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Libia destabilizzata: generale ucciso nella sua abitazione a Tripoli

Il governo libico è furioso dopo che un generale è stato ucciso a casa sua, da miliziani non identificati. Rischio di ritorno dell’instabilità nel paese petrolifero

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Il primo ministro libico Abdulhamid Dbeibeh ha chiesto un’indagine urgente sull’omicidio del generale di brigata Ali Ramadan Al-Rayani, ucciso domenica da uomini armati non identificati, incaricando il procuratore militare di supervisionare le indagini.

Al-Rayani è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nelle prime ore del 27 aprile, dopo che uomini armati non identificati hanno fatto irruzione nella sua residenza nel quartiere di Khallet Al-Furjan, a sud di Tripoli, poco dopo il suo ritorno dalla preghiera dell’alba, secondo quanto riportato dal Libya Observer.

Il quotidiano libico Al-Wasat ha citato testimoni secondo cui il generale avrebbe ingaggiato uno scontro a fuoco con gli assalitori, uccidendone due e ferendone un altro, prima di essere colpito a morte al petto. Altri media locali sostengono che il generale abbia ucciso tre dei suoi aggressori prima di morire. Il governo libico non ha rilasciato alcuna dichiarazione dettagliata, se non per condannare l’attacco e promettere un’indagine.

Il primo ministro ad interim della Libia, Abdul Hamid Dbeibeh, ha descritto Al-Rayani come un “martire” morto difendendo la sua casa e la sua famiglia. Ha promesso un’indagine approfondita per fare luce sulle circostanze dell’aggressione e assicurare i responsabili alla giustizia.

Subito dopo l’attacco, sui social media hanno cominciato a circolare varie voci e presunte notizie, con alcune segnalazioni non verificate che suggerivano il coinvolgimento della Polizia Giudiziaria di Tripoli (JP Judiciary Police) nell’assassinio. Le voci hanno spinto la JP a rilasciare rapidamente una dichiarazione in cui affermava che il gruppo “nega categoricamente quanto circolato riguardo a un attacco da parte di un gruppo armato contro l’abitazione di un cittadino, che si è falsamente identificato come membro della JP”.

Tripoli di notte – Unsplash

La JP ha invitato tutti i media e gli utenti dei social media a “verificare l’accuratezza e la credibilità di queste notizie e a non lasciarsi trascinare dalle voci”, sottolineando che “si riserva il diritto legale di adottare le misure necessarie contro coloro che diffondono tali notizie false”.

L’incidente sottolinea quanto fragile rimanga la Libia del dopoguerra, con due potenti clan che si contendono il potere dietro le quinte. Gli osservatori avvertono ora che il Paese rischia una recrudescenza della guerra civile proprio mentre gli investitori si preparano a investire nuovi fondi nell’esplorazione di giacimenti di petrolio e gas.

Sebbene non sia ancora chiaro da quale parte della rivalità tra clan si schierasse il generale assassinato, le voci e le smentite indicano che si sta tentando di creare una situazione di instabilità che coincide con le discussioni a Washington sulle opportunità di investimento degli Stati Uniti in Libia, alle quali ha partecipato una delegazione libica guidata dal ministro del Petrolio e del Gas Khalifa Abdul-Sadiq.

La riapertura degli investimenti occidentali, anche italiani, in Libia stabilizerebbe la situazione economica e sociale. Ricordiamo che recentemente Eni si è impegnata a investire 8 miliardi in Libia, ma questo sarà possibile solo che stabilità e sicurezza saranno garantite.


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