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Analisi e studi

LE POLITICHE ENERGETICHE EUROPEE E NAZIONALI: QUALI STRATEGIE? – 1^ PUNTATA – L’ENERGIA NELLA COSTITUZIONE DELL’UNIONE EUROPEA (di Romina Giovannoli)

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“Le politiche energetiche europee e nazionali: quali strategie?” è una tesi di laurea che, dopo aver analizzato l’evoluzione storica della politica energetica, riassume il percorso intrapreso dall’Unione Europea per una politica energetica rispettosa dell’ambiente e analizza l’impegno dell’Italia per l’attuazione della politica energetica decisa dall’Unione Europea. Con una serie di articoli sarà esposto il contenuto di questa tesi.

Iniziamo con il primo articolo che espone il paragrafo 1.1 L’energia nella costituzione dell’Unione Europea del capitolo 1 L’evoluzione storica della politica energetica europea.

L’energia nella costituzione dell’Unione Europea ha ricoperto un ruolo di primaria importanza nei trattati. La CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio), istituita nel 1951 dal Trattato di Parigi, attribuì all’Alta Autorità, in seguito Commissione, una vasta competenza in materia energetica. I suoi obiettivi erano: la creazione di un mercato comune del carbone e dell’acciaio, in cui l’Alta Autorità ricopriva un ruolo di sorvegliante, accollandosi l’onore dell’ammodernamento della produzione e del miglioramento della qualità; la fornitura di prodotti a condizioni uguali a tutti gli Stati Membri; lo sviluppo delle esportazioni; il miglioramento delle condizioni di lavoro nelle industrie del carbone e dell’acciaio.

L’EURATOM, Agenzia Europea per l’Energia Atomica, creata dal Trattato di Roma del 1957, si poneva come obiettivo lo sviluppo dell’industria nucleare europea, considerata alla fine degli anni 50 un valido strumento per far fronte alla crescente dipendenza energetica europea da fonti esterne; e nello stesso tempo affidava alla Commissione ampie competenze riguardo al monitoraggio del fuel cycle nucleare (in modo particolare nelle fasi di approvvigionamento e smaltimento) e all’agevolazione degli investimenti in infrastrutture e ricerca e sviluppo.
La CECA e l’EURATOM si ponevano un principio comune, quello di fornire una politica comune europea nei settori del carbone e dell’acciaio e del nucleare mediante l’istituzione di regole e strumenti che si basavano su poteri sovranazionali che dovevano essere conferiti dagli Stati Membri della Comunità a un’istituzione centrale: nella CECA all’Alta Autorità e nell’EURATOM all’Agenzia di Approvvigionamento.

Questo ruolo di spicco dell’energia nella costituzione dell’Unione Europea man mano fini per affievolirsi fino scomparire del tutto; infatti a differenza dei due trattati che hanno dato vita alla CECA e all’EUTATOM, il trattato CEE (1957) non conteneva nessuna disposizione che conferiva alla Comunità competenze in ambito energetico, mettendo così in evidenza la volontà dei paesi membri di non porre nessuna base per una politica energetica comune , al punto da portarla a sviluppare azioni nel settore dell’energia facendo ricorso ad altre politiche come quelle del mercato interno, dell’ambiente, della ricerca scientifica e tecnologica, delle grandi reti, delle relazioni esterne ; così anche l’Atto Unico Europeo del 1986, il Trattato di Maastricht del 1992, il Trattato di Amsterdam del 1997 e il Trattato di Nizza del 2001 non avevano più preso in considerazione la materia energetica in modo sostanziale.

Anche nel Trattato di Lisbona del 2007 l’energia non ricopre un ruolo centrale anche se è inserita tra le competenze condivise dall’Unione Europea e gli viene attribuita una sezione specifica, il Titolo XXI; ciò porta ad un precario equilibrio tra due forze dominanti: la riluttanza degli Stati Membri a cedere all’Unione Europea la loro sovranità nazionale riguardo alle risorse naturali e al mix energetico e la volontà dell’Unione Europea di occuparsi di tale materia in virtù del principio di sussidiarietà. Questa ritrosia degli Stati Membri è dovuta dal fatto che l’energia rappresenta un settore strategico e di forte interesse nazionale e dalla divergenza degli interessi dei vari Stati Membri a causa delle loro strutture energetiche e delle loro diverse priorità in termini di sicurezza energetica.

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1) Matteo Vaccari, Antonio Villafranca, La politica energetica comune: il paradosso europeo, Global Watch ISPI, n°40, ottobre 2006, p.2.
2) Simone Tagliapietra, La politica energetica europea: evoluzione storica e prospettive future, Equilibri, Anno 2015, Volume 55, Fascicolo 1, p.116.
3) Matteo Vaccari, Antonio Villafranca, La politica energetica comune: il paradosso europeo, Global Watch ISPI, n°40, ottobre 2006, p.2.
4) Maurizio Boccacci Mariani, Raimondo Cagiano de Azevedo, Marina Capparucci, Paolo Guarrieri, Maria Grazia Melchionni, Grazia Maria Piana, Maria Rita Sebastiani, Umberto Triulzi, I quaderni europei, Il Trattato di Lisbona: genesi, struttura e politiche europee, febbraio 2011, n° 28, p.12.
5) Simone Tagliapietra, La politica energetica europea: evoluzione storica e prospettive future, Equilibri, Anno 2015, Volume 55, Fascicolo 1, p.117.

 


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