Esteri
La Russia in Siria fa capire che ci sono le condizioni per una sfida agli USA: nell’incertezza i giornali italiani si spaventano, pronti a cambiare cavallo….
Eh si, Italia paese di ignavi, per definizione. Fino a ieri eravamo a carro degli USA che dopo la WWII ci hanno permesso cotanto sviluppo economico da farci addirittura diventare parte del G7; oggi che il grande leader russo V. Putin sta sfidando apertamente il predominio USA – anche in forza di una amministrazione USA impacciata, non pragmatica e senza un vero indirizzo in politica estera – vediamo gli ex alleati vacillare nell’incertezza sul futuro della superpotenza americana. Nulla che mi riguardi, per carità, sono e resto filo USA, ma fa specie vedere gli (ex) alleati girare la testa dall’altra parte non appena venga sollevato un dubbio su chi comanda. E questa esempio la dice lunga anche sulle capacità italiote di avere una visione strategica del mondo, tiriamo a campare come sempre.
A dir la verità è innanzi agli occhi di tutti il disastro della politica estera di Obama, politica che verrà rivista e corretta in toto dal prossimo presidente USA sia esso democratico o repubblicano, con la possibile eccezione in caso di elezione di un membro dello staff Clinton. Anche l’iper-alleato Israele, messo in second’ordine dopo la pseudo-pace USA-Iran e la scelta strategica di supportare i sauditi nella regione, sta dando segni di nervosismo cercando di trovare una quadra con Mosca con il fine di evitare una ingerenza russa non controllata in medio oriente nelle more dell’intervento in Siria.
Ma quello che stupisce sono i giornali italiani: in nessun paese europeo le notizie dell’attacco a Damasco da parte della Russia sono state così declamate sui media, segno di nervosismo italico in relazione a pulsioni contrastanti basate sulla paura che il nostro dominus storico possa abdicare. A gettare benzina sul fuoco un bell’intervento di Maurizio Blondet* ieri l’altro in cui veniva analizzata con dovizia di particolari – come solo lui e pochi altri [ben informati, ndr] sanno fare – i difetti nel sistema militare USA rispetto a quello ex sovietico a valle della presidenza obamiana considerata tra le più confusionaria e direi anche più fallimentari dall’inizio del secolo scorso: secondo la fonte citata sembra ci siano delle deficienze occidentali nella guerra elettronica in grado di mettere a repentaglio la sicurezza dell’apparato militare americano ed anche quello dei suoi alleati.
Tra i nostri giornali il Corriere della Sera fortunatamente mantiene la linea filo atlantica (e vorrei vedere, con tutti i vantaggi che la sua proprietà – in cui includo La Stampa ed il Secolo XIX – ha tratto durante la presidenza del probabilmente ultimo presidente nero degli Stati Uniti d’America). Repubblica, da buon giornale sinistroide, resta più neutro senza citare i danni collaterali veri o presunti degli attacchi russi – ossia senza schierarsi a fianco degli amici d’oltreoceano -, pur declamando a grandi caratteri la notizia: niente da dire anche qui, è normale ipocrisia di quella sinistra che non ha mai amato gli americani, come d’altronde gli americani non hanno mai amato il suo editore, quel Carlo Debenedetti che abbiamo appreso dai media recentemente – lite con Tronchetti Provera – essere stato addirittura arrestato durante tangentopoli** [vedasi la fonte citata] durante Tangentopoli. Va evidenziato l’incredibile intervento del giornale di/di Scalfari, che non commento (meno male che Obama avrebbe preferito avere al governo la sinistra italiana….):
Il Sole 24 Ore non nega l’atlantismo pur invocando la pace, più che corretto per un giornale che fa parte della Confindustria. Il Giornale pone invece l’accento sull’immigrazione pur avendo messo in chiaro il suo atlantismo in interventi precedenti. Il Messaggero sembra concentrarsi sui tanti problemi di Roma mentre il Fatto Quotidiano si concentra di norma sul suo cavallo di battaglia, la cronaca giudiziaria (posso solo aggiungere che se un giorno verrà impedita per legge la pubblicazione delle intercettazioni inutili ai fini delle indagini questa testata rischia di chiudere i battenti, sembra molto gossip giudiziario almeno in merito agli articoli più seguiti).
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Or dunque, il problema è anche e soprattutto geostrategico, o anche geoeconomico se volete: nel momento in cui i paesi occidentali non dovessero riconoscersi più negli USA per manifesta o supposta inferiorità strategica – anche in politica estera – cosa succederà? E che effetti economici tale dietro front avrebbe per le economie europee?
Un solo aggettivo: effetti drammatici. Non esiste per l’Europa e per l’Italia in particolare alternativa ad una collaborazione ed allineamento con gli USA, noi restiamo l’alleato più importante per questioni storiche ed i nostri interessi sono fusi con quelli americani a partire dalla rilevante presenza di investimenti statunitensi in Italia, anche e soprattutto nell’apparato militare. In questo contesto fa per altro ridere che nessuno ricordi sui media come la Francia, benedetta dall’amministrazione Obama fino a permetterle di “uccidere politicamente” l’avversario più insidioso per le sue trame di potere sud-Europee, l’Italiano Silvio Berlusconi a partire dalla deposizione violenta dell’alleato romano Gheddafi ed il controllo della Libya [che Parigi ha sempre desiderato “controllare colonialmente”, ndr], abbia già voltato le spalle a Washington in Siria di fatto iniziando in anticipo un bombardamento farsa contro le postazioni ribelli [in modo da depotenziare ogni critica preventiva contro il successivo l’attivismo russo] solo in forza ad un accordo con Putin con il fine di non far apparire la Russia come il primo paese ad intervenire contro l’ISIS locale…. Chissà, magari Total così facendo avrà rinnovato qualche concessione petrolifera in Siberia… Ed anche Medecins sans Frontieres non ha perso tempo a pubblicizzare un attacco omicida ad un ospedale afgano da parte americana, appena due giorni dopo l’inizio dei raids russi in Latakia…
Guarda caso sembra che lo stesso Obama stia oggi (finalmente) spingendo l’Italia a fare challenge a Parigi… Ah quando noi dicevamo che puzzava che E. Letta fosse andato ad insegnare alla scuola di geopolitica dell’ex Imperetto francese! Ne vedremo delle belle… Si ricordi che andare contro la Francia significa schierarsi contro l’asse franco-tedesco in EU…
Oggi alle elites italiane al potere – quelle di moda sono le sinistrorse – non sembra vero di poter toccare il cielo con un dito, di poter finalmente pensare di voltare le spalle all’avversario politico storico, quello americano…
Io ammonisco tutti, teniamo la linea: la possibilità per l’Italia di uscire dall’euro, ossia dalla moneta che sta stritolando la nostra economia con parallelo vantaggio tedesco e che a termine rischia di creare ben più di una Catalogna in Patria, dipende solo dal supporto USA (oggi con il neo-roosveltiano/kennediano Obama – come quasi sempre con una presidenza DemUSA – appaiamo purtroppo “non veri amici” [solo per usare un eufemismo], siamo stati messi alla gogna grazie al supporto USA per l’asse franco-tedesco in veste di unico referente EU, ndr).
E a chi sogna un’emancipazione italiana da Washington rispondo, oltre a ricordare l’utopia recondita di voltare le spalle ad un Paese che ha più basi militari nel nostro paese che forse il nostro stesso esercito, che l’Italia oggi è un paese che non vuole Renzi ma non ha una alternativa all’ex sindaco fiorentino, men che meno la costruisce. E quando c’era Berlusconi non voleva nemmeno lui, troppo pregiudicante per la “reputazione” italica si diceva, di fatti il volgo non si è affatto ribellato quando lo hanno fatto cadere con qualcosa di simile ad un golpe ordito dall’estero. Però il successore, Mario Monti, è odiato da tutti in quanto ha aumentato troppo le tasse ed ha imposto inutile austerità solo a vantaggio tedesco (questo è verissimo); in ogni caso Papa Bergoglio è bravo…
Insomma, con un siffatto modo di pensare non andiamo molto lontano, nessuna strategia, il nulla! Per cui per favore mettiamo da parte le anche ammirevoli illusioni e restiamo pragmatici: Roma non si costruisce in un giorno e se proprio bisognerà trovare una via italiana questa deve oggi passare per il supporto ed avallo USA [con l’uscita italica dalla moneta unica, ndr], poi saranno necessari 20 o 30 anni di buon governo e di interessi nazionali difesi bene [e per farlo ci vuoleuna sufficiente “coperta” militare, che non può essere solo italiana] per sperare nel miracolo di un’Italia veramente indipendente e non a sovranità limitata come è stato il caso negli ultimi 70 anni (ad esempio, bisognerebbe prima di tutto limitare uno dei principali strumenti di destabilizzazione politica interna, leggasi precludere ad organi dello Stato a cui non compete di fare impropriamente/indirettamente politica – ad es. la magistratura -, …).
Solo nelle more di tale irto percorso si può pensare di costruire le basi per una decorosa esistenza nazionale nel rispetto del bene della propria cittadinanza.
Per adesso non c’è nulla di tutto questo all’orizzonte.
Mitt Dolcino
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*http://www.rischiocalcolato.it/2015/09/ma-davvero-la-superpotenza-e-invincibile.html
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