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Litio e metalli per batterie? Rischiamo di passare dal boom al crash
Nel 2021 e nel 2022 sono stati anni record per litio, cobalto e nichel, metalli essenziali nella produzione delle batterie delle auto elettriche e degli accumulatori. Però potremmo essere alla vigilia di un forte calo delle loro quotazioni.
Gli analisti di Goldman Nicholas Snowdon e Aditi Rai hanno scritto in una nota nel fine settimana: “Gli investitori sono pienamente consapevoli che i metalli delle batterie giocheranno un ruolo cruciale nell’economia globale del XXI secolo. Tuttavia, nonostante il profilo esponenziale della domanda, riteniamo che il mercato “toro” dei metalli per batterie sia per ora finito“. Alla base della fine dei rialzi potrebbe essere un eccesso di offerta.
Secondo gli analisti, c’è stata “un’impennata del capitale degli investitori in investimenti nell’offerta legati alla storia della domanda EV a lungo termine, scambiando essenzialmente una commodity a pronti come un’azione orientata al futuro“. “Questo errore di valutazione fondamentale ha a sua volta generato una risposta dell’offerta fuori misura, ben prima dell’andamento della domanda“.
Secondo il report, Goldman prevede una “forte correzione” dei prezzi del litio. L’azienda prevede che quest’anno la media del litio sarà inferiore a 54.000 dollari per tonnellata e che il cobalto scenderà a 59.500 dollari per tonnellata. Per dare un’idea a fine maggio il prezzo sulla borsa merci di Londra era pari a 76.000 a fine maggio. Un calo atteso di oltre il 20%.
La banca ha concluso che: “Questa fase di eccesso di offerta finirà per gettare i semi del superciclo dei materiali per batterie nella seconda metà di questo decennio. A quel punto l’aumento della domanda supererà in modo più sostenibile l’attuale crescita dell’offerta”. Esattamente come accade nel mercato del petrolio, dove prezzi alti provocano eccessi di investimento da un lato pongono le basi per successive riduzioni dei prezzi, dall’altro distruggono la domanda con i prezzi eccessivi, attivando una ricerca di eventuali succedanei.
Questa primavera i produttori cinesi di veicoli elettrici erano alle prese con il continuo aumento dei costi di tutti i materiali di partenza. Una crisi che aveva preso il posto di quella, precedentemente presente, dei semiconduttori. L’auto elettrica appare in questo momento molto fragile, dal punto di vista dei costi.
Anche se alcuni componenti sono diventati indisponibili, le materie prime per altri componenti sono salite alle stelle. Anche il Cobalto, il palladio e l’alluminio sono a prezzi altissimi.
Parlando di casi specifici, l’aumento dei prezzi è probabilmente dovuto al fatto che il 40% della produzione di palladio proviene dalla Russia, ha osservato Nikkei la scorsa settimana. Questo ha costretto le case automobilistiche a rinunciare agli acquisti dalla Russia e a cercare fonti alternative, ma queste, una volta attivate, si sommano a quelle precedenti e il tutto si tramuta in un eccesso di offerta. Alla fine è solo una questione di tempo.
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