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L’incontro Xi Trump in Corea. Pace commerciale o sceneggiata da K-Drama?

Trump e Xi faccia a faccia: la Cina blocca le terre rare, gli USA minacciano dazi al 100%. Ecco gli 8 punti che decideranno il futuro della guerra commerciale (e chi bluffa).

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È di nuovo quel momento. L’episodio successivo della saga della guerra commerciale USA-Cina, che dura ormai da quasi un anno, sta per andare in scena. E questa volta, la location è la terra dei K-drama, le telenovelas orientali: la Corea del Sud.

La domanda che tutti si pongono è la stessa: l’incontro “tira e molla” tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping, previsto per il 30 ottobre a Busan, porterà a un disgelo tra le due maggiori economie del mondo? Oppure la guerra commerciale è destinata a peggiorare ulteriormente?

Non ci sono risposte facili, perché la trama di questo “drama” ad alta tensione è tutt’altro che prevedibile. È piena di colpi di scena e, a differenza della media delle serie coreane, il lieto fine non è affatto garantito.

Ciò che non è in dubbio, tuttavia, è l’istinto del presidente americano Trump per creare lo spettacolo. L’immobiliarista diventato intrattenitore televisivo e poi presidente, per sua stessa ammissione, è sempre a caccia di un “accordo”. Tutte le sue azioni sono guidate da questo imperativo.

L’ultima prova? La sua decisione, annunciata il 23 ottobre tramite i suoi canali social, di chiudere tutti i negoziati commerciali pendenti con il Canada. La provocazione scatenante è stata una pubblicità contro i dazi statunitensi che utilizzava l’immagine dell’iconico presidente repubblicano Ronald Reagan, mandata in onda da uno stato canadese. Una mossa plateale, forse per mandare un messaggio trasversale a Pechino.

Chi ha la mano più debole?

Nonostante la sua imprevedibilità tattica, Mr. Donald Trump sembra giocare con la mano più debole, Nel senso che le sue armi economiche avrebbero ricadute più forti su entrambe le parti, anche su quella americana.

Un certo senso di presagio sull’incontro di Busan è normale, ma dato l’approccio calibrato di Trump verso la Cina, fatto di dichiarazioni di ammirazione e rispetto per il presidente Xi, il vertice dovrebbe almeno iniziare cordialmente. L’atmosfera dipenderà molto dagli incontri bilaterali preparatori in corso a Kuala Lumpur, guidati dal Segretario al Tesoro USA Scott Bessent e dal Vice Premier cinese He Lifeng.

Tuttavia, la minaccia di Trump di imporre dazi al 100% sulle merci cinesi dal 1° novembre, che si andrebbero ad aggiungere all’attuale 57%, non sembra aver scosso più di tanto Xi Jinping.

Al contrario, è stata la Cina a cogliere di sorpresa l’amministrazione americana il 9 ottobre. Come? Con restrizioni generalizzate che potrebbero limitare l’accesso americano alle vitali terre rare, minerali indispensabili per l’economia moderna, utilizzati in ogni cosa, dagli smartphone ai missili. Un colpo basso, tecnicamente perfetto. E queste restrizioni cinesi entreranno in vigore il 1° dicembre.

Non è tutto. La tregua commerciale di 90 giorni tra USA e Cina, annunciata ad agosto per sospendere i dazi punitivi “tit-for-tat” mentre si negoziava, scadrà il 10 novembre. Il tempo stringe, senza un accrodo vi sarà un Armagheddon commerciale.

La nuova assertività cinese

La maggior parte degli analisti ritiene che la dinamica tra le superpotenze sia cambiata radicalmente. Non siamo più ai tempi del primo mandato di Trump.

Wendy Cutler, ex vice rappresentante commerciale degli Stati Uniti, ha sottolineato come la Cina questa volta sia estremamente assertiva. “Per qualsiasi concessione che Pechino fa a Washington, è estremamente chiaro che si aspetteranno qualcosa in cambio. Ed è qui che la discussione diventerà tesa”, ha detto Cutler.

Perché questo cambio di passo? Pechino ha imparato la lezione. Ricorda che l’ultima volta che Trump ha minacciato tariffe di tale portata, ha dovuto fare rapidamente marcia indietro. E non a causa della Cina, ma a causa delle pressioni economiche interne agli Stati Uniti, come il crollo dei mercati obbligazionari e azionari. Ritiene che Trumo sia “TACO”, “Trump Always Chickens Back” “Trump si ritira sempre”.

“E questa volta è ancora più rischioso”, aggiunge la Cutler. “Ci sono così tante tariffe elevate già in vigore tra gli Stati Uniti e altri partner commerciali”. Insomma, tirare troppo la corda potrebbe spezzarla, e Trump, l’uomo del “deal”, lo sa.

Incontro Trump Xi del 2019

Obiettivi contrastanti: un dialogo tra sordi

Quello di cui hanno bisogno è un “reset”, come afferma Bryan DeAngelis di Penta Global. Ma i loro obiettivi sono, nella migliore delle ipotesi, divergenti. È qui che si capisce perché una pace duratura sia improbabile, mentre è più facile raggiungere un “equilibrio di lungo periodo”, dove i due contendenti si studiano in cagnesco, pronti a colpire ma senza distruggersi.

Vediamo cosa c’è sul tavolo:

  • Cosa vogliono gli Stati Uniti (Trump):
    • Vendere beni fisici: Ottenere che la Cina acquisti più esportazioni statunitensi, in particolare la soia. Come nota Phil Luck del CSIS, gli agricoltori (un bacino elettorale chiave) sono in piena stagione di raccolta. “Se non vendiamo soia presto, ci saranno enormi perdite e molti fallimenti”. La Cina è un grande importatore di soia, ma in questo momento non compra quella USA.
    • Ottenere materie prime strategiche: Un allentamento delle restrizioni cinesi sulle terre rare.
  • Cosa vuole la Cina (Xi):
    • Stabilità commerciale: Spingere Trump ad allentare le minacce tariffarie.
    • Dominio tecnologico: Ottenere un allentamento dei controlli sulle esportazioni di chip di fascia alta.

È evidente l’asimmetria: gli USA vogliono vendere materie prime agricole per placare l’elettorato, la Cina vuole accedere alla tecnologia per costruire il suo futuro. Difficile trovare una sintesi, anche perché gli USA non vogliono lasciare il futuro in mano alla Cina, e questa è la gradne sfida.

Gli 8 nodi da sciogliere a Busan

Il compito che attende i due leader è scoraggiante. Perché il vertice sia definito un successo, dovranno dire “sì” ad almeno alcune di queste otto domande chiave.

  1. Le “bombe” tariffarie saranno disinnescate? La priorità è neutralizzare la minaccia di Trump (dazi al 100% dal 1° novembre) e la contromossa di Xi (blocco terre rare dal 1° dicembre). Senza questo, non si parla nemmeno del resto. Chi lascerà per primo la pistola?
  2. La Cina comprerà la soia americana? Pechino, un tempo il più grande importatore, ha smesso di acquistare a maggio. La capacità di danneggiare gli agricoltori americani è una carta potente nelle mani di Xi. Però Trump può sovvenzionare i propri agricoltori e forzare anche export alternativi. Come per le terre rare si tratta di un’arma che rischia di spuntarsi.
  3. TikTok e la Guerra Tecnologica? Trump vorrebbe il controllo americano sull’app (che gli ha portato voti tra i giovani). Pechino non ha mai approvato formalmente la vendita e può sempre bloccare l’esportazione dell’algoritmo. In cambio, la Cina vuole che gli USA smettano di bloccare l’export di semiconduttori avanzati e IA.
  4. Il Fentanyl sarà fermato? La Cina è la fonte principale dei precursori chimici che alimentano la crisi degli oppioidi negli USA. Trump ha detto che sarà la sua “prima domanda” a Xi.
  5. Cosa dirà Trump su Taiwan? La Cina chiederà agli USA di opporsi attivamente all’indipendenza di Taiwan e di fermare la vendita di armi all’isola. Trump, dal suo secondo mandato, è stato molto vago sull’argomento.
  6. Trump spingerà la Cina sulla Russia? Paradossalmente, Trump ha detto che spingerà Xi a smettere di comprare petrolio russo (dopo aver imposto sanzioni a Mosca il 22 ottobre). Ma non è chiaro se minaccerà sanzioni sulle istituzioni cinesi che supportano l’industria bellica di Mosca.
  7. Investimenti Diretti Cinesi (IDE) negli USA? Qui la questione si fa interessante. I negoziatori cinesi avrebbero ventilato la prospettiva di un massiccio pacchetto di investimenti (forse 1 trilione di dollari) in cambio di tariffe più basse. Trump, l’immobiliarista, potrebbe essere tentato, ma i falchi della sua amministrazione sono contrari all’idea che la Cina possieda fabbriche e terreni agricoli negli USA.
  8. Si riaprirà il dialogo tra i popoli? La sfiducia è ai massimi storici. 8 americani su 10 hanno un’opinione sfavorevole della Cina. Gli studenti americani in Cina sono crollati da 20.000 a meno di 1.000. Si stanno creando due blocchi anche culturalmente separati.

Busan Corea del Sud

Un equilibrio armato, non la Pace

Cosa aspettarsi, dunque? “Entrambe le parti hanno bisogno che questo vertice sia un successo”, afferma DeAngelis. “Trump e Xi devono tornare a casa mostrando progressi, o almeno la percezione di avere il sopravvento”.

Tuttavia, è improbabile che da Busan esca una pace commerciale duratura. La Cina, oggi, non cerca la pace, ma un equilibrio di lungo periodo. Una sorta di guerra fredda economica, dove i due colossi si tengono sotto scacco a vicenda, senza però arrivare alla distruzione reciproca.

Gli esperti (Cutler, Meale) concordano sul fatto che l’esito più probabile sarà ritardare l’implementazione delle minacce reciproche e continuare a parlare. Il successo, per ora, si misurerà sul “non imporre nuovi dazi dal 1° novembre”.

Anche se Trump dichiarasse il vertice un successo, la sua amministrazione non ha ancora articolato una visione del rapporto con la Cina che vada oltre i dazi e i controlli tecnologici. Questo significa solo una cosa: il K-drama “amore-odio” continuerà. Ci aspetta la prossima stagione.

Domande e Risposte (FAQ)

1. Perché si dice che Trump ha “la mano più debole” se è lui a minacciare i dazi più alti?

Perché le minacce di Trump (dazi al 100%) sono un’arma spuntata se danneggiano la sua stessa economia. Come notano gli analisti, Trump ha già dovuto fare marcia indietro in passato a causa delle reazioni negative dei mercati finanziari e delle pressioni interne. La Cina, invece, ha colpito su un punto strategico (le terre rare) che danneggia l’industria high-tech e militare USA, mostrando di avere leve più sofisticate e una maggiore capacità di sopportare il dolore economico nel breve termine per obiettivi strategici di lungo periodo.

2. Qual è il vero nodo del contendere: la soia o i chip tecnologici?

Entrambi, ma giocano su livelli diversi. La soia è un problema politico immediato per Trump: deve placare il suo elettorato agricolo in vista delle prossime elezioni. I chip tecnologici (semiconduttori, IA) sono il vero problema strategico a lungo termine. La Cina ha bisogno della tecnologia USA per completare la sua transizione industriale, mentre gli USA vogliono impedire a Pechino di raggiungerli (e superarli) militarmente e tecnologicamente. La soia è l’antipasto, la tecnologia è la portata principale.

3. È realistico aspettarsi una “pace commerciale” duratura dopo questo incontro?

No, è altamente improbabile. Gli obiettivi fondamentali delle due potenze sono troppo contrastanti. Gli USA vogliono mantenere l’egemonia, la Cina vuole la parità (o la supremazia) tecnologica. L’esito più realistico non è la “pace”, ma un “equilibrio armato”: una tregua temporanea, il rinvio dei dazi più dannosi e la creazione di nuovi tavoli negoziali. Sarà una gestione del conflitto, non la sua risoluzione.

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