Le borse cinesi in difficoltà, fra interessi elevati e indagini su Foxconn

Brutte giornate per le borse cinesi, sia Shanghai sia Hong Kong.

Lo Shanghai Composite è crollato dell’1,47% per chiudere a un minimo di quasi un anno a 2.939, mentre lo Shenzhen Component è sceso all’1,51% per terminare a un minimo di quattro anni a 9.426, lunedì, a causa dell’aumento dei rendimenti obbligazionari e delle incertezze geopolitiche in Medio Oriente, che hanno smorzato il sentimento di mercato a livello globale.

Gli investitori sono diventati cauti anche in seguito alla notizia che la società madre di Foxconn Industrial, uno dei principali fornitori degli iPhone di Apple, è stata sottoposta a controlli fiscali e indagini sull’uso delle risorse territoriali e ambiantali. Il presidente e fondatore Terry Guo, tra l’altro candidato presidente a Taiwan, è anche personalmente al centro dell’inchiesta.

Le azioni di Foxconn Industrial sono crollate del 10% lunedì, seguite da altri titoli tecnologici come IEIT Systems (-4,6%), Cambricon Technologies (-20%), ZTE Corp (-3,8%), Jiangsu Hoperun (-5,2%) e Eoptolink Technology (-8,6%). Sono crollati anche i pesi massimi dei settori dell’energia, dei consumi e dell’immobiliare.

Vediamo che la Borsa è tornata praticamente al livello dell’epoca Covid. Anche la Borsa di Hong Kong sta toccando dei minimi che, dal punto di vista storico, appaiono perfino più gravi:

Per deprimere la borsa cinese non era sufficiente la situazione già molto pesante legata all’innalzamento dei tassi di interesse, partito dagli USA. Era necessario anche aggiungere delle incertezze legate all’ambiente imprenditoriale locale nei confronti di una delle maggiori aziende del settore dell’elettronica. Una mossa di cui, francamente, nessuno sentiva il bisogno in questo momento.