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MA LA BCE CI É O CI FA ? ANCORA SUL TEMA DEL MANCATO ACQUISTO DEI TITOLI ITALIANI, DAL FINANCIAL TIMES

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Cari amici,

uno dei temi  della scorsa settimana, quando erano in corso le ultime trattative per la formazione del nuovo governo, è stato quello dell’intervento diretto della BCE nel processo politico italiano, avvenuto tramite operazioni di mercato, o meglio l’astensione delle stesse, per ottenre un’esplosione dello spread tale da influenzare in modo più “Europeista” le scelte sul futuro governo.

La BCE ha respinto con fastidio queste ipotesi, eppure l’aumento dello spread, sbandierato dai soliti media, è stato un elemento che ha influenzato veramente le decisioni politiche, e questo è innegabile (da Teleborsa):

 

Ora il comportamento della BCE , come fatto notare perfino dal Financial Times, è stato per lo meno sospetto, sia per le quantità acquistate, sia per la composizione degli acquisti stessi. Del resto salta tutto subito agli occhi:

Il calo generale negli acquisti è stato, letteralmente, verticale. Considerando poi la composizione poi i sospetti non fanno che approfondirsi:

Appare chiaro come il forte incremento degli acquisti della BCE nei titoli tedeschi contemporaneo ad un calo negli acquisti dei titoli italiani, spagnoli e francesi abbia avuto come conseguenza l’esplosione dello spread, perchè da un lato si sono compressi ulteriormente gli interessi sui titoli tedeschi, mentre la scarsità degli acquisti su quelli dei paesi più deboli ne ha fatto aumentare il rendimento. Lo spread, calcolato come differenza fra i relativi rendimenti, non poteva che esplodere.

Ora sono sicuro che le interrogazioni che verranno fatte alla BCE avranno come risposta che il riaggiustamento era necessario per questioni di carattere tecnico, ma si tratta di una NON risposta: possibile che nella BCE nessuno consideri che le loro mosse abbiano un effetto di carattere politico, tanto più che due paesi, Italia e Spagna, si trovavano senza un governo? Dobbiamo credere che nessuno a Francoforte legga i quotidiani europei ?  Se fosse così sarebbe perfino peggio.

Anche Claudio Borghi, intervistato dal FT, ha messo in luce il ruolo attivo, della BCE sulla questione dello spread. Insomma se Draghi è pronto al “Whatever it takes” per difendere l’euro, non è che questo si spinge anche alle distorsioni politiche? Inoltre a questo punto possiamo chiederci se un elemento essenziale della difesa della Democrazia non sia pure la difesa di una Banca Centrale con funzione attiva: se ci si affida ad un operatore esterno puramente tecnico, come la BCE, saremo in balia da un lato della sua tecnicalità, dall’altro dei suoi desideri non democraticamente definiti.

La libertà passa ANCHE, se non SOPRATTUTTO, da una Banca Centrale.

 

 


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