nel (poco?) tempo che ci rimane per immaginare tutti insieme l’uscita dall’impasse con una moneta alternativa al debito, che metta l’umano al centro, e che non nasconda nessuno dietro le persone giuridiche, senza mercificare gli umani e conferendo a questo pregiato strumento sociale  le sue lettres de noblesse di simbolo giuridico-econometrico che cimenti una società organica costituita da uomini e non da maschere.

Nforcheri 29/08/2020  

Riferimenti:

(1) Forcheri, Dalla Cina con amore

(2) Forcheri, Dalla pandemia allo Stato digitale mondiale

(3) Forcheri (2009): Perché siamo in Afghanistan: la via della seta

(4) 27/10/2009: Intervista a Marcco Saba: la Cina cresce con il trucco

(5) Giacinto Auriti, Il Valore del diritto

Banche dealer, Forcheri

(6) Forcheri, Cambiare paradigma: dalla moneta debito alla moneta cassa

(7) Forcheri, Siamo nel gioco, fotti o sei fottuto

(8) Forcheri, Cambiare paradigma dal debito congenito alla moneta cassa

(9) Forcheri, Dalla Lira alla Libra, l’inganno globale

(10) Forcheri, Il marchio della bestia è stato brevettato, da Microsoft

 

 

 

 

 

 


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