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L’AMARA VERITA’ DIETRO LA LIBERAZIONE DEI PESCATORI SICILIANI. La causa sono stati i dilettanti allo sbaraglio al governo

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Vi proponiamo un estratto dal sito eleggio.info, che svolge una attenta e approfondita analisi delle cause del rapimento, delle modalità di liberazione ed in generale del comportamento del governo, un’accolita di dilettanti allo sbaraglio. Se andate a leggervi tutto il pezzo vedrete anche un’interessante comparazione storica con i governi degli anni ’70 e ’80, quando si faceva politica estera in modo professionale e con l dovuta attenzione. 

Buona lettura. 

Di Maio e la missione in Libia di settembre

I pescatori di Mazara liberati in queste ore, hanno dato inizio ovviamente a festeggiamenti e sospiri di sollievo, ma nessuno racconta cosa avvenuto e perchè siano stati rapiti. Vi dicono, da settimane, e lo dicono anche coloro che ci governano e hanno causato il rapimento, che questo è avvenuto per loro colpa. Perchè a loro rischio e pericolo si sono spinti a pescare in acque contese. Davvero? E come mai nessuno ha fatto notare che esattamente mentre i pescatori venivano rapiti, Luigi Di Maio arrivava in Libia per appoggiare l’intesa tra il Presidente del parlamento di Tobruk, Aguila Saleh, e il capo del Governo di accordo nazionale libico, Fayez al-Serraj? Una coincidenza? Un incontro, quello, che aveva come scopo la delegittimazione del generale Haftar che, per ritorsione, ha sequestrato gli italiani che ora sono stati rilasciati, guarda caso, con una sospetta celebrazione pubblica e di risonanza internazionale della sua leadership attraverso la visita con cui Conte e Di Maio sono andati col cappello in mano a Bengasi, facendo da comparse con le braghe calate in una cerimonia che aveva come scopo il rafforzamento dell’immagine pubblica del leader libico; ma, soprautto, una sua consacrazione come protagonista indiscusso della crisi libica e delle trattative per la sua soluzione. Gli è stata data autorevolezza, che è forse, io credo, quello che lui ha trattato per ridarci in cambio i pescatori in ostaggio e che, solo pochi giorni fa, avevano avuto la notizia che sarebbero andati sotto processo invece che essere rilasciati. Una cosa di una gravità inaudita.

L’Italia e la Turchia. E il ricordo di una Italia che non c’è più

Per renderci conto delle differenze tra il nostro governo e un qualsiasi altro governo, possiamo portare l’esempio della nave turca sequestrata e liberata in soli sei gorni. Il problema si è risoloto con qualche dichiarazione di Erdogan che ha minacciato rappresaglie e azioni militari immediate sui territori libici. Che è la stessa cosa che faceva l’Italia quando era un Paese normale governato da gente autorevole. Come non menzionare il Ministro della Difesa del 1980 Lelio Lagorio, che sulla base degli accordi di Malta per proteggere il fronte sud dalla minaccia sovietica dell’accerchiamento, inviò nel mediterraneo le flotte italiane con cannoni e missili spianati contro i libici che, per quegli accordi, dovevano essere mandati via dalle acque maltesi e dai posizionamenti sull’isola. Stiamo parlando di una Italia che è stata, di fatto, non solo la protagonista assoluta ma la ragione del crollo dell’Unione Sovietica, messa all’angolo dopo i tentativi di “finlandizzazione” dei Paesi europei più influenti, grazie al posizionamento a Comiso, in Sicilia, dei missili nucleari Cruise puntati su Mosca. Questo eravamo noi, l’Italia. Ora abbiamo il bibitaro che va a far danni in giro per il mondo ma siamo tutti contenti perchè si taglia lo stipendio. Forse…

Un rapimento politico per sottomettere l’Italia

Ormai, come denunciato da Adolfo Urso, è evidente che quello del peschereccio di Mazzara non è stato affatto un incidente ma un rapimento politico con lo scopo di umiliare l’Italia e sottometterla per punirla delle manifestazioni pubbliche che avevano messo in ombra Haftar. Ma attenzione, vorrei precisare che, ovviamente, qui nè io nè Urso – men che meno chiunque – metta in discussione una linea di politica estera di quel tipo. Qui si mette in discussione il modo di operare imprudente di dilettanti allo sbaraglio che mettono a repentaglio la vita dei cittadini italiani e l’onore della nazione. E se queste persone, con la stessa incapacità, senza neanche accorgersene, facessero sgarbi simili a chi è capace di sganciarci di sopra una bomba nucleare? Ma davvero possiamo accettare ancora tutto questo? Il rapimento che si è concluso con queste celebrazioni in pompa magna e la visita ufficiale addirittura del Presidente del Consiglio italiano, ha infatti avuto come risultato il consacrare Haftar come interlocutore per la Cirenaica in un momento storico dove in Libia gli si voleva sottrarre questo ruolo e questa importanza. Un pastrocchio, una figura barbina dell’Italia, che prima va a fare la riverenza a chi è contro Haftar e poi appena Haftar ci minaccia va a fare la riverenza a quest’ultimo. Ora, domandiamoci, ma quale credibilità pensate possa avere l’Italia nei vertici Nato? Pensate davvero che quando vanno prese alcune decisioni venga consultato Di Maio? Quando finirà questa barzelletta che, in realtà, è ormai un vero e proprio incubo? Ma, sopratutto, capite che questo modo di operare da parte del governo manda un messaggio ai ribelli libici secondo il quale, quando vedono degli italiani, sono bocconi prelibati da rapire per chiedere qualcosa in cambio? Lo capite che questo modo di comportarsi significa mettere a repentaglio la vita di un imprenditore che va in Libia per lavoro?

Il grande fratello e i perfetti sconosciuti che giocano a fare i vip

Ma come accennavo sopra qui non si discute sulla scelta di settembre di isolare Haftar. Qui si discute sui modi. Ed il problema, signori miei, è il narcisismo dei perfetti sconosciuti che dal grande fratello sono diventati ministri o altro, e quindi adesso pensano di giocare al gioco della visibilità, per pavoneggiarsi e fare viaggi e pranzi importanti. Mi spiego: a settembre se il governo italiano aveva deciso quella linea, era proprio opportuno in quel quadro e in piane guerra civile, fare le visite ufficiali con i leader opposti e nemici di Haftar? Durante tutti gli anni 70, gli accordi geopolitici più importanti della nostra storia, sono stati siglati anche a voce dai dirigenti dei servizi segreti, a Beirut, mentre i ministri rimanevano a Roma senza fiatare e senza che, di quegli accordi, qualcosa trapelasse sui giornali. Era necessaria la passerella di Di Maio a settembre per quelle quattro cose che si sono detti? Non era sufficiente mandare un ambasciatore a colloquio, o un incaricato, senza avere le televisioni libiche a riprendere l’incontro?


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