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Macron in Cina: l’ennesimo buco nell’acqua tra “Diplomazia del Panda” e Deficit Commerciale

Presidente francese torna a mani vuote da Pechino. Xi non molla Putin e il deficit commerciale resta record. L’ennesimo flop della diplomazia dell’Eliseo.

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Emmanuel Macron ci ha riprovato. Nel suo quarto viaggio di stato in Cina, il Presidente francese ha tentato l’ennesima operazione di grandeur diplomatica: convincere Xi Jinping a fare pressione su Vladimir Putin per una tregua in Ucraina, cercando forse di aggirare o anticipare le mosse di Donald Trump. Il risultato? Un fallimento su tutta la linea, condito da accordi minori e dal solito, gigantesco, disavanzo commerciale.

Il tentativo di Macron di ergersi a salvatore dell’ordine mondiale si è scontrato contro il muro di gomma di Pechino. Mentre l‘Eliseo avverte che “stiamo affrontando il rischio della disintegrazione dell’ordine internazionale”, la risposta cinese è stata una doccia fredda di retorica vuota e realpolitik.

La missione impossibile: staccare Xi da Putin

L’obiettivo dichiarato di Macron era chiaro: ottenere da Xi un impegno concreto per spingere Mosca almeno verso una “moratoria sugli attacchi alle infrastrutture critiche”.

“Spero che la Cina si unisca al nostro appello, ai nostri sforzi per raggiungere, il più presto possibile, almeno un cessate il fuoco sotto forma di moratoria sugli attacchi che prendono di mira le infrastrutture critiche”Emmanuel Macron

La realtà, tuttavia, ha raccontato una storia diversa. Xi Jinping non ha concesso nulla. Si è limitato a dichiarazioni di facciata, affermando che la Cina “sostiene tutti gli sforzi che lavorano verso la pace”, ma strizzando l’occhio a Mosca sulle “condizioni insoddisfacenti” dei piani di pace occidentali (inclusi quelli abbozzati dall’entourage di Trump).

Anzi, Xi ha utilizzato un linguaggio che sembra uscito direttamente dai discorsi del Cremlino. Ha parlato di “indipendenza”, “visione strategica” e della necessità di portare avanti la “bandiera del multilateralismo”.

Come nota giustamente Rabobank, quando Xi parla di multilateralismo, non intende l’idealismo delle Nazioni Unite, ma verosimilmente la fine dell’egemonia statunitense a favore di sfere di influenza regionali. Una musica che suona dolcissima alle orecchie di Vladimir Putin, ma sarà molto stonata per Trump e completamente fuori luogo per l’Europa.

Xi Jinping Macron

Il fallimento geopolitico ed economico

Mentre Macron cercava di giocare la carta diplomatica, la realtà sul campo in Ucraina e quella economica tra Europa e Cina mostrano quanto la Francia sia priva di leve negoziali.

  • Sul fronte ucraino: Putin ha respinto le ultime aperture, dichiarando a India Today che o le truppe ucraine lasciano il Donbass o la Russia “libererà questi territori con la forza”. La pace, come sottolineano anche fonti del Cremlino, rimane lontana.

  • Sul fronte economico: Qui il disastro è numerico. L’Unione Europea ha registrato un deficit commerciale con la Cina di oltre 300 miliardi di euro lo scorso anno. La sola Cina rappresenta il 46% del deficit commerciale totale della Francia.

Macron sperava di tornare con concessioni geopolitiche o commerciali. È tornato con 12 accordi minori, tra cui spicca la cooperazione su un nuovo ciclo di “conservazione dei panda” e scambi universitari.

Ecco un riepilogo impietoso della missione francese:

Obiettivo di MacronRisultato Ottenuto
Pressione su Putin per treguaNessuna. Xi conferma l’asse con Mosca.
Riduzione deficit commercialeNessuna. Il surplus cinese resta enorme.
Leadership geopolitica UEFallita. Irrilevanza rispetto all’asse USA-Russia-Cina.
Accordi firmatiConservazione dei Panda e scambi studenti.

Conclusione: La disintegrazione è reale, ma non come crede Macron

Il Presidente francese ha ragione a temere la “disintegrazione dell’ordine internazionale”, ma sembra non accorgersi che i mattoni di questo nuovo ordine vengono posati proprio mentre lui discute di panda. Il tentativo di scavalcare l’amministrazione Trump (e i suoi inviati come Witkoff) affidandosi alla Cina si è rivelato un errore strategico.

Pechino non ha alcun interesse a salvare la faccia all’Europa o a fermare Putin se non alle proprie condizioni. E mentre Parigi affonda nel deficit commerciale, la “sovranità strategica” europea appare sempre più come uno slogan vuoto di fronte alla dura realtà dei rapporti di forza globali. L’Europa conta poco stato per stato, niente se unita.

Domande e Risposte

Perché Macron ha cercato l’appoggio della Cina sulla questione ucraina?

Macron tenta di ritagliarsi un ruolo autonomo rispetto agli Stati Uniti e alla nascente amministrazione Trump.1 Coinvolgere la Cina serviva a dimostrare che l’Europa (e la Francia) possono agire come ago della bilancia, cercando di isolare diplomaticamente la Russia attraverso il suo partner più forte. L’idea era che Pechino, temendo l’instabilità economica, potesse forzare Putin a una tregua.

Qual è la posizione reale della Cina rispetto alla guerra in Ucraina dopo questo incontro?

La Cina mantiene la sua ambiguità strategica, che di fatto favorisce la Russia. Xi Jinping usa parole come “multilateralismo” per indicare un mondo non più a guida americana. Non ha offerto nessuna concessione a Macron, confermando che per Pechino la priorità è contrastare l’egemonia USA, e in questo Putin è un alleato necessario, non un problema da risolvere per far piacere all’Europa.

Quali sono le conseguenze economiche di questa visita per la Francia?

Sostanzialmente nulle, se non negative. Nonostante la retorica, non ci sono stati accordi significativi per riequilibrare la bilancia commerciale. Con un deficit verso la Cina che pesa per quasi la metà del disavanzo estero francese, tornare a casa con accordi sui panda e sull’istruzione evidenzia la debolezza contrattuale di Parigi. La Cina continua a vendere massicciamente in Europa, mentre l’Europa fatica a esportare o a ottenere reciprocità.

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