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MA I NUMERI PER ORA PROMUOVONO IL GOVERNO CONTE di Luigi Luccarini.

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Brevi anche questa settimana.

Chi mi segue su @luigiluccarini sa che sono “long” sulla Borsa italiana dal 3 gennaio di quest’anno

.Essere “long” non comporta solo la propensione ad investire su un certo mercato, ma vuol dire abbracciare una visione prospettica positiva sui fondamentali che ne determinano il trend.

Non è come andare a “catturare rimbalzi”, che quasi sempre poi finiscono per generare perdite sanguinose, ma ipotizzare una vera e propria inversione di tendenza di quel mercato, quale in effetti poi si è realizzata.

Ovviamente non solo in Italia, ma in quasi tutto il mondo, a cominciare da Wall Street, che mai come in questo periodo è cinghia di trasmissione di qualsiasi impulso rialzista, su tutti i mercati finanziari.

Ad ogni buon conto la situazione sui principali indici di Borsa si rappresenta così, da quel 3 gennaio ad oggi

e credo non necessiti di troppi commenti.

Però possiamo allargare lo spettro dell’osservazione e verificare cosa è successo dall’1 giugno 2018, giorno dell’insediamento del Governo Conte

Ecco il risultato

Una sorta di “all’inferno e ritorno” che se fa sì che lo S&P 500, l’indice principale della Borsa USA, brilli come l’unico con returnpositivo (+6,84%) promuove al 2° posto il nostro FTSE Mib con una lievissima perdita da allora (-2,41%).

Nonostante lo slowdown, i venti di recessione, la crisi che sembrava (e a molti sembra tuttora) inarrestabile e destinata a travolgerci tutti, e nonostante l’ormai leggendario “macigno” del debito, quello che ci viene rimproverato un giorno si e l’altro pure da Draghi, Lagarde e Moscovici, per non parlare della stampa, di larga parte della politica e da economisti, accademici e non, che vanno per la maggiore su Twitter e altrove.

Tutti pronti a puntare il dito contro il vero dramma della nazione, il BTP, lo “spread” eccetera, ovviamente così finendo per sconsigliare l’investimento nel Titolo di Stato italiano o comunque generando una specie di paura ancestrale in chi volesse acquistarlo.

Quando invece avrebbe fatto benissimo a metterselo in portafoglio, dal momento che da quell’1 giugno il BTP si è dimostrato il miglior investimento al mondo in bonds governativi.

Al netto delle cedole che ha assicurato, certamente superiori allo zero Bund e a quelle di altri titoli.

Anche questo grafico credo non abbia bisogno di troppe spiegazioni per essere compreso.

Meno chiaro può sembrare il motivo per cui si è realizzato questo improvviso risveglio di interesse per gli assets finanziari targati Italia.

Ma anche qui, se uno vuol continuare a dar retta ai numeri e non solo alle proprie convinzioni, per quanto accademiche e rispettabili siano, una spiegazione sembra esserci

E riguarda i numeri dell’attuale rimbalzo del ciclo economico nel nostro paese.

Che si è confermato, anche a febbraio (ultimo dato) tra i più reattivi sul piano della ripresa della produzione industriale.

Certamente in ambito EU

ma anche, con grande sorpresa, rispetto al gigante USA

Ora, chi mi segue con un po’ di attenzione sa che da tempo sostengo che la crisi che ha colpito le economie di quasi tutto il pianeta è stata dovuta ad un eccessivo accumulo di scorte, ed il rallentamento che si è rappresentato nel dato numerico dei GDP al fatto che queste scorte – la cui consistenza è elemento positivo del PIL – da tempo vanno diminuendo, perché in periodi del genere si tende prima di tutto a svuotare i magazzini.

In Italia questo fenomeno (accumulo/decumulo) si è realizzato più che altrove e può servire a far capire il motivo per cui Q3/2018  e Q4/2018 hanno fornito crescita zero o lievemente sottozero

Ora, combinando i dati della produzione industriale con i changes in inventories potrei anche sostenere che in Italia il livello delle scorte si è talmente ridotto al punto che il rimbalzo della prima prelude ad una fase di riaccumulo delle seconde e che, siccome le scorte rappresentato un elemento positivo del PIL, ben difficilmente Q1/2019 GDP presenterà un segno negativo.

Anzi visto che ci sono azzarderei un possibile risultato, un +0,2% che giustificherebbe a posteriori la fiammata del nostro FTSE Mib, visto che è abbastanza risaputo che la Borsa anticipa i rendiconti dell’economia reale.

Ma io non sono un accademico né un economista, per cui è facile che mi sbagli.

Però, per quanto possa interessare, continuo a rimanere “long”.

@luigiluccarini


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