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Le aziende europee e mediorientali sono molto più deboli

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Saldatore in fabbrica

Quasi il 30% delle aziende in Europa e in Medio Oriente ha bilanci deboli dopo che le imprese si sono indebitate durante la pandemia di Covid-19 e ora devono affrontare gravi pressioni a causa dell’aumento dei tassi di interesse e dell’impennata dell’inflazione, come riporta Bloomberg, citando Alvarez & Marsal.

Nel 2022 circa il 28% delle aziende sarà considerato in questa categoria, mentre l’8,4% sarà considerato in difficoltà, ha dichiarato la società di consulenza in un rapporto, evidenziando il Medio Oriente, la Spagna e la Germania come le regioni con la più alta percentuale di difficoltà. -Bloomberg

Rispetto all’anno scorso, il numero di aziende con bilanci deboli è leggermente aumentato – e del 12% rispetto ai livelli pre-pandemia, secondo il rapporto.

Ciò riflette l’ammontare del debito garantito dallo Stato che le aziende hanno contratto durante la pandemia, lasciando i bilanci “sempre più tesi a causa dei pesanti carichi di debito e dei tassi di interesse più elevati”, secondo il rapporto.

“La capacità delle aziende di generare profitti per pagare livelli di debito più elevati si sta gradualmente riducendo”, scrivono gli autori del rapporto, tra cui Paul Kirkbright, responsabile della ristrutturazione finanziaria per l’area EMEA, e l’amministratore delegato Allesandro Farsaci.

Quali sono i principali fattori di debolezza? Metriche come il rapporto debito netto/Ebitda (debito/reddito operativo), la copertura del servizio del debito e gli indici di copertura degli interessi.

Nel frattempo, le aziende hanno dovuto fare i conti con l’aumento di 400 punti base dei tassi di riferimento da parte della BCE nell’ultimo anno, a cui si sono aggiunte pressioni inflazionistiche da record in tutta l’eurozona. Di conseguenza, i mutuatari più deboli si sono trovati esclusi dai mercati dei capitali e meno in grado di rinnovare il debito esistente.

Lo studio di A&M ha preso in esame 7.000 società quotate e private con un fatturato annuo di almeno 22 milioni di dollari in 33 Paesi europei e del Medio Oriente.

Quali sono i settori più deboli?

  • Aziende di produzione dei beni consumo non alimentari
  • Media
  • Intrattenimento
  • Energia e servizi di pubblica utilità

Le aziende che si basano sulla spesa discrezionale dei consumatori hanno visto la loro percentuale di sofferenza salire a circa il 13% nel 2022 rispetto all’8,5% del 2021. Un segno del progressivo impoverimento dei cittadini.

Per le aziende del settore energetico e dei servizi di pubblica utilità, le turbolenze sui mercati europei delle materie prime hanno avuto un “effetto binario”, secondo il rapporto. Mentre alcune hanno ottenuto margini operativi più elevati in seguito all’impennata dei prezzi del petrolio e del gas, molte società di servizi hanno faticato a trasferire ai clienti tariffe più elevate. Secondo il rapporto, la percentuale di aziende del gas in difficoltà è salita al 19% nel 2022 rispetto al 6,5% dell’anno precedente.

Per quanto riguarda i singoli Paesi, gli autori hanno sottolineato che la Germania potrebbe essere “in anticipo sulla curva” per quanto riguarda le attività di ristrutturazione, grazie ai test sulla liquidità imposti dal quadro giuridico del Paese. In Spagna, pur essendoci un’alta percentuale di aziende in difficoltà, i livelli sono diminuiti rispetto all’anno precedente, in parte a causa di una “spettacolare ripresa del turismo”, si legge nel rapporto. -Bloomberg

Secondo Kirkbright e Farsaci, le condizioni finanziarie ancora più rigide e la recessione aggraveranno i problemi nel prossimo anno, scrivendo: “Prevediamo che l’inasprimento delle condizioni costringerà un maggior numero di aziende a perseguire attivamente misure di deleveraging e ristrutturazione”.Cioè a svendere per ripagare i debiti. Il prossimo anno ne vedremo delle belle.

 


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