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La Russia gioca un ruolo fortissimo nello sviluppo del petrolio iracheno Ecco perché e come

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La Russia ha preso il controllo del settore petrolifero della regione semi-autonoma del Kurdistan (KRI) nel nord dell’Iraq dal 2017 per quattro motivi chiave: .

  • il KRI ha riserve significative di petrolio e gas.
  •  il suo problematico rapporto con il sud dell’Iraq, governato da Baghdad, permetterebbe alla Russia di svolgere il ruolo di mediatore tra le due parti del paese, dandole potere su entrambe le parti.
  • In terzo luogo, questa leva potrebbe quindi essere utilizzata per estendere la presa della Russia anche sull’Iraq meridionale, che ha ancora più riserve di petrolio e gas. q
  • uarto, consentirebbe alla Russia di ostacolare qualsiasi tentativo degli Stati Uniti e dei suoi alleati di iniziare a ricostruire la loro influenza nel paese.

Quest’ultimo punto ha trovato ulteriore risonanza dopo la ripresa, a marzo, dell’accordo sulle relazioni tra l’Iran (principale sponsor regionale dell’Iraq) e l’Arabia Saudita, mediato dalla Cina. Nello specifico, una fonte che lavora a stretto contatto con l’apparato di sicurezza energetica dell’Unione Europea disse in esclusiva a OilPrice.com all’epoca, all’Iran fu detto da un funzionario di altissimo livello del Cremlino che: “Tenendo l’Occidente fuori dagli accordi energetici in Iraq – e più vicino al nuovo asse Iran-Arabia Saudita – la fine dell’egemonia occidentale in Medio Oriente diventerà il capitolo decisivo della fine definitiva dell’Occidente”.

Con il futuro delle forniture petrolifere indipendenti dal KRI che sembra molto precario, la Russia si sta muovendo con decisione verso le ultime fasi del suo piano per l’Iraq, come evidenziato da serie discussioni nelle ultime due settimane per aumentare la sua presenza nei giacimenti petroliferi del paese.

Un segnale in questo senso viene dal fatto che la Russia sta finalmente effettuando un importante aumento della produzione di petrolio dal supergigante giacimento petrolifero iracheno di West Qurna 2. Questo giacimento – insieme al giacimento di Rumaila – è stato recentemente citato dal Ministero del Petrolio iracheno come vitale per il piano del paese di aumentare la sua capacità di produzione di petrolio a circa 7 milioni di barili al giorno (bpd) nel 2027.

West Qurna

L’intero giacimento petrolifero di West Qurna, situato 65 chilometri a nord-ovest della città portuale meridionale di Bassora, ha riserve di petrolio recuperabili stimate in totale di 43 miliardi di barili, rendendolo uno dei più grandi giacimenti petroliferi del mondo. West Qurna 2 ha stimato riserve di petrolio recuperabili di circa 13 miliardi di barili e, come la maggior parte dei grandi giacimenti in Iraq (e Iran e Arabia Saudita), beneficia dei costi di sollevamento più bassi al mondo – a soli 1-2 dollari USA per barile.

Il piano di sviluppo originale per il giacimento di West Qurna 2 prevedeva la produzione di 1,8 milioni di barili al giorno, ma nel 2013 è stato modificato in un piano in tre fasi in cui il picco di produzione sarebbe stato di 1,2 milioni di barili al giorno. La fase 1 aggiungerebbe circa 120.000 barili al giorno (bpd) ai primi 30.000 bpd di produzione dalla formazione Mishrif del sito. La fase 2 aggiungerebbe altri 400.000 bpd dal pieno sviluppo della Formazione Mishrif. E la Fase 3 aggiungerebbe altri 650.000 bpd dallo sviluppo della più profonda Formazione Yamama.

Il piano è rimasto a lungo bloccato per contese economiche fra governo iracheno e Lukhoil, nelle quali si era inserito anche il problema del Kurdistan. Ora, finalmente, parle che i russi si siano decisi a sbloccare la situazione e la produzione del west Qurna 2 è aumentata da 400 a 480 mila barili al giorno in poche settimane, con la prospettiva di raggiungere i 600 mila barili molto presto. A questo si aggiunge la mediazione sul petrolio curdo.

Questo mostra come la Russia, anche tramite le sue società indipendenti, si stia collocando molto bene nel settore in Iraq  e lo stia controllando, anche favorendo l’aumento di produzione di un paese dalle potenzialità enormi. Questo si inserisce poi nel gioco a tre fra Russia, Iran e Arabia Saudita. La mano russa sul Medio Oriente è sempre più forte, mentre gli USA sembrano essersi estraniati dalla regione. 


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