Attualità
L’Italia è un paese in emergenza cronica
Terremoti, alluvioni, frane, inondazioni, crolli in Italia sono tanto frequenti quanto apparentemente inaspettati e sottovalutati dalla politica.
Il problema nasce dal fatto che per realizzare le opere necessarie alla manutenzione ed alla messa in sicurezza del paese occorrono ampie risorse monetarie che l’Italia, vincolata come è al rispetto dei parametri economici dell’UE, è in grado di reperire in modo disorganico, limitato e solo attraverso la realizzazione di nuovo debito pubblico.
Il territorio marchigiano non fa eccezione alla lunga serie di eventi naturali che hanno sconvolto la vita di interi abitati, paesi, città e complessi industriali ed artigianali. Nello specifico, la recente alluvione che ha interessato la zona di Senigallia ed il terremoto del 2016 hanno ancora una volta evidenziato come la mancanza di manutenzione dei bacini idrografici e le sbagliate tecniche di costruzione e manutenzione degli edifici, hanno amplificato l’effetto distruttivo degli eventi naturali stessi.
Oltre al danno subito però, anche la beffa è in agguato per gli abitanti di questi territori: ricostruzione lenta, pochi fondi resi disponibili e burocrazia asfissiante.
Dal rapporto sulla ricostruzione post-sisma del 2016 ad esempio, sappiamo che a fronte di circa 10 miliardi stanziati per la ricostruzione privata, ad oggi ne sono stati spesi solo la metà, mentre per la ricostruzione pubblica la cifra stanziata è paria a 4,4 miliardi di euro; la conseguenza di questa situazione è che la piena ricostruzione è ancora lontana, i ritardi sono notevoli e le popolazioni continuano a vivere in condizioni di precarietà. https://sisma2016.gov.it/wp-content/uploads/2023/01/Rapporto-di-fine-mandato_DEFINITIVO.pdf
La situazione potrebbe migliorare sostanzialmente se alle misure già stanziate, alle modifiche normative atte a snellire i procedimenti varati da questo Governo, si affiancassero strumenti in grado di mettere a disposizione molte più risorse, una velocizzazione degli interventi, ed il tutto senza inoltre aumentare di un solo euro il debito pubblico.
E’ davvero possibile avere in tempi brevi uno strumento in grado di fornire le risorse economiche necessarie, senza fare nuovo debito e velocizzare le opere di ricostruzione?
La risposta è SI e lo strumento c’è già.
Nel Decreto Legge n.11 del 2023 che cancellava il credito d’imposta cedibile per il Superbonus 110%, è stata inserita una deroga, all’articolo 2 comma 3-quater, che lascia questo strumento per gli interventi su immobili “danneggiati dagli eventi sismici” e “danneggiati dagli eventi meteorologici verificatisi a partire dal 15 settembre 2022 … situati nei territori della regione Marche”.
Il Governo, quindi, ha deciso di seguitare a concedere un credito d’imposta cedibile ai terremotati e agli alluvionati delle Marche per consentire il pagamento dei lavori necessari. Adesso bisogna spingere per allargare questa misura anche agli alluvionati dell’Emilia-Romagna, ma intanto facciamo conoscere questa possibilità a chi ce l’ha già, perché pochi la conoscono.
Certamente sarebbe meglio migliorare le caratteristiche dei crediti d’imposta concessi, in modo da eliminare tutte le complessità introdotte dal Governo Mario Draghi al solo scopo di impedirne la circolazione. Una volta verificato che il soggetto ha diritto ad avere questo rimborso con documentazione tecnica appropriata ed esaustiva, il credito d’imposta deve poter circolare liberamente ed avere la garanzia che non venga mai perso. Altrimenti al danno si aggiunge la beffa.
La nuova versione del Manuale del Deficit e del Debito Pubblico MGDD 2022, curata da Eurostat, ha chiarito che se si riduce la sua “perdibilità”, il credito d’imposta diventa “pagabile” comunque anche se “non rimborsabile”. Quindi visto che comunque viene considerato “pagabile” secondo la definizione del Regolamento n.549/2013 (SEC 2013), allora tanto vale renderlo ancora più certo e sicuro. Utilizzando tutte le caratteristiche introdotte previste nel nuovo MGDD, il credito d’imposta può essere cedibile verso tutti infinite volte, riportabile agli anni successivi senza mai scadere ed utilizzabile per compensare qualsiasi debito verso lo Stato, magari in una unica rata dopo 2 o 3 anni, perché è un tempo sufficiente a generare l’aumento di gettito fiscale per i lavori eseguiti.
Vediamo ora, secondo il Regolamento n.549/2013 (SEC 2013), quale trattamento contabile è previsto nel bilancio dello Stato, per il credito d’imposta “pagabile” :
– deve essere considerato una spesa quando viene emesso, aumentando il deficit, ma non dovendo mai essere “pagata”, non genera alcuna uscita di cassa;
– non rientra nel calcolo del debito pubblico, che per l’Italia è il problema maggiore, perché non genera mai alcuna obbligazione finanziaria presente o futura, ma solo una riduzione del gettito fiscale dopo 2/3 anni, compensato da maggiori entrate fiscali nei primi 2 anni.
In pratica lo Stato fornisce ai cittadini delle Marche, e speriamo anche dell’Emilia-Romagna, uno strumento di pagamento accettato da tutti e cambiabile in euro sia da banche ed istituzioni finanziarie, che da imprese con capienza fiscale adeguata.
Uno strumento di pagamento che per lo Stato non implica alcuna uscita di cassa ed alcun aumento del debito pubblico, ma solo una anticipazione del mancato gettito futuro che ci sarà comunque se non si interviene lasciando i territori in condizioni di semi-abbandono. Si tratta quindi una misura conveniente per lo Stato e sicuramente risolutiva e veloce sia per la popolazione che per le imprese interessate.
Una descrizione più estesa della proposta, si trova in questo documento scaricabile da questo link: https://drive.google.com/file/d/12hSWNkGUfq0Sxo3mDyJiUMbA2tjrWRlv/view?usp=sharing
Questa nostra proposta è quindi rivolta sia al Governo, ma soprattutto ai Sindaci di tutti i Comuni delle Marche e dell’Emilia-Romagna interessati.
Fabio Conditi e Stefano Di Francesco
rispettivamente Presidente e Vice-Presidente dell’associazione Moneta Positiva
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