Attualità
La Von Der Leyen va negli USA e si arrende su acciaio e alluminio
Quando la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen farà la sua comparsa al vertice con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden venerdì, sembrerà che Bruxelles stia arrendendosi vergognosamente alle pressioni americane, e probabilmente sarà vero.
Von der Leyen sta praticamente gettando la spugna, offrendo l’adesione dell’UE al club dell’acciaio e dell’alluminio in cambio della pacificazione di Washington sulle tariffe commerciali, esplitando la sottomissione della UE agli USA. Questo si tradurrà nell’imposizione di dazi a tutti i paesi che gli USA definiscono “Non di libero mercato”, cioè in primis Cina e Russia, e tutto questo in modo automatico. Non si tratterà di bruscolini, ma di percentuali pesanti, almeno del 25%.
Questa mossa indebolirà ulteriormente l’ormai fragile posizione dell’UE sul commercio globale, dimostrando la sua incapacità di difendere i valori fondamentali dell’OMC che ha tanto sostenuto in passato. Gli eurocrati dell’UE sembrano disorientati, incapaci di opporsi alle richieste americane, dimostrando una mancanza di spina dorsale che lascia molti dei suoi funzionari commerciali sconcertati. Tra l’altro non si capisce neanche se queste sanzioni si sommeranno o meno a quelle del CBAM, il meccanismo di “Aggiustamento al carbonio”; cioè gli ulteriori dazi, già decisi dalla UE, per conmpensare la tassazione interna delle emissioni. Alla fine l’insieme di queste tasse renderà praticamente impossibile l’esportazione di acciaio e alluminio nella UE.
Secondo fonti anonime dell’UE, la squadra della Von der Leyen sembra essere totalmente succube delle richieste statunitensi, senza alcuna volontà di difendere gli interessi dell’Unione Europea. Questa resa ignominiosa rappresenta un tradimento verso l’ordine globale che l’UE una volta si vantava di proteggere, dimostrando l’asservimento senza dignità dell’UE agli Stati Uniti. Però anche i meno acuti ormai si rendono conto come la Commissione europea non sia che un’emanazionedel governo dei Dem USA di cui assorbe, come carta cucina, le priorità.
Nonostante la resistenza iniziale alla politica protezionistica di Trump nel 2018, l’UE sembra aver rinunciato a qualsiasi pretesa di integrità, accettando il piano di tariffe congiunte proposto dagli Stati Uniti, dimostrando un’incapacità totale di difendere le sue posizioni. Questa decisione avrà un impatto devastante sull’indipendenza economica dell’UE e rafforzerà la narrativa che l’UE si è piegata alle richieste degli Stati Uniti.
A pagare il costo della fine delle politiche di libero commercio internazionale della Commissione saranno i consumatori europei che presto vedranno una fiammata nei costi dei prodotti durevole e semidurevoli. Perchè qualcuno dovrà sopportare tutto questo protezionismo e i dazi è noto che non si pagano da soli.
Ovviamente si cercherà di far salvare la faccia un po’ a tutti: gli USA maschereranno parte delle sanzioni con la riduzione delle emissioni di CO2 nell’alluminio, un qualcosa per il quale non hanno neppure un sistema di misurazione e non lo avranno almeno sino al 2025. La UE cercherà di seppellire questa resa sotto una serie di indagini anti-dumping contro la Cina: dopo l’auto EV vedrete che passeranno alle turbine eoliche (compendo un suicidio delle proprie politiche ambientali), poi sulla produzione di qualche altro bene industriale, ingorando che semplicemente Pechino ha un vantaggio legato alle dimensioni del proprio mercato interno che gli permette di infischiarsene degli altri competitor.
Se questa è la strada che l’UE sceglie di percorrere, il suo futuro sul palcoscenico globale è destinato a essere insignificante e irrilevante, con poche speranze di recuperare la propria posizione come difensore del commercio internazionale equo e basato su regole. I singoli stati nazionali, che si differenzavano nelle proprie posizioni, riuscivano a mostrare una maggiore autonomia rispetto a una specie di super stato, che non è in grado di difendere nessuna posizione autonoma.
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