Politica
LAURA AGEA, candidato M5S alle Europee per il centro Italia, e la sua idea di Europa
Introduzione
Venerdi sera ho avuto modo di ascoltare la candidata Laura Agea nel corso di un convegno sul lavoro e la disoccupazione e, colpito dall’umanità della persona e dai contenuti del suo discorso, mi sono fatto consegnare lo scritto che pubblico questa mattina.
E’ con vero piacere che vi presento un candidato M5S, uno di quelli che solitamente viene considerato un nullafacente e un impreparato. Faccio notare che stiamo parlando di gente pulita e che mai prima si è occupata di politica. Pertanto, visto il contenuto del pezzo, ritengo che veramente abbiamo bisogno di persone fresche, nuove, intonse e preparate come Laura. Buona lettura!
Maurizio Gustinicchi
Economia 5 Stelle
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LA PAURA DELL’EUROPA
Vorrei parlarvi questa sera della paura dei lavoratori europei, cioè del timore che l’integrazione definitiva europea generi, soprattutto in questi tempi di crisi economica e finanziaria, la compressione dei diritti e l’indebolimento dei sistemi nazionali di protezione sociale.
Nel 2010 Mario Monti, sempre lui, emette il cosiddetto Rapporto Monti.
Esso, doveva rappresentare il punto di partenza di una strategia per il rilancio del mercato unico ma le parti sociali in realtà vengono state messe all’angolo e piano piano la gente europea ha accresciuto la paura e la disaffezione verso l’Europa.
Le politiche comunitarie del lavoro si sono scontrate con le difficoltà di ogni nazione con una crisi economica senza precedenti, sino al 2011 mondiale, ma poi generata dall’austerity che le politiche del centrodestra europeo hanno imposto a tutto il sud-europa. Piano piano le politiche sociali ed occupazionali sono state fatte sparire perché le multinazionali europee hanno imposto che lo stato naturale debba fare il suo corso: se uno nasce sfortunato è un problema suo.
Invece noi sappiamo che il nostro motto è NESSUNO DEVE RIMANERE INDIETRO!
Il Consiglio Europeo ha cercato di emanare linee guida agli Stati sulle politiche nazionali, vedi “Europa 2020″, ma si sono tradotte semplicemente in un insieme di parole (più che in azioni effettive) e anche le politiche di flexicurity si stanno dimostrando solamente un cumulo di parole spalmato sulla cenere della disoccupazione:
SLIDE 1: la disoccupazione italiana quando Monti è venuto ad applicare il suo rapporto come vedete è migliorata
SLIDE 2: non vi dico come ha risolto i problemi della gioventù
Tutti gli “inutili” sforzi di questi “geni” della lampada, Rapporto Monti, programma EUROPA 2020, ecc ecc non hanno prodotto gli esiti sperati proprio soprattutto, perché i governi nazionali, liberi di accogliere o meno le proposte promosse con la tecnica del coordinamento (tecnica regolativa non vincolante):
1) non sono sostenute quindi da un sistema sanzionatorio per chi non li applicava;
2) si sono scontrati con l’asprezza delle politiche di austerity che è stata volutamente attuata per SMANTELLARE L’OCCUPAZIONE e poter EFFETTUARE LE RIFORME STRUTTURALI con la scusa che le riforme avrebbero aumentato le chance delle aziende e aumentato la ripresa delle fabbriche e del lavoro.
SLIDE 3: la riduzione del deficit per mezzo dell’aumento delle tasse da parte di Monti
SLIDE 4: la riduzione del PIL causato dalla sottrazione di risorse da parte dello stato tramite tasse
Su queste nostre idiozie perpetrate dai nostri politici, dagli EUROBUROCRATI COME MONTI dobbiamo aggiungere i cambiamenti indotti dalla globalizzazione: il mercato del lavoro è segnato da tentazioni di dumping sociale e dalla difficoltà di costruire reti di solidarietà.
L’altro giorno in Sardegna Beppe Grillo ha parlato dell’importanza della Comunità che ti accoglie, ti alleva, ti assiste, ti coccola, ti fa sentire amato e protetto. Ha spiegato bene a chiare lettere che IL CAPITALISMO E’ QUESTO CHE VEDIAMO E CHE NON CAMBIERA’ MAI ! ! !
Ora il movimento ci offre la possibilità di superare la paura dell’Europa, cercando di elaborare sistemi regolativi allineati ai valori fondativi della civiltà europea del lavoro! Sarà importante ripensare il modo di fare azienda e il modo di concepire il lavoro ed il suo mercato. coinvolgere le parti sociali nelle fasi decisionali cruciali per il lavoro anche magari ricercando soluzioni differenziate per aree geografiche ma soprattutto fare un estrema lotta al dumping sociale.
“Social dumping” si ha quando il costo del lavoro permette prezzi decisamente inferiori a quella standard di mercato.
Si parla di social dumping già nel 1920 e nella seconda metà del Novecento, il concetto viene usato a proposito dell’esportazione di prodotti Giapponesi negli Usa; storico fu il caso nel 1993 del trasferimento della produzione della Hoover da Digione, in Francia, a Cumbuslang in Scozia, quando 400 lavoratori, a termine, scozzesi accettarono salari inferiori a quelli dei loro colleghi francesi, che in 600 persero il loro posto di lavoro. Insomma, una forma particolare di delocalizzazione.
Attualmente, si tende a parlare di social dumping per quei prodotti realizzati in Paesi dove gli standard sociali, la legislazione del welfare, le norme relative alla tutela sociale e ambientale, sono a tal punto labili, da permettere l’abbattimento del costo del lavoro. E’ ben noto il caso di paesi come la Cina, dove è ammesso la sfruttamento minorile, non esistono norme di sicurezza né di tutela del lavoratore o dell’ambiente.
Si può parlare di social dumping anche a seguito di prezzi altamente competitivi grazie a contributi o sussidi di stato, per cui una azienda può presentare una offerta inferiore a quella di altre imprese danneggiando così i lavoratori di queste ultime: il caso può verificarsi quando una azienda sussidiata, o che gode particolari agevolazioni anche di natura fiscale, si confronta nel mercato con imprese che non hanno alcun beneficio: forse quest’ultimo è il caso che meglio di altri individua la concorrenza sleale, o, per continuare a rifarci alla terminologia britannica, di “unfair competition”.
Questo caso si riallaccia al dumping sociale anche per la pratica tedesca dei Minijobs che alterano la concorrenza in europa sino al punto di aver messo fuori mercato alcune aziende non tedesche.
SLIDE 5: i minijobs
Adesso basta, lotteremo per mettere il lavoro al centro dell’europarlamento sino ad oggi oscurata dall’ossessione per la produttività che, ci tengo a farlo presente, come la intendono gli organismi internazionali altro non è che una semplice redistribuzione dal lavoro al grande capitale internazionale.
LAURA AGEA
CANDIDATA ALLE EUROPEE
PER IL MOVIMENTO 5 STELLE
COLLEGIO CENTRO-ITALIA
(UMBRIA, MARCHE, LAZIO E TOSCANA)
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