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La serie di fortunati eventi che può mettere in difficoltà la politica espansiva della BCE

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I dati economici degli ultimi giorni sembrano quasi dare ragione, finalmente, alla politica monetaria della BCE. Finalmente l’inflazione, soprattutto quella “Core” è cresciuta ad un livello superiore alle attese, dando segni di vita ed allineandosi al 1,4%

Un valore che finalmente sembra dare senso alla politica espansiva della BCE dopo cinque mesi d’inflazione praticamente nulla. A spingere sono stati un po’ tutti, ma soprattutto la Germania, con un + 1.6% su base annua contro  -0.7%, ma anche Francia  ( 0.8% contro zero), Italia (0.5% da -0.3%)  Spagna (a 0.6% da -0,6%)

Tutto questo sembra poi accompagnato da una crescita del PIL leggermente migliore a quanto atteso. Non di molto, -0,7% invece di una crescita, o meglio decrescita, attesa del -1%.

Questi due fatti porteranno i “Falchi” nella BCE ad attaccare le “Colombe” e a cercare di tarpare le ali alla politica espansiva della BCE: l’inflazione si ssta alzando, ora basta soldi a tutti, sarà il grido dei falchi nordici.

Peccato che però, per la Germania, la crescita dell’inflazione sia dovuta essenzialmente a fattori di carattere temporaneo ed episodico. Il primo gennaio è terminata la riduzione dell’IVA decisa dalla Merkel per aiutare l’economia, e sono scattati gli aumenti nelle imposte energetiche che hanno la finalità di convincere i tedeschi a diventare più “Verdi”. Anche negli altri paesi (Italia compresa) ci sono state più che altro degli aumenti tariffari e difficoltà logistiche che hanno gonfiato artificialmente l’inflazione “Core”. La BCE ritiene di poter uscire dalla crisi Covid-19 , tornando quindi ai valori del 2019, che comunque per l’Italia non erano positivi. L’Italia forse tornerà al PIL del 2019 nel 2023, con quindi oltre un anno di ritardo, quindi abbiamo assolutamente bisogno di una politica monetaria espansiva, o rischiamo un big bang economico.

 

 

 

 

 


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