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La Russia spinge sul nucleare in Africa: la nuova frontiera delle centrali galleggianti

Mosca propone reattori compatti e galleggianti per risolvere la crisi energetica del continente africano. Una mossa strategica che unisce tecnologia, geopolitica ed enormi interessi economici, ridisegnando la mappa energetica globale.

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Mentre il dibattito energetico in Europa si avvita su se stesso tra veti ideologici e soluzioni tampone, la Russia, con un pragmatismo, guarda altrove e agisce. Il nuovo terreno di conquista è l’Africa, un continente con una fame atavica di energia, indispensabile per qualsiasi prospettiva di sviluppo. La proposta di Mosca, messa sul tavolo dalla sua corporation statale Rosatom durante l’African Energy Week 2025 in Sudafrica, è di quelle che non passano inosservate: non solo reattori convenzionali, ma anche e soprattutto soluzioni innovative come i Reattori Modulari Piccoli (SMR) e le centrali nucleari galleggianti (FPU).

Una soluzione che sa quasi di fantascienza, ma che è già realtà. Rosatom non sta vendendo sogni, ma una tecnologia già operativa, come dimostra la centrale Akademik Lomonosov attiva nell’Artico russo. L’idea è semplice quanto geniale: una centrale nucleare costruita su una piattaforma navale, che può essere trasportata e ormeggiata dove serve, fornendo energia stabile e a basse emissioni di carbonio a città costiere o a grandi impianti industriali, senza la necessità di costruire complesse infrastrutture a terra.

L’offerta di Rosatom e la risposta africana

L’interesse dei Paesi africani, secondo quanto emerso durante l’evento di Città del Capo, è tangibile. Molti leader vedono nel nucleare l’unica via percorribile per garantire l’elettrificazione al 100% e sostenere una crescita economica reale. La promessa russa, ribadita più volte ai massimi livelli (incluso un discorso di Vladimir Putin nel luglio 2023), è quella di una partnership “chiavi in mano”: non solo la fornitura della tecnologia, ma anche la formazione di specialisti locali e la creazione di strutture di ricerca.

Alexey Likhachev, Direttore Generale di Rosatom, ha sottolineato come la Russia sia già coinvolta in circa 30 progetti energetici in 16 nazioni africane. La strategia è chiara: offrire un pacchetto completo che va dalla progettazione alla costruzione, creando un legame di dipendenza tecnologica e strategica a lungo termine.

Secondo Rosatom, i vantaggi per i partner africani sarebbero molteplici:

  • Fonte energetica affidabile e continua: A differenza delle rinnovabili intermittenti, il nucleare garantisce un carico di base stabile, fondamentale per l’industria.
  • Sviluppo socioeconomico: La disponibilità di energia a costi accessibili è il motore per la creazione di nuove imprese e posti di lavoro qualificati.
  • Scalabilità economica: La possibilità di installare reattori modulari permette di adattare l’offerta di energia alla crescita della domanda.
  • Decarbonizzazione: Contribuisce al raggiungimento degli obiettivi ambientali senza sacrificare lo sviluppo.

 

Il realismo degli esperti: non solo nucleare

Tuttavia, non mancano le voci che invitano a un approccio più sfumato. Kelvin Kemm, fisico nucleare ed ex presidente della South African Nuclear Energy Corporation (NECSA), pur essendo un forte sostenitore dei Reattori Modulari Piccoli come “percorso verso la prosperità” per l’Africa, insiste sulla necessità di un mix energetico efficace sia dal punto di vista ingegneristico che economico. L’idea non è sostituire tutto con il nucleare, ma integrarlo in un sistema energetico diversificato e resiliente.

Le sfide, ovviamente, esistono. Kirill Komarov, Vicedirettore Generale di Rosatom, ha parlato apertamente di questioni come lo sviluppo delle infrastrutture di rete, la creazione di quadri normativi adeguati e, soprattutto, i meccanismi di finanziamento. L’esperienza dell’Egitto, dove Rosatom sta costruendo la centrale di El Dabaa, viene portata come esempio virtuoso di come un investimento massiccio in capitale umano e trasparenza possa portare alla sicurezza energetica nazionale.

In conclusione, la mossa di Rosatom in Africa è un perfetto esempio di geopolitica energetica. Da un lato, un gigante tecnologico statale che cerca nuovi mercati e sfere d’influenza. Dall’altro, un continente in piena espansione demografica ed economica che ha un disperato bisogno di energia. Le centrali galleggianti potrebbero essere la risposta flessibile e rapida a questa esigenza, un tassello tecnologico che potrebbe ridisegnare la mappa energetica africana per i decenni a venire.

Domande e Risposte per il lettore

1) Cosa sono esattamente le centrali nucleari galleggianti e come funzionano?

Le centrali nucleari galleggianti (FPU, da Floating Power Units) sono impianti nucleari a tutti gli effetti, ma costruiti su piattaforme navali o chiatte invece che a terra. Contengono uno o più reattori di piccola o media potenza, tipicamente Reattori Modulari Piccoli (SMR). Una volta costruita e testata in un cantiere navale specializzato, la centrale viene rimorchiata fino alla destinazione finale, di solito una città costiera o un’area industriale, dove viene ormeggiata in un bacino protetto. Lì, viene collegata alla rete elettrica terrestre per fornire energia. Questo approccio riduce drasticamente i tempi e i costi di costruzione in loco.

2) Perché l’Africa sta considerando il nucleare proprio ora e quali sono i principali ostacoli?

L’Africa si sta rivolgendo al nucleare per rispondere a una crescente e urgente domanda di energia, insoddisfatta dalle fonti attuali. La necessità di alimentare industrie, urbanizzazione e migliorare la qualità della vita richiede una fonte di energia stabile, potente e continua, che le rinnovabili da sole faticano a garantire. Il nucleare offre questa stabilità. Gli ostacoli principali sono tre: i costi iniziali elevatissimi degli impianti, la mancanza di infrastrutture adeguate (come reti elettriche stabili) e la necessità di sviluppare competenze tecniche e quadri normativi solidi per garantire la sicurezza e la gestione delle scorie.

3) Qual è il vantaggio strategico per la Russia in questa operazione?

Per la Russia, i vantaggi sono enormi e vanno oltre il semplice profitto economico. Fornire tecnologia nucleare a un paese significa stabilire una relazione strategica che dura decenni, legata alla costruzione, manutenzione, fornitura di combustibile e smaltimento delle scorie. Questo permette a Mosca di espandere la sua influenza geopolitica in Africa, un continente ricco di risorse e sempre più centrale negli equilibri globali. Offrendo una soluzione “chiavi in mano”, la Russia si posiziona come un partner tecnologico fondamentale, creando legami che rafforzano la sua posizione sulla scena internazionale, in contrapposizione all’influenza occidentale e cinese.

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