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La Russia aumenterà le entrate dal petrolio nel 2023, nonostate il “Tetto al prezzo”
La Russia è destinata a generare maggiori entrate dalle esportazioni di petrolio quest’anno, nonostante il tetto massimo imposto al paese dal G7 e dall’UE in risposta all’invasione dell’Ucraina. Un’altra sanzione economica che si rivela inutila.
L’analisi dei dati di spedizione citati dal Financial Times mostra che la Russia ora spedisce tre quarti del suo petrolio all’estero senza l’assicurazione occidentale, uno degli strumenti utilizzati dal G7 e dall’UE per imporre il tetto di 60 dollari al barile.
Nel frattempo, i prezzi sono in aumento e il greggio russo non fa eccezione. Il greggio Ural viene scambiato a quasi 79 dollari al barile e l’ESPO, la miscela dell’Estremo Oriente, viene scambiato a oltre 88 dollari al barile. Il tetto al prezzo di 60 dollari viene ignorato, come inesistente.
Questa primavera, ha osservato il FT, citando i dati di Kpler, la Russia stava spostando metà delle sue esportazioni di petrolio senza l’assicurazione occidentale, il che suggerisce che “Mosca sta diventando più abile nell’aggirare il limite”.
Le rivelazioni arrivano nel contesto delle ripetute assicurazioni da parte del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti che il tetto massimo di prezzo stava funzionando come previsto.
“In soli sei mesi, il tetto massimo dei prezzi ha contribuito a un calo significativo delle entrate russe in un momento chiave della guerra”, ha detto a giugno il vice segretario al Tesoro Wally Adeyemo.
Ad agosto, il sottosegretario ad interim per la politica economica Eric Van Nostrand ha dichiarato di essere “fiducioso che il tetto massimo dei prezzi stia raggiungendo il suo duplice obiettivo di limitare le entrate russe e allo stesso tempo di contribuire a stabilizzare i mercati energetici”. La frase verrà catalogata dalla storia sotto la voce “le ultime parole famose”.
Eppure il FT ha citato la Kyiv School of Economics secondo cui la Russia vedrà i suoi ricavi dalle esportazioni di petrolio aumentare di 15 miliardi di dollari quest’anno grazie all’elusione del G7 e del tetto massimo dei prezzi dell’UE.
I critici del tetto massimo hanno affermato fin dall’inizio che applicarlo sarebbe una sfida, mentre aggirarlo sarebbe relativamente facile. In effetti, gli assicuratori russi, cinesi e indiani sono intervenuti per sostituire le major occidentali e quella che i media chiamano una “flotta oscura” di petroliere è stata costruita per spedire greggio russo in tutto il mondo senza la partecipazione delle compagnie occidentali.
Nonostante tutto ciò, il tetto massimo dei prezzi e il regime delle sanzioni hanno avuto un effetto significativo dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, costando alla Russia circa 100 miliardi di dollari in esportazioni di petrolio dal febbraio 2022.
I problemi per l’industria petrolifera russa, tuttavia, vanno oltre le semplici sfide legate alle esportazioni, con una carenza interna di diesel che costringe il Cremlino a limitare l’esportazione di carburanti dal paese.
Però dal punto di vista finanziario la misura si è rivelata un autentico bidone. L’unico modo per limitare le entrate da petrolio e prodotti petroliferi per la Russia sarebbe quello di spingere i prezzi del petrolio verso il basso per tutti, fatto che potrebbe derivare solo da un aumento della produzione dei paesi extra OPEC superiore ai tagli dei paesi OPEC. Però la UE non ha nessun potere, come insieme, sulla materia. I singoli stati nazionali potrebbero scatenare le proprie società petrolifere di stato in investimenti in paesi extra OPEC (Guyana, Suriname, Argentina, Australia, Africa extra OPEC) per far aumentare l’offerta e ridurre i prezzi. Questa politica però:
- andrebbe contro le politiche “Green” ideologiche europee;
- aumenterebbe il benessere degli europei, facendo calare i prezzi e aumentando i consumi, e questo è contrario alle politiche di Bruxelles.
Quindi l’unica seria misura non viene perseguita, e la Russia può vivere giorni tranquilli, da questo punto di vista.
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