Energia
L’energia dalle maree? Ora si produce con gli “skilift sottomarini”. L’ultima invenzione tedesca
Dalla Germania arriva un’idea rivoluzionaria per l’energia pulita: sfruttare le correnti marine con una tecnologia derivata dagli skilift. Un prototipo con “aquiloni” subacquei ha già dimostrato la sua efficacia e potrebbe cambiare il futuro dell’energia oceanica.

La transizione energetica, quel mantra che sentiamo ripetere ogni giorno da Bruxelles, a volte produce soluzioni tanto bizzarre quanto potenzialmente efficaci. Mentre ci si accapiglia su pannelli solari e pale eoliche, dalla Germania, e più precisamente dalla Baviera, arriva un’idea che sembra uscita da un romanzo di Jules Verne: una centrale mareomotrice che funziona grazie alla tecnologia delle funivie.
Un team di ricerca dell’Università di Scienze Applicate di Monaco, in collaborazione nientemeno che con un produttore di skilift (la enrope GmbH) e scienziati del Politecnico di Monaco (TUM), ha sviluppato e testato con successo un prototipo chiamato cableKites. L’obiettivo? Produrre energia pulita dalle correnti marine in modo innovativo e, si spera, più efficiente.
Uno skilift che va al contrario
L’idea, nella sua semplicità, è disarmante. Immaginate uno skilift, ma ribaltatelo e mettetelo sott’acqua. La struttura è sorprendentemente simile:
- Un lungo telaio con due pulegge alle estremità.
- Un cavo in loop continuo che scorre su queste pulegge.
- Invece dei seggiolini, al cavo sono agganciati dei piccoli “aquiloni” (kites), ovvero delle superfici alari progettate per catturare l’energia della corrente.
Il meccanismo è l’inverso di un impianto di risalita. In montagna, le pulegge motorizzate trascinano il cavo per portare su gli sciatori. Qui, è la corrente dell’acqua che spinge una sorta di aquiloni sotto il pelo dell’acqua, i quali mettono in movimento il cavo. Questo movimento fa girare le pulegge, che sono collegate a dei generatori, producendo così elettricità. Come spiega Robert Meier-Staude, specialista di fluidodinamica del progetto, “abbiamo progettato aquiloni che rimangono stabili in acqua, convertono efficacemente la corrente in spinta e sono economici da produrre”.
Il test: la Baviera come il mare
Qualcuno potrebbe obiettare: cosa c’entra la Baviera, regione alpina per eccellenza, con l’energia mareomotrice? La risposta sta nella praticità. Il primo prototipo, lungo 18 metri e pesante circa 100 kg, è stato calato nel Canale dell’Isar, vicino a Landshut. Questo canale offre una corrente costante di 0,6 metri al secondo, una condizione ideale e controllabile, paragonabile a quella che si trova in molte aree oceaniche. Nello stesso tempo la dimostrazione mette in evidenza come la struttura potrebbe essere utilizzata facilmente nei corsi di canali o fiumi con coorenti leggere e regolari.
I risultati sono stati più che incoraggianti. “Gli aquiloni si allineano stabilmente nella corrente e ‘volano’ nell’acqua fino a 1,5 metri al secondo”, ha affermato Meier-Staude. Il termine “volare” non è casuale: la dinamica dei fluidi è simile tra aria e acqua, con una differenza sostanziale. L’acqua è circa 1000 volte più densa dell’aria.
Questo piccolo dettaglio ha un’implicazione enorme: un’ala sottomarina può essere 1000 volte più piccola di un’ala aerea per generare la stessa energia. Gli aquiloni usati nel test erano lunghi appena un metro, ma in un impianto a grandezza naturale (circa cinque volte più grande del prototipo) le loro dimensioni resterebbero comunque contenute, con evidenti vantaggi in termini di costi e impatto ambientale.
Un passo per il Green Deal (e per l’industria)
Il successo del test dimostra la fattibilità tecnica di questa tecnologia. Non siamo ancora alla produzione di massa, ma la strada è tracciata. Progetti come questo, finanziati dal Ministero Federale Tedesco per l’Economia e la Protezione del Clima, rappresentano l’essenza di una politica industriale seria: unire università, imprese private e fondi pubblici per creare innovazione con ricadute concrete.
Il test nel fiume aprirebbe all’uso nei fiumi canalizzati e nei canali, ad esempio in Emilia Romagna e in altre regioni della Pianura padana, il tutto senza ritoccare strutture o cambiare il corso dei fiumi. Ovviamente la follia burocratica sulle acque, che impedisce i lavori necessari al mantimento dei fiumi, impedirà anche la generazione idroelettrica a basso impatto.
Nell’ambito del Green Deal europeo, si prevede di installare entro il 2050 una capacità di 40 gigawattora annui da energia oceanica. Soluzioni come cableKites potrebbero giocare un ruolo cruciale, forse più discreto e meno impattante delle gigantesche turbine a cui siamo abituati. L’ennesima trovata teutonica che ci ricorda come l’ingegno industriale, se ben indirizzato, possa ancora offrire soluzioni ai grandi problemi del nostro tempo. Staremo a vedere se dallo skilift bavarese nascerà un nuovo campione dell’energia europea.
1) Domande e Risposte per il Lettore
1. Quali sono i principali vantaggi di questo sistema rispetto alle tradizionali turbine mareomotrici? R: I vantaggi potenziali sono diversi. Primo, l’impatto visivo e ambientale potrebbe essere inferiore, dato che la struttura opera interamente sott’acqua e utilizza elementi (gli aquiloni) relativamente piccoli. Secondo, sfruttando la tecnologia consolidata e prodotta in serie delle funivie, i costi di costruzione e manutenzione potrebbero essere significativamente più bassi rispetto alla progettazione e installazione di enormi e complesse turbine fisse sul fondale marino. Infine, il sistema potrebbe essere più versatile e adattabile a diverse velocità di corrente.
2. Questa tecnologia può essere utilizzata solo in mare o anche nei fiumi? R: Il test iniziale è stato condotto con successo in un canale fluviale (il canale dell’Isar), dimostrando che il sistema è efficace anche in contesti non marini, a patto che ci sia una corrente costante e sufficientemente forte. Questo amplia notevolmente il suo campo di applicazione potenziale. Potrebbe essere installato in grandi fiumi, canali artificiali o stretti marini dove le correnti sono prevedibili e costanti, offrendo una fonte di energia stabile e programmabile, a differenza del solare o dell’eolico.
3. Quali sono i prossimi passi e le sfide per portare questo progetto su scala commerciale? R: Il prototipo ha dimostrato la fattibilità tecnica. I prossimi passi includeranno la costruzione di un impianto più grande, circa cinque volte le dimensioni attuali, da testare in un ambiente marino reale. Le sfide principali saranno ingegneristiche e materiali: garantire la resistenza alla corrosione dell’acqua salata, la durabilità dei cavi e degli aquiloni sottoposti a stress continui e la gestione dell’impatto sulla fauna marina. Sarà inoltre cruciale valutare l’efficienza energetica su larga scala e la competitività economica rispetto ad altre fonti rinnovabili.

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