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La Von Der Leyen vuole intervenire sul mercato dei prezzi energetici. Ora iniziate ad avere paura

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Finalmente anche a Berlino e a Bruxelles iniziano a vedere il problema causato dagli enormi prezzi energetici, e vogliono porre un rimedio. Purtroppo, conoscenoli, sarà quello sbagliato e quindi dovete iniziare ad avere paura.  La Commissione ha cessato con la sua precedente difesa della struttura del mercato dell’energia elettrica dell’UE – e seguono le crescenti pressioni degli ultimi mesi da parte dei governi membri che sostengono che il sistema non è stato progettato per affrontare l’emergenza energetica scatenata dall’impennata dei prezzi a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

I governi hanno varato misure che vanno dagli aiuti diretti alle famiglie ai tetti ai prezzi dell’energia. Ma poiché la spesa per le misure a breve termine in Paesi come la Grecia ammonta ormai a quasi il 4% del PIL, i legislatori stanno spingendo molto per un intervento a livello europeo.

“Dobbiamo sistemare il mercato dell’energia. La soluzione a livello europeo è di gran lunga la migliore che abbiamo”, ha dichiarato lunedì il ministro dell’Industria ceco Jozef Síkela, annunciando la convocazione di una riunione d’emergenza dei ministri dell’Energia del blocco per il 9 settembre. Un portavoce del governo ceco, che detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’UE, ha dichiarato che un tetto massimo di prezzo europeo sarebbe “sicuramente sul tavolo”.

L’opinione dei Paesi dell’UE si sta rapidamente spostando a favore di una revisione dei mercati energetici, che in precedenza era un’opinione minoritaria.

“È necessario apportare cambiamenti strutturali che contribuiscano a far scendere nuovamente e rapidamente i prezzi”, ha dichiarato il cancelliere tedesco Olaf Scholz in una conferenza stampa a Praga, aggiungendo: “C’è una grande disponibilità a cambiare qualcosa, e questo mi sembra molto reciproco tra i capi di Stato e di governo in Europa”.

Il problema è che la soluzione, allo stato attale si arresterà alla superficie, cioè alla revisione del sistema di definizione dei prezzi del gas naturale , con una possibile, necessaria, revisione del sistema TTF, e della fissazione dei prezzi di scambio dell’energia, sganciandoli dall’attuale sistema che li lega al sistema più costoso di generazione (il gas) e  invece collegandoli, probabilmente ad una media. Questo però non viene a fronteggiare l’effettivo problema, alla base dell’attuale crisi, cioè la scarsità energetica della UE e la sua eccessiva dipendenza da volatili fonti esterne e da inaffidabili fonti rinnovabili. 

Sganciare il prezzo dell’elettricità da quello del gas è una mossa che abbasserà i prezzi, ma, nello stesso tempo, non risolve il problema della scarsità energetica. Il gas è la forma di generazione marginale, attivata per far fronte ai picchi produttivi, ma se questa non viene sufficientemente ripagata, a fronte dei prezzi alti del metano, semplicemente si rischia di non avere generazione per far fronte ai picchi di domanda. Senza questo elemento apriamo la strada a una stagione di black out invernali. 

Il problema è semplice: non possiamo regolare i prezzi solo con dei correttivi, comunque dovuto. La vera regolazione dei prezzi deriva dalla manovra sull’offerta, da un incremento attuale prospettivo nell’offerta di gas  naturale e di altre forme energetiche. Le pure  manovre sui prezzi, i tetti, i giochi legati al ricalcolo, possono dare un sollievo temporaneo, ma sono inutili, anzi dannosi,  se non sono seguiti da una politica espansiva dell’offerta, che può derivare solo da una de-regolamentazione dell’estrazione del gas, da una sua incentivazione, così come dall’incentivazione di altre forme di produzione elettrica, dall’idroelettrico al nucleare. La politica della Commissione non sarà che l’ennesimo pannicello caldo  che aprirà la strada ad una crisi ancora peggiore. 

 


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