Economia
La Spagna è in grave ritardo sulla attuazione del suo Next generation Ue

Mentre in Italia le opposizioni da mesi accusano il governo per presunti ritardi e inadempienze sul PNRR, l’Europa continua invece ad avere tutt’altro atteggiamento verso il nostro paese e il suo approccio al grande piano di resilienza e resistenza. Il lavoro fatto in questi ultimi due anni da Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo della Ue, è stato encomiabile ed ha permesso al nostro paese di essere di gran lunga il primo per obiettivi raggiunti e tra i primi anche per quanto riguarda la spesa. E questi sono dati certificati dall’ìuktimo rapporto della Commissione europeo. Un rapporto che invece è tutt’latro che lusinghiero per il secondo maggiore beneficiario dei fondi, quella Spagna, cosi tante volte esaltata come modello economico da parte della nostra sinistra.
Alla Spagna sono stati stanziati almeno 163 miliardi di euro ( al nostro paese ne sono stati stanziati invece 194), pari a circa il 12% del suo PIL. Questo capitale avrebbe, almeno in teoria, il potenziale per accelerare la convergenza della Spagna con gli altri paesi dell’UE e trasformare radicalmente le basi della sua economia. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo è necessario combinare efficacemente riforme strutturali e investimenti strategici. Secondo il rapporto della commissione, la Spagna ha utilizzato solo il 29,4% dei fondi disponibili, una percentuale notevolmente inferiore a quella di paesi come l’Italia (59%) o la Francia (76%).
Secondo Caixabank Research, la Spagna deve ancora raggiungere l’85% delle tappe e degli obiettivi di investimento delineati nel Piano di ripresa, trasformazione e resilienza (PRTR). Nello specifico, la maggior parte del bilancio resta da spendere per le ristrutturazioni edilizie, la politica industriale, le energie rinnovabili, le risorse idriche e l’idrogeno verde, tra gli altri programmi di investimento.
Questi dati sono preoccupanti, soprattutto se si considera che la recente crisi economica ha colpito duramente la Spagna. Ad esempio, durante la crisi del COVID-19, il PIL spagnolo è diminuito del 10%, una cifra che avrebbe potuto raggiungere il 25% senza il sostegno dei fondi NGEU. Le crisi spesso generano circoli viziosi, aumentando la spesa pubblica ed esponendo il Paese alla sfiducia del mercato, con il conseguente rischio di ulteriori crisi. I fondi NGEU rappresentano un’opportunità unica per interrompere questo ciclo e modernizzare le strutture economiche che generano squilibri, come la disoccupazione strutturale, i bassi livelli di produttività (che non hanno superato il 90% della media UE nell’ultimo decennio), la limitata capacità di esportazione e l’eccessiva dipendenza dal settore turistico.
Tuttavia, la relazione della Commissione avverte che la Spagna non sta sfruttando efficacemente questa finestra di opportunità. Finora il governo ha concentrato la sua spesa su quattro pilastri: transizione ecologica, transizione digitale, parità di genere e coesione sociale. Di queste, le prime due categorie hanno rappresentato il 66% della spesa.
Tuttavia, la Spagna ha compiuto pochi progressi nella digitalizzazione delle imprese, un obiettivo fondamentale per la Commissione e in cui altri Stati hanno compiuto progressi molto maggiori. La Commissione ha avvertito che se la Spagna non darà priorità a questo aspetto, i futuri pagamenti dei Fondi potrebbero essere a rischio. Al di là di questo avvertimento, la percentuale limitata di risorse utilizzate e i dubbi sulla capacità strutturale del governo di gestire efficacemente i fondi mettono in discussione la possibilità di realizzare il tanto necessario cambiamento nel modello produttivo o di costruire un’economia più resiliente di fronte a future crisi.
Tra le ragioni di questa incapacità vi sono diversi problemi strutturali che devono essere affrontati con urgenza. In primo luogo, la mancanza di una struttura amministrativa efficiente per gestire grandi volumi di spesa europea limita la rapidità e l’efficacia dell’attuazione dei fondi. Sebbene le voci non eseguite possano essere riportate agli anni successivi, ciò aumenta il rischio di sovraccarico amministrativo e di inefficienza gestionale. Inoltre, i rappresentanti del settore economico hanno sottolineato che i bandi di gara vengono spesso pubblicati con scadenze estremamente ravvicinate, il che riduce sia la quantità che la qualità dei progetti.
La frammentazione amministrativa tra i diversi livelli di governo complica ulteriormente il processo, rendendolo meno efficiente. In secondo luogo, la polarizzazione politica in Spagna costituisce un ostacolo significativo. Le tensioni ideologiche e strategiche tra i partiti che sostengono il governo rendono difficile raggiungere il consenso necessario per una gestione efficiente. Dall’altro lato, l’opposizione, invece di collaborare, tende a politicizzare le difficoltà nell’attuazione dei fondi. Questa mancanza di unità politica ostacola seriamente la capacità della Spagna di sfruttare le risorse e ottenere risultati trasformativi. In breve, l’incapacità della Spagna di implementare efficacemente i fondi NGEU mette a repentaglio non solo i pagamenti futuri, ma anche l’opportunità di attuare le riforme necessarie per costruire un’economia più forte e resiliente, pronta ad affrontare le sfide future.
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