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Analisi e studi

L’Oro: introduzione al metallo prezioso e sua origine storica e geologica

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L’oro è uno dei metalli più preziosi e ricercati nella storia dell’umanità. Fin dall’antichità, l’oro ha avuto un ruolo fondamentale nell’economia, nella politica e nella cultura di molte civiltà. In questo articolo, ripercorriamo la storia dell’oro, a partire dall’uso come gioiello, come moneta, come riserva di valore e industriale. Vedremo anche qual è la quantità di oro prodotta e consumata nel mondo, e quali sono i principali Paesi produttori e consumatori di questo metallo.

L’uso dell’oro come gioiello risale a migliaia di anni fa. Gli antichi egizi, per esempio, usavano l’oro per realizzare maschere funerarie, amuleti e ornamenti per i faraoni e i nobili. L’oro era considerato il metallo del sole, simbolo di potere e immortalità. Anche altre culture, come quella mesopotamica, greca, romana, cinese e indiana, apprezzavano l’oro per la sua bellezza e la sua durata nel tempo.

L’uso dell’oro come moneta inizia intorno al VII secolo a.C., quando i re di Lidia, una regione dell’attuale Turchia, iniziano a coniare le prime monete d’oro. Queste monete avevano un peso e una purezza standardizzati, e facilitavano gli scambi commerciali tra i popoli. Presto, anche altre nazioni adottarono il sistema monetario aureo, basato sul valore dell’oro. Il sistema aureo prevedeva che la quantità di denaro in circolazione in un Paese fosse proporzionale alla quantità di oro posseduta dalla banca centrale. In questo modo, si stabilivano dei cambi fissi tra le diverse monete, dipendenti dal rapporto tra le quantità d’oro sottostanti.

Il sistema aureo raggiunse il suo apice tra il 1870 e il 1914, quando la maggior parte dei Paesi del mondo adottò il cosiddetto gold standard. Il gold standard prevedeva che ogni banca centrale garantisse la convertibilità della propria moneta in oro a un tasso fisso. Il gold standard favoriva la stabilità dei prezzi e il commercio internazionale, ma limitava la capacità delle banche centrali di intervenire sulla politica monetaria e fiscale. Con lo scoppio della prima guerra mondiale, molti Paesi abbandonarono il gold standard per finanziare le spese belliche con la stampa di moneta.

Dopo la fine della guerra, alcuni Paesi tentarono di ristabilire il gold standard, ma con scarso successo. La crisi del 1929 e la grande depressione che ne seguì portarono alla fine definitiva del sistema aureo classico. Negli anni ’30, molti Paesi adottarono il cosiddetto gold exchange standard, che prevedeva che le banche centrali mantenessero le proprie riserve in dollari statunitensi o sterline britanniche, convertibili in oro a un tasso fisso. Gli Stati Uniti divennero così il principale detentore di oro del mondo.

Nel 1944, alla fine della seconda guerra mondiale, si tenne la conferenza di Bretton Woods, in cui si stabilì un nuovo sistema monetario internazionale basato sul dollaro statunitense come valuta di riferimento. Il dollaro era l’unica moneta convertibile in oro a un tasso fisso di 35 dollari per oncia (28 grammi). Le altre monete avevano dei cambi fissi ma regolabili rispetto al dollaro. Il sistema di Bretton Woods durò fino al 1971, quando il presidente statunitense Richard Nixon sospese unilateralmente la convertibilità del dollaro in oro, ponendo fine all’epoca dell’oro come base monetaria.

Da allora, l’oro ha perso il suo ruolo di moneta ufficiale, ma ha continuato ad essere una riserva di valore e un bene rifugio in tempi di crisi economiche e politiche. L’oro è anche largamente usato nel settore industriale, soprattutto nell’elettronica, grazie alle sue proprietà di conduttività e resistenza alla corrosione. Ogni anno, vengono prodotte circa 3.000 tonnellate di oro nel mondo, di cui circa il 50% viene usato per la gioielleria, il 40% per le riserve auree e gli investimenti, e il 10% per l’industria. I principali Paesi produttori di oro sono la Cina, l’Australia, la Russia e gli Stati Uniti. I principali Paesi consumatori di oro sono la Cina, l’India, gli Stati Uniti e la Turchia.

L’oro è quindi un metallo che ha accompagnato la storia dell’umanità per millenni, e che ancora oggi esercita un grande fascino e una grande influenza sull’economia mondiale.

Borse dell’oro fisico

Se siete interessati a investire nell’oro fisico, una delle opzioni che avete è quella di acquistarlo tramite una borsa. Una borsa è un mercato regolamentato dove si scambiano beni e servizi, tra cui metalli preziosi come l’oro. Le borse più note che trattano l’oro fisico sono la London Bullion Market Association (LBMA), la New York Mercantile Exchange (NYMEX) e la Shanghai Gold Exchange (SGE).

Per comprare o vendere l’oro fisico su una borsa, avete bisogno di un intermediario autorizzato, chiamato broker, che vi metta in contatto con gli altri operatori del mercato. Il broker vi farà pagare una commissione per il suo servizio e vi chiederà di aprire un conto presso una banca o una società di custodia che possa conservare il vostro oro.

L’oro fisico che viene scambiato sulle borse è standardizzato in termini di qualità e quantità. Il formato più comune è quello dei lingotti, che pesano circa 12,5 kg e hanno una purezza di almeno il 99,5%. Esistono anche altri formati, come le monete o i piccoli lingotti, ma sono meno diffusi. Shanghai ad esempio ha un servizio di consegna anche per quantità d’oro molto limitate, come barre da 100 o 50 grammi. Chiaramente formati più piccoli permettono un accesso più diffuso del pubblico al mercato dell’oro fisico.

Quando fate un ordine di acquisto o vendita di oro fisico su una borsa, dovete specificare il prezzo che siete disposti a pagare o a ricevere, la quantità che volete scambiare e la data di consegna. La data di consegna è il giorno in cui il vostro oro verrà trasferito dal vostro conto di custodia a quello del vostro compratore o venditore. Di solito, la consegna avviene entro due giorni lavorativi dalla data dell’ordine.

La consegna dell’oro fisico può avvenire in due modi: tramite trasporto fisico o tramite trasferimento elettronico. Nel primo caso, il vostro oro verrà spedito da un magazzino autorizzato a un altro, sotto la supervisione di un ente indipendente che ne certifica la qualità e la quantità. Nel secondo caso, il vostro oro verrà semplicemente registrato sul sistema informatico della borsa come trasferito al vostro compratore o venditore, senza spostamenti fisici.

Entrambi i metodi hanno dei vantaggi e degli svantaggi. Il trasporto fisico vi permette di avere il controllo diretto del vostro oro e di scegliere dove conservarlo, ma comporta dei costi aggiuntivi per il trasporto, l’assicurazione e la sicurezza. Il trasferimento elettronico vi permette di risparmiare sui costi e di velocizzare le operazioni, ma richiede di affidarsi a un terzo che custodisca il vostro oro e che possa garantirne la disponibilità in caso di necessità.

ETF in oro, cioè l’oro di carta

**Cosa sono gli ETF sull’oro fisico?**

Gli ETF (Exchange Traded Funds) sono fondi di investimento che replicano l’andamento di un indice, di una materia prima, di una valuta o di un altro sottostante. Gli ETF sono quotati in borsa e possono essere comprati e venduti come le azioni.

Gli ETF sull’oro fisico sono una tipologia di ETF che investono direttamente nell’oro fisico, cioè in lingotti o monete d’oro conservati in apposite casseforti. Questo significa che gli ETF sull’oro fisico hanno una copertura al 100% del loro valore con l’oro reale.

Gli ETF sull’oro fisico si distinguono dagli ETF sull’oro sintetico, che invece utilizzano strumenti finanziari derivati, come i contratti futures o le opzioni, per replicare il prezzo dell’oro. Gli ETF sull’oro sintetico non detengono oro fisico, ma solo dei contratti che li espongono al rischio di controparte e al rischio di leva.

**Quali sono i vantaggi e gli svantaggi degli ETF sull’oro fisico?**

Investire in un ETF sull’oro fisico ha diversi vantaggi rispetto ad altre modalità di investimento nell’oro, come ad esempio l’acquisto diretto di oro fisico o l’investimento in azioni di società minerarie.

I principali vantaggi degli ETF sull’oro fisico sono:

– Liquidità: gli ETF sull’oro fisico possono essere scambiati facilmente e rapidamente sul mercato secondario, con uno spread bid-ask molto basso. Inoltre, gli ETF sull’oro fisico hanno una capitalizzazione elevata e un volume di scambi consistente, che ne garantisce la liquidità anche in periodi di alta volatilità.
– Sicurezza: gli ETF sull’oro fisico offrono una maggiore sicurezza rispetto all’acquisto diretto di oro fisico, in quanto eliminano i costi e i rischi legati alla custodia, al trasporto e all’assicurazione dell’oro. Inoltre, gli ETF sull’oro fisico sono soggetti a rigorosi controlli da parte delle autorità di vigilanza e degli auditor indipendenti, che ne verificano la qualità e la quantità dell’oro detenuto.
– Diversificazione: gli ETF sull’oro fisico permettono di diversificare il proprio portafoglio con un bene che ha una bassa correlazione con gli altri asset finanziari, come le azioni o le obbligazioni. L’oro, infatti, è considerato un bene rifugio che tende a mantenere il suo valore in periodi di crisi economica, politica o sociale.
– Efficienza: gli ETF sull’oro fisico hanno dei costi di gestione molto bassi rispetto ad altri fondi di investimento. Inoltre, gli ETF sull’oro fisico hanno una fiscalità vantaggiosa in Italia, in quanto sono esenti da imposte sulle plusvalenze se detenuti per almeno 7 anni.

Tuttavia, investire in un ETF sull’oro fisico presenta anche alcuni svantaggi, tra cui:

– Rischio di mercato: gli ETF sull’oro fisico sono esposti alle fluttuazioni del prezzo dell’oro sul mercato internazionale, che dipende da diversi fattori, come la domanda e l’offerta, le aspettative inflazionistiche, il tasso di cambio del dollaro USA, le tensioni geopolitiche e le politiche monetarie delle banche centrali. Il prezzo dell’oro può quindi subire delle variazioni significative nel breve e nel lungo termine.
– Rischio di cambio: gli ETF sull’oro fisico sono denominati in dollari USA, che è la valuta di riferimento per il commercio dell’oro. Questo significa che gli investitori italiani sono esposti al rischio di cambio tra il dollaro USA e l’euro, che può influire negativamente o positivamente sul rendimento dell’investimento.
– Rischio di controparte: gli ETF sull’oro fisico sono emessi da società finanziarie che fungono da controparte dell’investitore. Questo significa che, in caso di insolvenza o fallimento della società emittente, l’investitore potrebbe perdere il valore del suo investimento o subire dei ritardi nel rimborso. Per ridurre questo rischio, gli ETF sull’oro fisico sono solitamente garantiti da un trustee indipendente che ha il compito di tutelare gli interessi degli investitori.

L’origine cosmica dell’oro

L’oro è un elemento chimico con il simbolo Au e il numero atomico 79. Si tratta di un metallo nobile, molto duttile e resistente alla corrosione, che ha un colore giallo brillante. L’oro è uno dei metalli più pesanti che esistono in natura, e la sua origine è legata a fenomeni cosmici estremi, come le esplosioni di supernove o le collisioni tra stelle di neutroni. Questi eventi producono temperature di miliardi di gradi, capaci di fondere le particelle circostanti e di creare nuovi elementi pesanti, tra cui l’oro. L’oro così formato viene poi disperso nello spazio sotto forma di polvere stellare, che può aggregarsi in seguito a formare pianeti o asteroidi.

La formazione dei giacimenti d’oro sulla Terra

La Terra si è formata circa 4,5 miliardi di anni fa dalla condensazione di una parte della polvere stellare presente nella nebulosa solare. In questo processo, una parte dell’oro presente nella polvere è stata inglobata nel nucleo terrestre, dove si trova ancora oggi. Tuttavia, una parte dell’oro è rimasta nella crosta terrestre o nel mantello, grazie all’impatto di numerosi asteroidi che hanno colpito il nostro pianeta nei primi miliardi di anni della sua storia. Questi asteroidi hanno portato con sé ulteriori quantità di oro e altri metalli, che si sono mescolati con le rocce terrestri.

I giacimenti d’oro sulla Terra si possono classificare in due tipi principali: i giacimenti primari e i giacimenti secondari. I giacimenti primari sono quelli in cui l’oro si trova ancora nelle rocce originali in cui si è formato o in cui è stato trasportato dagli asteroidi. Queste rocce possono essere di tipo igneo (formate dal raffreddamento del magma) o metamorfico (formate dalla trasformazione di altre rocce sotto l’effetto di pressione e temperatura). I giacimenti primari sono spesso associati a minerali come il quarzo, la pirite, la calcopirite, la galena, la pirrotite o l’arsenopirite, che possono contenere tracce o granelli di oro. I giacimenti secondari sono quelli in cui l’oro si trova sotto forma di pepite o pagliuzze libere, separate dalle rocce originali a causa dell’erosione provocata dall’acqua o dal vento. Queste particelle d’oro possono essere trasportate dai fiumi o dai ghiacciai e depositarsi in zone dove il flusso dell’acqua rallenta o cambia direzione, formando i cosiddetti placers o depositi alluvionali.

L’estrazione dell’oro nell’antichità

L’uomo ha scoperto l’esistenza dell’oro fin dalla preistoria, ed è stato probabilmente il primo metallo ad essere utilizzato per creare monili e gioielli. Le prime testimonianze dell’utilizzo dell’oro risalgono al Paleolitico superiore (circa 40.000 anni fa), quando venivano realizzati piccoli oggetti d’ornamento con l’oro nativo (cioè puro al 100%) trovato nei placers fluviali. Le prime civiltà che hanno sviluppato una vera e propria arte orafa sono state quelle della Mesopotamia, dell’Egitto, della Cina e delle Americhe. Queste civiltà utilizzavano diverse tecniche per lavorare l’oro, come la fusione, la battitura, la filigrana, la granulazione, l’incastonatura, la saldatura, la doratura e lo smalto. L’oro era considerato un simbolo di potere, di ricchezza e di divinità, ed era usato per adornare templi, tombe, statue, corone, gioielli e monete.

L’antica Roma fu una delle maggiori consumatrici di oro della storia. I Romani erano infatti famosi per il loro lusso e la loro opulenza, e usavano l’oro per realizzare oggetti di ogni tipo, dal mobilio agli utensili, dalle armi agli abiti. L’oro era anche il principale mezzo di pagamento e di scambio commerciale tra i vari popoli del mondo antico. Per soddisfare la loro sete d’oro, i Romani dovettero cercare nuove fonti di approvvigionamento, sia all’interno che all’esterno dei confini dell’impero. I Romani ereditarono dalle civiltà precedenti le conoscenze e le tecniche per l’estrazione dell’oro dai giacimenti primari e secondari. Per i giacimenti primari, i Romani usavano scavare gallerie nelle rocce o costruire pozzi verticali, da cui estraevano il minerale grezzo con l’aiuto di carriole o di cesti. Il minerale veniva poi frantumato in pezzi più piccoli con dei martelli o dei piloni, e poi lavato in apposite vasche per separare l’oro dagli altri minerali. Per i giacimenti secondari, i Romani usavano invece deviare il corso dei fiumi o delle sorgenti con delle dighe o dei canali, in modo da esporre il letto fluviale ricco di oro. L’oro veniva poi raccolto con delle pale o delle setaccie, o con dei vasi di terracotta forati sul fondo (chiamati dolia) che venivano immersi nell’acqua e poi sollevati.

I principali giacimenti d’oro sfruttati dai Romani si trovavano in Spagna (soprattutto nella regione dell’Asturia), in Gallia (soprattutto nella regione dell’Aquitania), in Dacia (l’attuale Romania), in Egitto (soprattutto nella regione del Nubia) e in Africa (soprattutto nella regione del Sudan). I Romani importavano anche oro dalle regioni orientali dell’impero, come l’Arabia, l’India e la Cina, dove l’oro era scambiato con seta, spezie e pietre preziose. Si stima che nel periodo di massimo splendore dell’impero romano (tra il I e il II secolo d.C.), la produzione annuale d’oro fosse di circa 200 tonnellate.

L’estrazione dell’oro oggi

L’estrazione dell’oro oggi è un’attività molto diversa da quella dell’antichità. Le tecniche moderne sono molto più sofisticate e avanzate, ma anche molto più impattanti sull’ambiente e sulla salute delle persone. Le principali sfide che si pongono oggi sono infatti quelle di trovare nuovi giacimenti d’oro in zone remote o profonde della Terra, di ridurre i costi e i tempi di estrazione e di trattamento del minerale, di minimizzare gli sprechi e le emissioni nocive, e di garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti dei lavoratori.

Le tecniche moderne per l’estrazione dell’oro si possono dividere in due categorie: le tecniche meccaniche e le tecniche chimiche. Le tecniche meccaniche sono quelle che si basano sullo sfruttamento della forza di gravità o della pressione idraulica per separare l’oro dalle rocce o dalla sabbia. Queste tecniche sono simili a quelle usate nell’antichità, ma sono state migliorate con l’utilizzo di macchinari più potenti e precisi, come le draghe, le pale meccaniche, i frantumatori, i mulini a sfere, i concentratori centrifughi o i separatori magnetici. Le tecniche chimiche sono quelle che si basano sull’utilizzo di sostanze chimiche che si combinano all’oro permettendo di distinguerlo e separarlo dagli altri componenti dei vari minerali. Successivamente questi solventi particolari vengono a loro volta separati, lasciando l’oro alla sua purezza.

Ecco dove si trovano le 10 maggiori miniere al mondo.


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