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LETTERA APERTA dei costruttori edili contro Draghi: salviamo l’Ecobonus 110%

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L’uscita al Parlamento di Strasburgo di Mario Draghi contro il 100%, a cui si è detto chiaramente contrario perché avrebbe fatto lievitare i prezzi, non è stata presa bene dal mondo edilizio e con qualche ragione. Le ristrutturazioni agevolate stavano permettendo di rilanciare un settore boccheggiante, come mezza economia italiana, nonostante le penalizzazioni già imposte dal governo. Si tratta poi comunque di ristrutturazioni necessarie, se non vogliamo che la parola “Green” sia solo un termine vuoto da utilizzare nei discorsi, ma che i cittadini spesso non possono permettersi. Come abbiamo a suo tempo sottolineato è vero che vi sono stati degli aumenti dei costi delle attività di ristrutturazione, ma queste sono dovute ad un cattivo disegno del bonus stesso che  concentra la domanda in periodo molto breve, e risolvibili “Spalmando” le domande su più anni e contingentandole, abbassando e distribuendo nel tempo l’impegno per le aziende edili e calando i picchi di domanda dei materiali. Tutte soluzioni che, essendo logiche, non vengono applicate.

L’Associazione Nazionale Costruttori Edili, area Abruzzo, ha inviato una lettera aperta al presidente del Consiglio che vogliamo riportavi:

Ill.mo Dott. Prof. Mario Draghi Presidente del Consiglio dei Ministri
[email protected]

Oggetto: Lettera aperta di riscontro alla dichiarazione del Presidente del Consiglio dei Ministri: ”Siamo contrari al superbonus”, espressa a Strasburgo durante la plenaria del Parlamento europeo del 3 maggio, riportata dalle principali testate giornalistiche

Egregio Sig. Presidente,
comunichiamo il nostro sgomento e la nostra preoccupazione circa le dichiarazioni che ha rilasciato nel Suo intervento a Strasburgo, sul tema del SUPERBONUS. Lei ha manifestato una contrarietà di carattere generale rispetto ad un provvedimento che, seppur ottimizzabile, ha dato già ampia prova di essere volano per la ripresa del settore delle costruzioni, per l’indotto, e, soprattutto per stimolare velocemente la crescita del Paese, in una fase in cui, purtroppo, il comparto delle opere pubbliche sconta ancora ritardi gravosissimi, di diverso livello, che non consentono la trasformazione delle risorse in cantieri, in tempo utile mettendo a rischio, tra l’altro, la partenza stessa del PNRR.
I dati sull’utilizzo delle misure fiscali per le ristrutturazioni, dopo poco più di un anno dalla introduzione, con successive messe a punto delle procedure, hanno mostrato una valenza straordinaria: il monitoraggio, a cura di ENEA e del Ministero della Transizione Ecologica, al 31 marzo 2022, certifica un boom di oltre 139.000 cantieri per 24 miliardi di euro di investimenti ammessi a detrazione.
Il dato straordinario dei lavori conclusi riporta un valore di oltre 16 miliardi: stiamo parlando di oltre l’1% del PIL, il 4% con i settori collegati.

In Abruzzo, al 31 marzo, si rilevano 3.667 interventi con 824 milioni di euro di lavori ammessi a detrazione e 526 milioni di investimenti per lavori conclusi. Entrando nel merito della Sua dichiarazione, il tema da Lei citato circa la lievitazione dei costi delle lavorazioni non risulta chiaro in quanto, come noto, le stesse vengono asseverate dai tecnici sulla base dei prezzari pubblici delle regioni di riferimento

A tal proposito, semmai, ci saremmo aspettati una indicazione diversa, rivolta a voler riconoscere l’utilizzo unicamente dei prezzari delle opere pubbliche delle regioni, senza ammettere quelli di natura “privata” delle case editrici. Per quanto riguarda, invece, l’aumento dei costi dei materiali, si tratta di un fenomeno rilevato anche prima della introduzione del SUPERBONUS, scatenato, tra l’altro, da dinamiche internazionali, nell’ambito della ripresa del mercato post pandemia, in un contesto che vede il nostro Paese grande importatore.
La scarsità di risorse naturali e di materie prime sul territorio nazionale da un lato, e la prevalenza di imprese di piccole dimensioni dall’altro, rendono tuttavia fortemente vulnerabile l’industria italiana a quelle situazioni di tensione sui prezzi, di scarsità di materiale, di volatilità dei corsi e di diffusa incertezza che sempre più spesso caratterizzano i mercati internazionali. (cit. MISE – Osservatorio Strategico sulle materia prime, del 2008)
A tal proposito, cito, inoltre, il seminario, partecipato dal MISE “Le materie prime in italia e per l’italia: quali trend?”, del 3 novembre 2020, tenuto nell’ambito di Ecomondo 2020, in quanto fu occasione di analisi del trend delle materie prime (e seconde) in Italia dal punto di vista della produzione, della circolarità e delle importazioni, con ulteriore evidenza della dipendenza del nostro Paese dai paesi esteri per l’acquisto di alcuni dei principali materiali da costruzione, tra i quali, cito il ferro ed i materiali bio.
Queste considerazioni, che non ci consolano, rappresentano, a nostro avviso, indicatori utili per dare una lettura più complessiva del fenomeno, in modo da individuare le strategie di intervento più appropriate per calmierare il mercato.
Come ANCE, sin dalla prima fase di concreta applicazione del SUPERBONUS, nel manifestare un grande apprezzamento per queste misure di incentivo fiscale, abbiamo, al contempo, segnalato le maggiori criticità da superare, nello spirito di leale collaborazione, per non svilire la potenzialità del provvedimento e per garantire i massimi livelli di efficacia, per contribuire al giusto dimensionamento del mercato, da indirizzare secondo criteri di qualità e di affidabilità, oltre che di legalità.
Siamo stati tra i primi a denunciare l’esplosione dei prezzi, con carenza di materiali ed attrezzature, la mancanza di manodopera, di tecnici, di imprese disponibili, rispetto ad una richiesta del mercato che ha superato ogni disponibilità, abbiamo evidenziato gli aspetti deboli che hanno rallentano il treno in corsa, senza dimenticare problematiche e rallentamenti causati dalla diffusione della pandemia. Siamo portatori di proposte concrete per la messa a punto del SUPERBONUS e le riproponiamo con sempre maggiore convinzione, anche per contrastare eventuali soluzioni sbrigative e non coerenti sul tema.
Bisogna intervenire prioritariamente sul criterio temporale, con effetti immediati sulla riduzione della concentrazione della domanda, in modo da garantire programmazione degli investimenti industriali, stabilizzazione delle
assunzioni nei diversi settori della filiera, idonea produzione e fornitura dei
materiali e degli strumenti di lavoro, i
donee condizioni di sicurezza nei cantieri e
qualità dei lavori, oltre che la giusta programmazione degli interventi da parte dei
proprietari.
Si deve garantire un arco temporale di applicazione di almeno un decennio inserendo, se del caso, un tetto annuale di “soli” 15 miliardi e con lavori da eseguire da parte di imprese qualificate, in modo da contrastare un proliferare di immissione nel mercato da parte di operatori improvvisati, senza alcuna garanzia di buona realizzazione dei lavori e con rischio di sperpero di fondi pubblici.
Sin da subito, è necessario rivedere il criterio di progressiva diminuzione della percentuale di agevolazione per i condomini, che scende al 70% nel 2024 ed al 65% nel 2025, per evitare, di fatto, una fine dei lavori al 2023.
Questo blocco si verificherebbe per la prevedibile mancanza di disponibilità al co finanziamento in capo a condomini meno abbienti per i quali, invece, potrebbe essere inserito il criterio del reddito ISEE, in modo da non vanificare la portata di una misura diretta, all’origine, proprio verso i grandi compendi immobiliari dove è sempre risultato un miraggio avviare i lavori, sia per il conseguimento della volontà assembleare che per la mancanza di disponibilità economica di alcuni.
Nello spirito di leale collaborazione, abbiamo suggerito al Governo ed al Parlamento, e siamo in attesa di riscontro, di voler intervenire sulla qualificazione degli operatori, in modo da consentire l’esecuzione dei lavori, a valere su sgravi fiscali, solo ad imprese certificate, così da incidere, concretamente, sulla riduzione del rischio frodi, favorendo, al contempo, un progressivo riequilibrio tra domanda ed offerta e non mortificare gli sforzi delle imprese che, negli ultimi anni di profonda crisi, hanno mantenuto la qualificazione pur di rimanere sul mercato.
Come ANCE, abbiamo sollecitato, inoltre, ed ottenuto, l’introduzione obbligatoria della contrattazione collettiva nazionale e territoriale dell’edilizia, in modo da garantire le migliori condizioni di salario e di sicurezza nello svolgimento dei lavori.
Per quanto riguarda i costi, evidenzio, inoltre che lo Stato rientra anche delle minori entrate e consegue, addirittura, un saldo positivo, in termini di fatturato delle imprese, con maggiori versamenti di IRES ed IVA, e per il fattore lavoro.
Nel quadro degli investimenti attivati dagli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica nel 2021, con il 110% a fare da traino, il saldo per il sistema economico del Paese risulta positivo per quasi 4 miliardi di euro. In linea generale, occorre migliorare il sistema di regole, con definizione di più adeguati e chiari strumenti operativi per ridurre la burocrazia in modo da favorire l’avvio dei lavori e, al contempo, rendere più accessibili e trasparenti anche i procedimenti di monitoraggio e controllo.
Rinnoviamo, pertanto, il nostro appello a voler dedicare la massima attenzione al miglioramento del SUPERBONUS, allontanando ogni tentazione di abbandonare  un provvedimento ormai maturo per la messa a punto, anche nel rispetto del notevole investimento di energie da parte di soggetti pubblici e privati che hanno faticosamente lavorato sul tema, a vario titolo, e programmato il futuro affidandosi ad un progetto strategico non solo per la messa in sicurezza sismica, e per l’efficientamento energetico del nostro vetusto patrimonio edilizio ma, soprattutto, quale leva per la ripresa economica e sociale.
La ringrazio per l’attenzione e La saluto con stima

I costruttori pongono delle osservazioni ovvie, che sinora non sono state ascoltate. Francamente ci chiediamo come potranno i partiti ignorarle a meno di un anno dalle elezioni. Il PIL già crollerà per la guerra e la crisi energetica , vogliamo farlo ulteriormente crollare tagliando il Bonus 110%?  I Partiti devono presentarsi al voto, non hanno la fortuna dell’incoronazione dall’alto dell’attuale Presidente del Consiglio, che, nella sua augusta qualità di “Unto dal Signore” può permettersi di fare ciò che vuole. Loro, al voto, devono andarci.

 

 


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