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Lo Yuan digitale? Un flop. Ecco spiegata la repressione cinese contro le valute virtuali

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Secondo Bloomberg che ha intervistato gli utenti della valuta digitale cinese, questi hanno mostrato scarso interesse a passare dai sistemi di pagamento mobile gestiti da Ant Group e Tencent, che hanno già sostituito il contante in gran parte del paese, al cosiddetto “Digital Yuan”, che può essere tracciato, programmato e che può avere una data di scadenza.

“Non sono affatto entusiasta”, ha detto Patricia Chen, una ragazza di 36 anni che lavora nel settore delle telecomunicazioni ed  che è stata una  delle oltre 500.000 persone a Shenzhen  che lo hanno testato.

Le tiepide risposte dei sette partecipanti al grande esperimento monetario cinese sottolineano la sfida che deve affrontare il governo del presidente Xi poiché pone le basi per l’adozione in patria e all’estero. E, come osserva Bloomberg, anche se le autorità alla fine possono convincere – o piuttosto costringono – i propri cittadini ad abbracciare lo yuan digitale, non possono fare lo stesso per le imprese internazionali e gli investitori retail. Sinceramente, voi vi fidereste di una valuta in mano al PCC?

Secondo Zennon Kapron, amministratore delegato della società di consulenza Kapronasia con sede a Singapore, solo il 3% dei pagamenti globali passa attraverso lo Yuan proprio per la presenza del “Grande firewall” cinese e dei controlli del PCC, per cui al massimo l quota del digital Yuan non supererà, in caso di successo l’1%.

“L’impatto globale sarà molto piccolo”, salvo cambiamenti strutturali all’economia e al sistema finanziario cinese, ha affermato Kapron, autore di “Chomping at the Bitcoin: The Past, Present and Future of Bitcoin in China”.

Molti pensano che Xi Jinping abbia puntato sullo Yuan digitale proprio per diminuire la dipendenza della Cina dal dollaro, ma, in questi caso , pare che abbia fatto un bel flop. Non si può garantire libertà e controllabilità nello stesso tempo.

Come riferisce Bloomberg, Zhu Jun, capo del dipartimento internazionale della banca centrale, ha dichiarato in un articolo il mese scorso che la Cina si trova di fronte a una “finestra importante” per promuovere l’uso globale dello Yuan, promuovendo così il  disaccoppiamento USA-Cina e lo Yuan digitale doveva essere proprio la punta di lancia di questa strategia che si è rivelata fallimentare.

Il PCC, come Giuseppe Conte, non può accettare che gli presentino il conto di un fallimento, per cui la reazione è stata quella di attaccare gli strumenti digitali di pagamento che possono sostituire e dar fastidio alla Yuan internazionalmente. Quindi è partito l’attacco alla valute virtuali non tanto in Cina, dove già erano  al limite dell tolleranza, quanto ad Hong Kong e, soprattutto, nella comunicazione. Ovviamente è velleitario che chi apprezza l’anarchica libertà delle valute virtuali si converta a quanto di più controllato e antidemocratico si possa pensare, cioè lo Yuan digitale, ma per capire la libertà bisogna assaggiarla.


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