Attualità
“Le riforme di Calenda”: Tobin tax “Per incassare miliardi”. Ovvero tasse su migliaia di miliardi…. che non ci sono! Quelli competenti…
Carlo Calenda finalmente ci annuncia il suo miracoloso programma draghiano e liberale per rilanciare l’Italia. Un programma che sa di tasse e di “minestra riscaldata”.
Vediamo il geniale leader di Azione e +Europa, colui che punta a raggiungere il 20% di voti, come intende rivoluzionare l’Italia prendendo le sue parole dal Corriere:
«Microtassa dello 0,1% su tutte le transazione digitali per finanziare 40 miliardi di tagli fiscali sul lavoro e sulle imprese. Noi e + Europa diciamo come lo facciamo, non come Berlusconi che promette da trent’anni decine di migliaia di euro di tagli che non ha idea di come finanziare. In questo modo andiamo a beccare anche gli evasori perché non possono scappare. Poi chiederemo una clausola da firmare»
Quella che viene descritta da Carlo Calenda è la famosa Tobin Tax, cioè una tassa sulle transazioni finanziarie di azioni e derivati che venne introdotta da Mario Monti nel 2012 con effetto dal primo marzo 2013. Semplicemente un bidone, un flop annunciato, scritto sulla carta da chi non ha idea di come funzionino le transazioni finanziarie, soprattutto speculative, moderne. Prendiamo ad esempio le trattazioni sui criptovalute: anche quando queste accadono su piattaforme centralizzate (quindi potenzialmente tassabili, sempre che uno riesca ad applicare l’imposta fuori dall’Italia….) queste transazioni avvengono senza nessun movimento di flussi finanziari, ma avvengono, in modo virtuale, all’interno della piattaforma. Non ci sono vere transazioni finanziarie se non quando si entra e si esce dalla piattaforma stessa. Quindi la tassazione, ammesso che avvenga, ci sarà solo all’entrata e all’uscita, l’investitore, o lo speculatore, potrebbe fare un miliardo di transazioni senza muovere un centesimo di euro. Idem per le piattaforme del cosiddetto “Social investing”, di cui personalmente diffidiamo, che in realtà non transano proprio nulla in fatto di azioni, ma fanno permanere il denaro sempre sulla piattaforma, conducendo le transazioni in modo virtuale. Sorvoliamo sul fatto che queste piattaforme abbiano sede all’estero, spesso in paesi senza specifici accordi con l’Italia o che apertamente escludono questi accordi.
Tra l’altro questa stessa identica tassa è già in atto genera nulla, è stata un flop, frena gli investimenti corretti, quelli che veramente muovono denaro, ha generato pochissimo e si pensava di abolirla nel 2022. Il paese che la introdusse per primo nel 1984, la Svezia, la abolì nel 1991 perché complessa e inefficace. In Italia ha generato poche centinaia di milioni, letteralmente nulla su 850 miliardi di incassi dello Stato. Una cifra ridicola. Per incassare, ad esempio, 6 miliardi di euro con una aliquota dello 0,1% dovremmo tassare movimenti digitali per 6 mila miliardi, solo all’incirca tre volte il PIL italiano. facile no?
La cosa divertente è che queste proposte vengono “Da quelli competenti”, da quelli che sanno, che una volta al governo farebbero un bel buco nell’acqua. Tra l’altro c’è qualcuno che controlla la partecipazione del Competente e Serio Calenda alle votazioni della Commissioni parlamentari a Bruxelles? Perché lui è tanto serio, e sicuramente non ne avrà persa una, soprattutto ora che si tengono di persona…
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