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Esteri

L’Azerbaigian chiede la restituzione di quattro villaggi all’Armenia. La Turchia si offre come mediatore

L’Azerbaigian chiede all’Armenia di restituire quatttro villaggi enclave in Armenia, questa chiede la restituzione di 31 villaggi. Il conflitto è dietro l’angolo. Gli USA propongono la Turchia come mediatore, ma Ankara non è paese terzo nel conflitto

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Il villaggio fantasma di Baghanis Ayrum

L’Azerbaigian ha chiesto la restituzione immediata di quattro villaggi sotto l’occupazione dell’Armenia, secondo quanto dichiarato sabato dal Vice Primo Ministro Shahin Mustafayev.

L’ufficio di Mustafayev ha detto che le commissioni statali dell’Azerbaigian e dell’Armenia si sono incontrate giovedì per la settima volta sulla delimitazione dei loro confini reciproci, mentre i Paesi vicini continuano i colloqui per un trattato di pace.

Le dichiarazioni hanno definito “false” le notizie secondo cui l’Azerbaigian avrebbe occupato 31 villaggi armeni, osservando che “è del tutto infondato affermare che le terre appartenenti a 31 villaggi dell’Armenia sono state ‘occupate’ fino alla determinazione dei confini”.

“Quattro villaggi che sono sotto l’occupazione dell’Armenia e non sono exclavi (Baganis Ayr, Aşagi Eskipara, Heyrimli e Kizilhacili) appartengono indiscutibilmente all’Azerbaigian e dovrebbero essere restituiti immediatamente. Si tratta in realtà di località orami abbandonate proprio a causa del conflitto.

Nel circolo, l’area contesa

“La questione della restituzione di quattro villaggi exclave (Eskipara superiore, Sofulu, Berhudarli e Kerki), che sono sotto l’occupazione dell’Armenia, sarà risolta nell’ambito del processo di determinazione dei confini”, si legge.

Le relazioni tra Baku e Yerevan sono rimaste tese dal 1991, quando l’esercito armeno occupò il Nagorno-Karabakh, un territorio riconosciuto internazionalmente come parte dell’Azerbaigian, e sette regioni adiacenti.

La maggior parte del territorio è stata liberata dall’Azerbaigian, o occupata, a seconda dei punti di vista, durante una guerra nell’autunno del 2020, che si è conclusa dopo un accordo di pace mediato dalla Russia che ha anche aperto la porta alla normalizzazione.

L’Azerbaigian ha stabilito la piena sovranità nel Karabakh dopo un'”operazione antiterrorismo” nel settembre 2023, al termine della quale le forze separatiste  di etnia armena della regione si sono arrese, nonostante i tentativi di Yerevan di aiutarle. Il tutto si è concluso con l’esodo di decine di migliaia di armeni che hanno abbandonato la regione.

La richiesta di restituzione dei quattro villaggi potrebbe costituire un pericoloso casus belli fra i due paesi, in una situazione in cui l’Armenia più volte ha denunciato lo spirito aggressivo di Baku.

La Turchia si propone di mediare

Fallita la mediazione russa, mai realmente efficace, si ta cercando un’alternativa a questa necessaria funzione, prima che scoppi un nuovo conflitto militare. Gli Stati Uniti propongono alla Turchia di assumere il ruolo di mediatore, anche per spingere  la Russia fuori dalla regione in modo definitivo. Nonostante ciò, per l’Armenia questa candidatura è più che dubbia e i partner americani ne sono consapevoli.

La fattibilità della mediazione della Turchia ha iniziato ad essere discussa attivamente in Armenia dopo la dichiarazione congiunta del Segretario di Stato americano Antony Blinken e del Ministro degli Esteri turco Hakan Fidan. Hanno annunciato la “disponibilità a lavorare insieme per promuovere un trattato di pace equilibrato e duraturo tra Armenia e Azerbaigian”.

In risposta, gli esperti armeni hanno ricordato che un mediatore dovrebbe essere una parte neutrale in grado di risolvere le controversie. Tuttavia, la stessa Turchia ha questioni irrisolte con l’Armenia, tra cui un confine chiuso.

Nello stesso tempo la Turchia ha armato e arma l’Azerbaigian, per cui appare complesso considerarla una parte esterna al conflitto un coorso.


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