Politica
IL LIBERALISMO CORREGGE LA DEMOCRAZIA
Molta parte degli articoli di giornale è inutile. Ci sono notizie così prive d’importanza che saranno dimenticate pochi giorni dopo. La cronaca nera è insulsa e ripetitiva: la gente sembra stupirsi che ci sia ancora qualcuno che ammazza come se non fosse stato sempre così, e come se non sapessimo che sarà sempre così. Il bla bla politico –Tizio ha detto questo, Caio ha detto quest’altro – è insopportabile, e per soprammercato ci sono anche i cosiddetti retroscenisti: quelli che – con l’aria dei supercompetenti – non solo scrivono notizie non verificabili, ma spesso le inventano.
In questo panorama si comprende bene quanto ci sia da esser lieti quando un articolo, invece di farci perdere tempo, lascia trasparire un’autentica cultura e ci induce a pensare. Questo raro banchetto dello spirito lo offre oggi un articolo di Piero Ostellino(1), che ha il solo difetto di essere di ardua lettura.
Lasciamo da parte la dura critica politica al Pontefice, che fa comunque un gradevole contrasto col conformismo delle piaggerie, e dedichiamoci all’interessante distinzione di Benjamin Constant – che Ostellino ricorda – tra “la libertà degli antichi” e la “libertà dei moderni”.
Gli antichi hanno scoperto la democrazia, e non è piccolo merito. Ma, sostiene Constant, da essa non si deve dedurre che la maggioranza abbia il diritto di abusare del suo potere. Se così fosse, essa trasformerebbe quel potere nel “diritto del più forte”, sia pure un più forte “collettivo”. Ecco perché Tocqueville ha parlato di possibile “tirannia” della maggioranza. Viceversa Rousseau è un profeta estremamente pericoloso, quando vuole la “volontà generale” onnipotente e per così dire sacra. Proprio la fanatica spinta morale del “Contratto Sociale” – che arriva ad invocare la pena di morte per chi si oppone alla “volontà generale” – ha fatto giustamente considerare quel libro un fondamento dei totalitarismi.
Benjamin Constant – un gigante liberale del XIX Secolo, per tanti versi più moderno dei contemporanei – è acutamente cosciente di questi rischi. Egli afferma che chiunque detenga il potere – singolo o istituzione – ha tendenza ad aumentarne l’estensione ed è per questo assolutamente necessario vigilare ed imporre dei limiti alla maggioranza. Il singolo non è un numero, è il titolare di valori – soprattutto di libertà – che i molti non devono avere il diritto di conculcare.
Contrariamente a ciò che si potrebbe credere, il primo problema non è istituzionale. Non è importante che il potere sia repubblicano, monarchico o di altro tipo: è importante il modo in cui esso è esercitato. L’Urss pretendeva di aver dato tutto il potere al popolo, ed era una tremenda dittatura. Se invece impera la moderazione, il popolo sarà sufficientemente libero. Sicché la tesi di Montesquieu, secondo cui il miglior tipo di governo è la monarchia, non è né assurda né bizzarra, se consideriamo il modello che egli aveva dinanzi agli occhi: quella monarchia francese che era tanto lontana dalla tirannide. Se invece in democrazia il potere della maggioranza (non solo parlamentare, anche la maggioranza dei cittadini) diviene eccessivo e intollerante, la libertà sarà in pericolo. È questo messaggio che dovrebbe essere ascoltato da tutti coloro che vogliono risolvere ogni problema con una nuova legge e secondo la loro morale. Cioè dando una veste giuridica alla loro prevaricazione.
La maturità politica e civile di un popolo conta più delle sue leggi. La Russia sovietica aveva una Costituzione pressoché ideale, ed era una tirannide; l’Inghilterra ha il copyright della democrazia moderna, e non ha una Costituzione. Quando il potere tende a straripare, i cittadini devono lottare contro di esso, anche se – ammonisce Constant – senza odio. Non bisogna infatti reagire contro le persone che vogliono “governare troppo”, ma contro l’eccesso di potere in sé, non contro la persona che impugna l’arma, egli scrive, ma contro l’arma stessa.
Il confine fra il giusto potere e la tirannia della maggioranza è incerto, ma lo si percepisce perfettamente in materia di religione. Ci sono leggi italiane che rispecchiano esclusivamente la dottrina cristiana: pensiamo alle norme sulla fecondazione artificiale, del suicidio assistito, e un tempo perfino sull’indissolubilità del matrimonio, che non corrispondono ad esigenze giuridiche ma esclusivamente ad esigenze morali della maggioranza. Senza dire che spesso i portatori di “principi indiscutibili” – marxismo incluso – impongono agli altri le loro regole anche se da comportamenti differenti non gli potrebbe venire alcun male. Si pensi alle sanzioni a volte draconiane contro l’omosessualità.
Come l’automobile, la democrazia è bellissima, ma se si vuole evitare il peggio bisogna saperla guidare.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
5 aprile 2014
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