Economia
L’Illusione di Bruxelles: Perché l’UE Non Può Mettere un Tappo al Mercato Mondiale del Gas
Nella UE si pensa nuovamente d imporre un ptetto al prezzo per il gas, nell’illusione che la Commissione comandi i mercati. Una mossa francamente inutile, arrogante, che mete da parte il mercato TTF, voluto dalla UE stessa, e non tiene conto della scarsa rilevanza della UE sui mercati mondiali
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Bruxelles sta considerando di imporre un tetto temporaneo ai prezzi del gas nell’Unione Europea, in risposta a quotazioni che hanno recentemente raggiunto livelli record rispetto agli Stati Uniti. La notizia è riportata dal Financial Times.
Questa mossa, dettata dall’urgenza di proteggere le industrie europee e i consumatori dalle impennate dei costi energetici, rivela una pericolosa illusione: quella di credere che l’UE possa, con un colpo di bacchetta magica regolatoria, dominare un mercato globale del gas che, per sua stessa natura, sfugge a logiche regionali e confini politici.
Le ragioni dietro l’impennata dei prezzi europei sono molteplici e ben note: temperature rigide, scarsità di vento che frena la produzione di energia rinnovabile e, non ultimo, le conseguenze della crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina, che ha reso perfino l’Unione fornitrice di gas a Kiev. Il risultato è un prezzo del gas in Europa che oscilla tra tre e quattro volte quello statunitense, un handicap insostenibile per le imprese europee che competono sul mercato globale.
Di fronte a questa situazione, la Commissione Europea sta valutando un price cap come parte di un più ampio “accordo per un’industria pulita”, nel tentativo di sostenere le industrie pesanti europee, già provate dalle politiche commerciali aggressive di Trump e dalla stessa transizione verde europea.
Un’idea fuori dalla realtà dei mercati
Tuttavia, l’idea di un tetto ai prezzi, pur essendo ancora in fase embrionale, ha già suscitato forti reazioni negative. Associazioni industriali, come Europex e AFME, hanno espresso in una lettera aperta a Ursula von der Leyen, la loro viva preoccupazione per le “conseguenze negative di vasta portata per la stabilità dei mercati energetici europei e la sicurezza degli approvvigionamenti in tutto il continente”.
Il timore principale è che un price cap possa “danneggiare la fiducia” nel Title Transfer Facility (TTF), il principale hub europeo per la negoziazione del gas, spingendo la comunità globale del gas a rivolgersi a “prezzi di riferimento alternativi, non vincolati e quindi più rappresentativi, che si trovano principalmente al di fuori dell’UE”.
Un mercato teoricamente libero, voluto dalla UE, ma che ora viene messo da parte dalla volontà di imporre un tetto al prezzo che tradisce i principi del libero mercato.
Non è la prima volta che l’UE tenta questa strada. Nel 2022, durante l’apice della crisi energetica, una proposta simile naufragò di fronte alla realtà dei fatti. Ora, sulla scia delle raccomandazioni di Mario Draghi, si torna a parlare di “tetti dinamici”, capaci di intervenire quando il prezzo europeo si discosta eccessivamente da quello globale.
Ma è proprio qui che risiede il nodo cruciale: l’UE può davvero scollegare il proprio mercato interno da dinamiche globali che sfuggono al suo controllo?
La risposta, analizzando i dati e le tendenze del mercato mondiale del gas naturale liquefatto (GNL), è chiaramente NO. Un report dell‘IEEFA (Institute for Energy Economics and Financial Analysis) sul Global LNG Outlook 2024-2028 evidenzia una crescita robusta della domanda globale di GNL, trainata in particolare dall’Asia. Paesi come Cina, India e le economie del Sud-est asiatico rappresentano i principali motori di questa crescita, spinti dalla necessità di garantire la propria sicurezza energetica e di diversificare le fonti di approvvigionamento.
Se guardiamo alla classifica dei maggiori imporNeltatori mondiali di GNL per capacità, stilata da Statista, emerge chiaramente come le compagnie leader siano prevalentemente asiatiche, giapponesi, cinesi e coreane. Questi colossi, operanti in mercati in forte espansione, dettano le regole del gioco a livello globale, influenzando i prezzi e i flussi commerciali ben al di là dei confini europei. L’UE, pur essendo un importante importatore di gas, rappresenta solo una frazione di un mercato vastissimo e interconnesso.
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Società con maggiore capacità di stoccaggio del gas Naturale Liquefatto, L’inuca europea è la spagnola Enagas – Fonte Statista
Immaginare che Bruxelles possa imporre un tetto ai prezzi e, contemporaneamente, mantenere intatta la fiducia dei fornitori globali e la sicurezza degli approvvigionamenti è un’illusione pericolosa. Un price cap rischia di sortire l’effetto opposto a quello desiderato, allontanando i fornitori di GNL dal mercato europeo, percepito come meno attraente e affidabile, e spingendoli verso mercati più remunerativi e meno vincolati da interventi regolatori.
Il maggior fornitore di GNL all’Europa, tra l’altro, sono gli Stati Uniti di Trump: aprire una lotta sul prezzo ora, senza avere fonti alternative, senza una capacità produttiva di riserva, significa porre le basi per una nuova guerra commerciale, che non tiene però conto che, comunque, gli USA possono esportare il proprio GNL altrove.
Inoltre, come sottolineato da Amund Vik, esperto di Eurasia Group, “fissare un tetto al prezzo del mercato all’ingrosso non risolverà il problema quando il problema di fondo è la mancanza di energia”. L’enfasi, piuttosto, dovrebbe essere posta sull’assicurare all’Europa un approvvigionamento energetico adeguato per sostenere le proprie industrie e riscaldare le case, piuttosto che illudersi di poter controllare un mercato globale con strumenti regionali e limitati.
L’UE deve prendere atto della propria “inifluenza” sul mercato mondiale del gas. Tentare di forzare la mano con price cap e interventi artificiali rischia di compromettere la stabilità del mercato europeo, la sicurezza degli approvvigionamenti e la competitività delle proprie industrie.
Bruxelles non può pensare di comandare a bacchetta il mercato, come se fosse un suo funzionario o una piccola/media impresa, ma deve prendere atto da un lato della propria totale irrilevanza sul quadro mondiale, dall’altro, se vuole contenre il prezo del gas naturale, deve impegnarsi semplicemente per produrne di più!
Gli USA pagano un prezzo che è una frazione del nostro non perché impongono dei tetti al prezzo, ma perché lo estraggono con le tecniche del Fracking, che è vietato nella UE. Non si può vietare la produzione di un prodotto e poi pretentere di controllare il prezzo di vendita degli altri produttori. Anche l’arroganza deve aver dei limiti.
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