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Le due facce della Schnabel (Tedesca nella BCE) sull’inflazione, che comunque conducono alla povertà

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Mese che passa, teoria economica di moda alla BCE. Ieri sul Financial Times Isabel Schnabel, dirigente della BCE responsabile per le operazioni di mercato, ha affermato che la transizione pianificata dai combustibili fossili a un’economia più verde a basse emissioni di carbonio “pone rischi al rialzo misurabili per la nostra proiezione di base dell’inflazione a medio termine”.

Dopo che l’economia si è ripresa dall’impatto della pandemia di coronavirus, un forte aumento dei prezzi dell’energia ha portato l’inflazione al 5% a dicembre, un livello record per l’eurozona. Un effetto che però dovrebbe essere destinato a svanire quando la situazione dell’offerta si sarà adattata alla domand post covid. Peccato che poi la stessa Schnabel poi si rimangi un po’ questa affermazione affermando che l’effetto potrebbe non svanire così’ rapidamente

“Ci sono casi in cui le banche centrali dovranno rompere con il consenso prevalente secondo cui la politica monetaria dovrebbe guardare attraverso l’aumento dei prezzi dell’energia in modo da garantire la stabilità dei prezzi a medio termine”, ha affermato Schnabel…. A me sorge una banale domanda: che vuol dire? Che i prezzi non scenderanno e l’inflazione, da temporanea, diventerà stabile.

I prezzi dell’energia nei 19 paesi che condividono l’euro sono aumentati del 26% a dicembre rispetto all’anno precedente, vicino al livello record stabilito il mese precedente. I prezzi del gas naturale hanno raggiunto livelli record nella regione l’anno scorso, portando i prezzi all’ingrosso dell’elettricità a 196 euro per megawattora a novembre, quasi quadruplicando i livelli medi pre-pandemia, ha affermato il dirigente della BCE.

“Mentre in passato i prezzi dell’energia spesso sono diminuiti con la stessa rapidità con cui sono aumentati, la necessità di intensificare la lotta ai cambiamenti climatici può implicare che i prezzi dei combustibili fossili ora non solo dovranno rimanere elevati, ma anche continuare a crescere se vogliamo raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima”, ha affermato Schnabel.

Il professore di economia tedesco, entrato a far parte del consiglio della BCE due anni fa, è emerso come il critico più accanito tra i suoi massimi dirigenti del suo vasto programma di acquisto di obbligazioni, che ha acquisito un portafoglio di attività di 4,7 trilioni di euro da quando è iniziato sette anni fa.

Il bello  è che la Schnabel però aveva espresso un’idea molto diversa, cioè che l’inflazione fosse dovuta alla politica monetaria espansiva della BCE, cioè al QE eseguito anche attraverso il famoso programma PEPP, acquisto pandemico di titolo di stato dell’Area Euro, sino a 17800 miliardi di euro.  Un programma che, essendo inflazionistico, sempre secondo la Schnabel e in generale i tedeschi e i nordici, doveva essere ridotto passo passo, riducendolo da 90 a 20 miliardi di euro a ottobre.

La FED e la BoE hanno iniziato, anche in modo molto più deciso, una riduzione della politica espansiva, ma non si trovano ad affrontare il problema che la UE pone la BCE, cioè una politica verde energetica mal considerata che ha portato ad un’esplosione dei costi energetici e quindi dell’inflazione. La Schnabel teme che le aspettative inflazionistiche elevate possano far aumentare i salari in modo esce sì o, alimentando l’inflazione, o che lo stesso facciano aiuti eccessivi alle famiglie povere (che, evidentemente, secondo lei è meglio patiscano il freddo). Comunque si aspetta di dover intervenire, in questi due casi, per calmare l’inflazione. Vedremo come.

Philip Lane, capo economista della BCE, sembra non essere d’accordo. Venerdì ha detto all’emittente irlandese RTE che mentre l’aumento dei prezzi dell’energia è “una delle principali preoccupazioni”, quest’anno c’è stato “meno rialzo” ed era fiducioso che “l’offerta cambierà, le pressioni dovrebbero allentarsi nel complesso quest’anno”.

La Schnabel, o meglio LE Schnabel, non demordono: politica restrittIva deve essere, e così gli aumenti dei tassi di interesse. Nel caso in cui l’inflazione sia dovuta all’aumento dei costi energetici, per evitare che crescano i salari e che questo alimenti l’inflazione già accesa dai costi petroliferi. In questo modo l’economista tedesca fa ricadere completamente i maggiori costi energetici per le politiche verdi sulle spalle delle classi più deboli, che vedranno drasticamente ridurre il proprio potere d’acquisto, Nel caso in cui invece la causa dell’inflazione sia il QE, come sembrava ad ottobre, allora perchè non bisogna invitare i paesi a spendere di più, altrimenti ci sarebbe il “Moral Hazzard”, il “Rischio Morale” (in fondo per i tedeschi siamo tutti ladri e suonatori di mandolino in area mediterranea) , mantenendo così inalterati i differenziali di crescita e di occupazione fra i vari paesi. Anzi rendendoli inamovibili. Quindi la prima Schnabel pensa che interessi alti, meno crescita e più povertà creino energia verde, la seconda semplicemente non vuole che i paesi riducano i propri differenziali di occupazione, anche se poi vi parlerà di “Riforme”, che in pratica non riformano nulla.

Alla fine la morale sarà sempre questa: saranno i cittadini dell’area mediterranea a pagare l’austerità per i tedeschi, ma se glielo dite si arrabbiano.

 


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