Attualità
Le cose che Boeri non dice (ma che pensa)!!! di Raffaele SALOMONE MEGNA
Dire una mezza verità è come dire una mezza bugia?
Io credo di sì, soprattutto quando si parla di pensioni.
Le pensioni sono una cosa seria.
Tecnicamente sono un salario differito e devono assicurare ai lavoratori in quiescenza il reddito sufficiente a trascorrere la propria vecchiaia con dignità.
Fatta questa premessa, sui quotidiani “mainstream” non passa giorno in cui qualche pseudo esperto non ci metta in guardia sulla sostenibilità delle pensioni nel futuro.
Alti si levano i lai.
Alcuni dicono che non ci saranno i soldi per pagarle, altri, come Boeri, che sono addirittura indispensabili i migranti per garantire le risorse necessarie al sistema.
Quindi Salvini, secondo il pensiero del “Tito” nazionale di via Ciro il Grande, con la politica dei respingimenti metterebbe a rischio gli emolumenti futuri.
Ma dov’è la verità?
A tal uopo è illuminante questo aforisma.
“In un’isola, non meglio specificata, tutti i giovani autoctoni si mettono a lavorare alacremente, senza alcuna esclusione.
Ogni anno i contributi pensionistici vengono messi in una cassaforte, affinché nessuno possa appropriarsene indebitamente. E così si procede, mese dopo mese, anno dopo anno.
Ma purtroppo in quell’isola non c’erano altri giovani da avviare al lavoro.
Arrivati alla tanto agognata età di quiescenza, i lavoratori ormai vecchi vanno ad aprire la cassaforte. Tutte le somme versate negli anni stanno lì, le pensioni sono assicurate.
Ma dopo la gioia iniziale cadono nel più profondo sconforto: con quei soldi non avrebbero potuto fare nulla, poiché non c’era più nessuno che producesse alcunché”.
Quindi, quando si parla di sostenibilità di un sistema pensionistico, la domanda da porsi non è certo se ci siano o meno i soldi per pagare gli assegni di quiescenza, bensì se ci saranno in futuro beni e servizi che possono essere acquistati con le stesse pensioni.
Ma torniamo a quanto asserisce Boeri.
Se i lavoratori vanno in pensione e non sono più rimpiazzati, il sistema alla lunga non può reggere.
Secondo l’aforisma di sopra ciò è vero.
Affinchè tutto funzioni necessita un apparato produttivo in salute. Si si deindustrializza l’Italia perché la domanda interna è scientemente depressa, nessun sistema pensionistico può funzionare.
Nulla quaestio.
Ma allora perché mai dovremmo fare entrare dei lavoratori stranieri, tutti da formare, che non parlano italiano, quando l’Italia ha una disoccupazione al 15%?
E’ un dato che nel nostro paese ci sono oltre 6 milioni di persone disponibili all’impiego, cioè il 15% dei 39 milioni di residenti, con un’età compresa fra i 15 ed i 64 anni.
Infatti i disoccupati ammontano 2,9 milioni e le «forze di lavoro potenziali», cioè coloro che non hanno cercato un impiego nelle ultime 4 settimane, ma comunque restano disponibili a lavorare e che sono 3,2 milioni.
Boeri avrebbe ragione di volere gli immigrati se i lavoratori italiani fossero già tutti occupatati e quindi avremmo bisogno, per mantenere il sistema, di nuove forze lavorative.
L’Italia, però, non si trova nelle stesse condizioni della fantomatica isola del nostro aforisma.
Non è neanche vero che ci sono alcuni lavori, come quelli stagionali agricoli, che gli italiani non vogliono fare.
E’ illuminante quanto riportato da Maurizio Gustinicchi nel post pubblicato su Scenari Economici il giorno 5 luglio u.s. ( https://scenarieconomici.it/gilberto-e-la-busta-paga-bracciante-agricolo/).
I nostri connazionali sono disponibili a qualsiasi tipo di lavoro, stagionale o non, purché sia retribuito così come dispone l’art. 36 della nostra Carta Costituzionale: “ Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.”
Allora perché mai Boeri insiste sui migranti?
Boeri è un esponente di rilievo dell’elite globalista, parla di lavoratori immigrati, ma in realtà pensa ad immettere nel sistema dei neoschiavi disposti a fare quelle lavorazioni al nero, senza contribuzioni assicurative e pensioniste e con una paga che non arriva neanche al cinquanta per cento di quella sindacale.
Si costituisce così quello che Marx chiamava “esercito di riserva del sistema capitalistico” e soprattutto si sposta la lotta di classe dal piano verticale a quello orizzontale.
I lavoratori, i proletari non indirizzeranno le proprie rivendicazioni verso l’alto, verso le lobbies e la casta, ma nei confronti degli ultimi, i migranti, pronti a fare qualsiasi attività, con qualsiasi salario, ai limiti della sussistenza, non avendo senso di appartenenza e senso di classe.
In questo modo si annullano più di cento anni di lotte operaie, sia italiane che europee.
Queste sono le cose che Boeri pensa, ma che non dice.
Raffaele SALOMONE MEGNA
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