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L’INFLUENZA SPAGNOLA: un secolo fa la pandemia che fece tremare mondo

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Nel momento il cui il Covid-19 semina panico nel mondo, con un po’ di calma, forse è meglio guardare a quello che è successo un secolo fa con l’ultima pandemia che fece veramente paura all’uomo: l’influenza spagnola. Ne parliamo dal punto di vista storico, unico elemento da cui possiamo imparare.

IL MORBO. si trattava di una forma influenzale del ceppo H1N1 dalla rapidissima diffusione. Il nome “Spagnola” non deve trarre in inganno: l’origine fu probabilmente cinese, di un’area fra Pechino e la Grande Muraglia dove, nel 1917, si registrò un’epidemia di influenza con sintomi simili alla spagnola. Si diffuse con i12 milioni di lavoratori cinesi che furono assunti e spostati in Canada e Regno Unito per svolgere attività che i soldati, al fronte, non potevano più compiere.  In realtà questo primo evento epidemico non fu particolarmente grave. L’epidemia si diffuse con ondate di mortalità diversa. Il nome “Spagnola” fu dovuto al fatto che, per la censura che vigeva in tempo di guerra, era vietato parlare dell’epidemia nei paesi belligeranti, ma non su quello che accadeva in Spagna, paese neutrale. Quindi a tutti sembrò  che l’epidemia  fosse limitata alla Spagna. Se pensate che questo virus fosse seppellito nella storia nel 2009 vi è stata la diffusione di un virus H1N1 lontano parente di quello del 1918. Negli anni 90 del secolo scorso l’esumazione di “Lucy”, una ragazza inuit morta in Alaska per il virus, ha permesso il sequenziamento completo del patrimonio genetico, mostrando come si  fosse trattato di un virus aviario passato ai mammiferi poco prima del 1918.

GLI EFFETTI: in 3 anni, dalla fine del 1917 al 1920, l’influenza spagnola colpi, in tre diverse ondate, un terzo della popolazione terrestre. Le morti complessive sono calcolate fra i 20 e gli 80 milioni, molto più dei morti in entrambe le guerre mondiali, con la stima del CDC  americano che si piazza sui 50 milioni. In Italia circa 600 mila, come i morti nella Grande Guerra. Praticamente tutte le comunità ne  furono colpite, nonostante alcune ponessero delle limitazioni e quarantene fortissime. Solo piccoli territori ne furono immuni,come le Samoa americane, mentre le Samoa videro la popolazione ridursi di un quinto. Anche l’Australia, che impose una stretta quarantena, ne fu colpita.  La mortalità fu più alta nei bambini sotto i 5 anni, negli uomini fra i 20 ed i 40, e meglio uomini oltre i 65 anni, che all’epoca erano considerati molto anziani. Il fatto che gli uomini fra i 40 ed i 65 avessero una minore mortalità non è mai stato ben spiegato: è possibile che le influenze precedenti avessero creato una forma di immunità, oppure che ci fosse qualche forma di contagio accelerato dovuto al servizio militare. Bisogna dire che in Italia, al contrario di altri paesi, colpì soprattutto i giovani civili, segno che la profilassi militare funzionò piuttosto bene.

TRE ONDATE, TRE MORTALITA’ DIVERSE:  Il virus colpì con tre diverse ondate, dalla mortalità diseguale.

  • Primavera 1918 (marzo): prima ondata, che negli USA corrispose alla concentrazione di truppe nei campi di addestramento in preparazione dell’invio in Europa. Questa prima ondata non fu particolarmente grave;
  • Autunno 1918: seconda ondata quella più mortale. In un solo campo di addestramento USA vi furono 757 morti. Questa ondata si originò dall’Europa e si diffuse con il ritorno delle truppe a casa dopo il novembre 1918. Non è chiaro perchè questa ondata fu così forte. Un’ipotesi è legata alla selezione genetica: normalmente i ceppi più forti si diffondono di meno perchè conducono alla quarantena o alla morte dell’ospite, mentre quelli più tenui, permettendo all’ospite di circolare, si diffondono di più. Nel 1918 i casi tenui restavano al fronte, in trincea ed in una sorta di isolamento, mentre quelli più forti venivano mandati negli ospedali militari, dove si diffondevano.
  • Gennaio 1919: terza ondata.

Dal febbraio 1919 il morbo si affievolì, ma fu presente ancora per molti mesi. Le conseguenze, unite a quelle della guerra, furono molto forti, e si sentirono per anni. Nacquero molti programmi per la salute e l’igiene pubblica. Alcuni stati approvarono corsi accelerati per poter acquisire la qualifica di Infermiere,  altrove vi furono investimenti consistenti nella ricerca medica. Comunque la natura del morbo come Virus non venne compresa sino agli anni trenta.


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