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L’India e il censimento delle Caste che mette in gravi difficoltà il governo Modi

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L’India è un paese con una storia millenaria e una cultura ricca e variegata. Tuttavia, è anche un paese che ha ereditato dal suo passato un sistema sociale basato sulle caste, che divide la popolazione in gruppi gerarchici e rigidamente definiti. Questo sistema, che ha origine nella religione induista, ha avuto e ha ancora oggi delle conseguenze profonde sulla vita economica, politica e sociale dell’India.

Ora questo sistema storico rischia di mettere in grave difficoltà il governo a base induista del primo ministro Modi e del suo Bharatiya Janata Party (BJP), dopo che un sondaggio locale svolto nello stato del Bihar, i cui risultato sono stati resi noti il 2 ottobre, ha rivelato che i 2/3 degli abitanti appartengono alle classi marginalizzate, mentre solo il 15% apparterrebbe alle caste più elevate, che normalmente sono indicate come quelle degne di esercitare il potere. Però cerchiamo di spiegare meglio cosa accade in India.

Le caste sono delle suddivisioni della società indiana che si basano su criteri di nascita, occupazione, religione e status. Esistono quattro grandi categorie di caste, chiamate varna: i brahmani (sacerdoti e studiosi), i kshatriya (guerrieri e governanti), i vaishya (commercianti e artigiani) e i shudra (servitori e lavoratori manuali). Oltre a queste, esiste una quinta categoria di persone che sono considerate fuori dal sistema delle caste, chiamate dalit o intoccabili. Queste persone sono discriminate e emarginate dalla società, in quanto svolgono le attività più impure e degradanti, come la raccolta dei rifiuti, la pulizia delle fogne o la sepoltura dei morti.

Il sistema delle caste è stato formalizzato e codificato dai testi sacri dell’induismo, come le leggi di Manu, che stabilivano le regole di comportamento, di matrimonio, di alimentazione e di contatto tra le diverse caste. Queste regole erano rigorosamente osservate dalla società indiana per secoli, fino all’arrivo dei colonizzatori britannici nel XVIII secolo. I britannici cercarono di modificare il sistema delle caste per adattarlo ai loro interessi politici ed economici, introducendo nuove classificazioni basate sul censo, sull’istruzione e sulla religione. Inoltre, i britannici favorirono alcune caste rispetto ad altre, creando delle divisioni e dei conflitti tra i diversi gruppi sociali.

Dopo l’indipendenza dell’India nel 1947, il governo indiano cercò di abolire il sistema delle caste e di promuovere l’uguaglianza e la giustizia sociale. La costituzione indiana proibì ogni forma di discriminazione basata sulla casta e riconobbe ai dalit e ad altri gruppi svantaggiati dei diritti speciali, come le quote nei posti di lavoro pubblici, nell’istruzione e nella politica. Tuttavia, nonostante questi sforzi legislativi e le campagne di sensibilizzazione, il sistema delle caste non è scomparso del tutto dall’India di oggi. Al contrario, esso continua a influenzare la vita quotidiana di milioni di persone, determinando le loro opportunità economiche, le loro relazioni sociali e le loro scelte personali.

Dopo l’indipendenza, proprio per indebolite il sistema, non si sono più tenuti censimenti basati proprio sul sistema delle caste. L’ultimo si è tenuto nel 1931, sotto governo inglese. I britannici avevano compreso il peso del sistema e lo avevano conservato, piegandolo però alle proprie necessità, per cui avevano tenuto, dal 1881, dei regolari sondaggi per contare e identificare i membri delle singole caste.

Il sistema delle caste è presente ancora oggi e si manifesta in vari modi, come la violenza contro i dalit e le altre caste inferiori, la segregazione nelle abitazioni e nelle scuole, il matrimonio endogamico tra persone della stessa casta, la discriminazione nell’accesso ai servizi pubblici e privati, la corruzione e il clientelismo politico basati sulla casta. Questi fenomeni sono più evidenti nelle zone rurali dell’India, dove il sistema delle caste è più radicato e tradizionale. Tuttavia, anche nelle città moderne e cosmopolite dell’India si possono osservare delle tracce del sistema delle caste, soprattutto tra le classi medie e alte della società.

Dal 1931 si sono ovviamente tenuti censimenti in India, ma senza mai registrare l’appartenenza a questa o quella casta. Nel 2011 vi fu un tentativo di rilevazione che però venne annullato prima di rendere ufficiali i dati, perché ritenuti falsati da troppi errori. Sul dato che emerge a Bihar invece la sensazione è che questo sistema certificasse come le classi privilegiate fossero demograficamente secondarie in India, dando quindi la stura a problemi di carattere sociale che il governo ha cercato di evitare emergessero.

Ora però, dopo i dati emersi dal Bihar, e la spinta di altri stati nella stessa direzione, si accentuano le spinte per un  nuovo censimento generale delle caste. La finalità ufficiale, sociale, di questo censimento  sarebbe quella di valutare effettivamente  chi appartiene a questa o quella casta per dirigere meglio gli interventi sociali. I pericoli sono però evidenti:

  • da un lato la certificazione dell’appartenenza a questa o quella casta, fissando quindi una struttura sociale classista e poco compatibile con il XXI secolo;
  • dall’altro che emergano dati simili a quelli di Bihar, per cui si scopra che 85%-90% della popolazione appartenga alle classi servili o dei dalit, anche qui dando la spinta a sommovimenti sociali che non sono graditi al partito induista BJP di governo.

Quindi la situazione politica indiana si riscalderà molto prima delle prossime elezioni, anche perché i leader del Partito del Congresso di opposizione hanno iniziato a scontrarsi sulla questione e solo l’intervento pacificatore di Sonia Gandhi è riuscito a riportare l’unità. Comunque Rahul Gandhi ha messo in evidenza come dei 90 segretari di stato del governo Modi solo 3 appartengano alle cosiddette “OBC” , “Other backward classes”, termine collettivo che indica le classi inferiori e i fuori casta e questo, se confermato dal censimento generale, costituirà un grosso problema per il governo induista. 

La storia e la cultura indiana tornano quindi alla ribalta e condizionano la vita politica attuale, mettendo in difficoltà Modi.


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