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Analisi e studi

Le radici dell’asse franco-tedesco: l’ultima divisione a difesa del bunker di Hitler a Berlino (Charlemagne) e le ultime due croci di ferro erano di SS francesi!

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Un piccolo ripasso di storia, a cui ne seguiranno altri per farvi capire con dettagli storici illuminanti la genesi dell’attualità. Molti oggi si chiedono quali siano le radici dell’asse franco-tedesco che oggi vediamo ben rappresentato nell’EUropa austera, se questa sia una “primizia” storicamente inedita o un’alleanza che affonda le sue radici nella storia. Ebbene, nonostante le mille guerre combattute fino al 1918, a partire dal secolo breve è stata forgiata un’alleanza di interessi tra Parigi e Berlino che dura tutt’ora, passando per Vichy e per le divisioni di nazisti francesi che combatterono per il terzo Reich difendendo addirittura il bunker Berlinese del Fuhrer fino alla sua supposta morte. In fondo tale deriva è stata perfettamente teorizzata dal famoso storico e saggista Robert O. Paxton il quale, con il plauso della gauche francese, ha dimostrato come a Vichy non si fosse arrivati per caso ma risultasse dai desideri ed anzi stesse nel DNA delle elites d’oltralpe, guarda caso le stesse che oggi governano l’EU, una creatura ideata dalle medesime menti che portarono Adolf Hitler al potere (il progetto dell’EU attuale ricalca quasi perfettamente negli effetti pratici la teorizzazione proposta dal fu ministro dell’economia nazista W. Funk per l’EUropa successivamente alla vittoria dell’asse, ndr).

Riprendo quindi con estremo piacere alcuni passi tratti dal libro del compianto Arrigo Petacco, “Nazisti in Fuga”, Oscar Mondadori, in grado di darci lumi sulla genesi della situazione attuale in seno all’EU:

“…la Charlemagne (composta da volontari francesi, ndr) fu l’ultima unità impegnata nella difesa del bunker di Berlino, e non tedesche, ma francesi furono le ultime due SS decorate personalmente da Hitler con la croce di ferro. …”

Pag. 38-39 – Nazisti in Fuga, Arrigo Petacco

Cosa possiamo derivare da quanto sopra? Semplicemente – e lo vedrete nelle prossime “puntate” – che i francesi furono –  e sono – affini agli ideali revanscisti tedeschi (forse dovrei dire pangermanici); ma anche che la radice nazista non è stata epurata con il processo di Norimberga (anzi in gran parte i criminali nazisti furono salvati, discorso validissimo quanto meno per le gerarchie tecniche, scientifiche ed industriali), per altro senza “spaventare a morte” i veri responsabili dello scempio visto che, al contrario dell’Italia dove Mussolini venne appeso per i piedi a Piazzale Loreto, le elites industriali tedesche che sorressero il Fuhrer godettero di certa ed organizzata impunità post bellica (…). Basti pensare che il superiore di Mengele, Clauberg, che sterminò migliaia se non milioni di innocenti, fu liberato dai russi su richiesta addirittura del presidente della Repubblica Federale Tedesca Adenauer, concedendogli addirittura una cattedra all’Università [ex iper nazista, ndr] di Kiel:

“…Clauberg era stato liberato per ultimo, nel 1955, grazie ad un accordo diretto fra il presidente della RFT Conrad Adenauer e il primo ministro sovietico Bulganin. Al suo rientro in patria, il “ginecologo” di Auschwitz non ebbe comunque problemi di sorta: gli fu addirittura assegnata una cattedra all’università di Kiel e partecipò a vari congressi internazionali illustrando le sue esperienze vissute nel “campo”  della ginecologia…”

Pag. 97 – Nazisti in Fuga, Arrigo Petacco

Oggi i nipoti del progetto nazista idealmente – di fatto – governano l’EU con i risultati (asimmerci) che vediamo ogni giorno.

Come conseguenza non ci si deve aspettare nulla di buono da questa EUropa se non si parla francese o tedesco. Anzi, bisognerà prepararsi secondo chi scrive ancora una volta ad osteggiare una deriva neolocoloniale quale era quella nazista ma con nuovi metodi, essendo ben consci che lo scopo eurofrancotedesco dei nostri giorni resta quello di sempre ossia riservare ricchezza e potere alle genti centro-europee (guarda caso i poteri coloniali tradizionali) a danno di tutti gli altri popoli del Vecchio Continente. O meglio, la gestione dell’affaire greco ci ha indicato precisamente questo tragico indirizzo.

Nel nostro caso, sta agli italiani decidere che epilogo scegliere per il proprio benessere nazionale, per la propria libertà e per la propria democrazia. E’ per altro certo che anche l’Unità d’Italia sia a rischio in assenza di reazione italica, avendo ben presente che essere colonia non sarà piacevole, anzi.

MD


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