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L’UNIONE BANCARIA SECONDO OLAF SCHOLZ (di Domenico Caruso)

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Riforma del MES e unione bancaria: due argomenti complementari legati da una sottile linea rossa, la stessa che fornisce una chiave di lettura dei recenti avvenimenti politici in Italia e che, al tempo stesso, evidenzia interessi, manovre, intrecci dannosi per il nostro Paese.  

Nella sua recente visita in Italia, Pierre Moscovici ha affermato che la riforma del MES rappresenta un passo avanti verso l’unione bancaria da completare con la creazione della garanzia europea dei depositi da affiancare alla vigilanza unica e al meccanismo di risoluzione per gli istituti di credito in dissesto.

Anche Olaf Scholz ha “aperto” alla possibilità di creare un sistema comune per tutelare i risparmiatori che possiedono fino a 100.000 euro in una banca in fallimento e molti commentatori hanno parlato di un piccolo balzo per l’unione bancaria ma di un balzo gigantesco per un ministro delle Finanze tedesco dal momento che il governo Merkel ha sempre sostenuto di non voler assumere obblighi di garanzia in caso di dissesti bancari per non mettere a carico dei suoi contribuenti fallimenti derivanti da situazioni di rischio che non può controllare direttamente.

Poiché i ministri delle finanze tedeschi non sono scelti né per la loro duttilità né per un sincero spirito europeista è necessario fare molta attenzione alla proposta di Scholz che contiene molti caveat e non è affatto da intendere come una apertura a favore di un sistema di condivisione dei rischi a tutela dei risparmiatori, anzi!

La proposta prevede, infatti, l’intervento in prima battuta dei fondi di tutela nazionali e solo in caso di incapienza  si potrà accedere ai fondi europei ma presi a prestito e questa è già di per sé una incongruenza dal momento che le risorse per rimborsare i depositanti (fino a 100.000 euro),  dovrebbero essere erogate a fondo perduto e non a titolo di prestito.

Un altro punto della proposta di Scholz è la richiesta alle banche di ridurre i crediti deteriorati al di sotto del 5% dei crediti totali con regole più stringenti di quelle attuali che, però, implicherebbero una rapida svalutazione degli asset e la cessione sui mercati secondari dei crediti a prezzi irrisori con effetti negativi sui conti economici e sulle quotazioni delle banche più esposte con gli NPL.

Ma il punto più critico e inaccettabile della proposta di Scholz è quello che prevede l’introduzione di requisiti di capitale per compensare l’eccessiva esposizione delle banche sui titoli del debito sovrano, attualmente considerati a rischio zero, dal momento che le regole di Basilea impongono alle banche requisiti patrimoniali ponderati in base al rischio delle operazioni ma non per gli acquisti di  titoli di Stato. 

Se si introducessero ulteriori obblighi di rafforzamento del patrimonio in relazione allo stock di titoli di Stato posseduti e al rating dell’emittente, le banche italiane sarebbero molto danneggiate dal momento che, possedendo circa 400 miliardi di euro in BTP, l’aumento del fabbisogno di capitale può essere stimato nell’ordine di quasi 6 miliardi di euro che determinerebbe un ulteriore svantaggio competitivo per le nostre banche a favore delle banche nord europee e tedesche in particolare che ancora oggi, nonostante gli accordi di Basilea, utilizzano per la determinazione dei coefficienti patrimoniali modelli interni meno severi delle regole standard utilizzate dagli istituti di credito italiani.

La proposta di Scholz è da rispedire al mittente poichè ispirata dalla convinzione che l’esposizione sul fronte del debito sovrano costituisca un fattore di indebolimento per le banche che sarebbero così esposte ad un rischio sistemico fatale per la costruzione eurocratica.

Il successore di Schauble non arriva a comprendere che qualora fosse accolta la sua proposta ed in caso di crisi dello spread innescata dalla speculazione le stesse banche verrebbero travolte dalla necessità di reperire capitali per far fronte alla svalutazione dei titoli e per compensare l’ulteriore aumento dei rischi.

Da buon ministro delle finanze tedesco, privo di duttilità, Scholz focalizza la propria attenzione sulla riduzione dei rischi altrui (Italia in primis) ma non dei propri: Deutsche Bank e Commerzbank sono in agonia e altre banche tedesche sono state salvate grazie ad interventi pubblici sempre negati alle banche italiane.

Da governatore del Lander di Amburgo, Olaf Scholz ha sprecato 20 miliardi di euro nel tentativo fallito di salvare HSH Nordbank entrata in crisi a causa di crediti deteriorati concessi per finanziare l’acquisto di navi portacontainer e per fare del porto di Amburgo il polo più importante dello shipping  navale.

Diceva De Andrè che la gente dà buoni consigli quando non può dare il cattivo esempio. Olaf Scholz, dopo aver dato il cattivo esempio ora si mette a dare pessimi consigli. E’ la persona meno indicata per fare proposte in materia di banche! 


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