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L’ONU forniva i nomi dei dissidenti cinesi direttamente a Pechino!

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Contrariamente alle smentite delle Nazioni Unite, i funzionari delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno fornito i nomi dei dissidenti cinesi al regime comunista di Pechino prima che quegli attivisti potessero testimoniare a Ginevra contro gli abusi del Partito comunista cinese, secondo una serie di email riportate da The Epoch Times.

In effetti, dai documenti trapelati risulta che la pratica di consegnare i nomi dei dissidenti cinesi alla dittatura era diventata ormai  una “pratica abituale” da tutte le parti coinvolte. L’informatore all’interno dell’ONU ha detto a The Epoch Times che continua ancora oggi, nonostante le smentite delle Nazioni Unite.

Le autorità comuniste cinesi hanno utilizzato i nomi ricevuti dall’ONU per impedire ai dissidenti di lasciare la Cina. Almeno un dissidente identificato dall’ONU e detenuto dal PCC prima di partire per Ginevra, Cao Shunli, è morto durante la detenzione.

Se un dissidente fosse già fuggito all’estero allora i dirigenti del PCC rapivano i intimidivano i parenti in modo da obbligare l’informatore a ritrattare, A raccogliere le informazioni e a farle trapelare fuori dal Palazzo di vetro è stata l’ttivista per i diritti umani, e dipendente ONU; Emma Reilly, che ha fornito i documenti e confermato tutto in un’intervista radiofonica.

Quindi le Nazioni Unite avrebbero consegnato ai carnefici le persone che avrebbero dovuto testimoniare contro Pechino. Come fa a sapere queste cose Emma Reilly? Semplicemente perchè era il suo capo che mandava queste informazioni. Cosa è successo a questa persona quando queste informazioni sono trapelate? È stata promossa. 

Emma Reilly ha le email ed i documenti regali che provano questo comportamento da parte dell’ONU!

 

I critici del regime i cui nomi sono stati consegnati dalle Nazioni Unite includevano attivisti preoccupati per il Tibet, Hong Kong e la minoranza islamica uigura nella Cina occidentale, tutti presi di mira dal PCC per vari motivi.

Nel febbraio del 2020, The Epoch Times ha riferito dello scandalo e della ritorsione subita da Reilly per aver tentato di smascherare e fermare la pratica. Il caso di Reilly all’ONU è in corso. Rimane impiegata lì, ma è sotto “indagine” per aver reso noto questi fatti incredibili.

Importanti organizzazioni per i diritti umani in tutto il mondo hanno criticato la pratica delle Nazioni Unite per mettere in pericolo la vita dei dissidenti e delle loro famiglie.

Nei commenti a The Epoch Times, Reilly lo ha descritto come “criminale” e ha persino sostenuto che ha reso l’ONU “complice del genocidio”.

 


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