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LA RIFORMA DEL LAVORO DI MACRON: CONTENUTI E POSSIBILI EFFETTI

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Il 31 agosto sono stati resi noti gli estremi dei decreti legge sul lavoro che Macron renderà esecutivi prima della conversione parlamentare. Il presidente francese conta molto su queste modifiche del codice del lavoro per il rilancio dell’economia dell’Esagono. Ricordiamo che già nel 2016 vi fu una riforma molto radicale del lavoro, della Legge El Khomri , molto contestata e che già aveva semplificato molti aspetti del mercato del lavoro francese. Vi presentiamo i punti essenziali per cui potrete fare le vostre valutazioni.

  1. Limiti dei rimborsi decisi dai giudici del lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa. Allo stato attuale i giudici del lavoro hanno una grande libertà nella definizione dei rimborsi per i lavoratori in caso di licenziamento ingiustificato. Il decreto vuole imporre un tetto massimo ai rimborsi, così come desiderato dai datori di lavoro.
  2. Ridefinizione degli ambiti di contrattazione aziendale rispetto alla collettiva, con grande incremento degli ambiti della prima rispetto alla seconda, per la quale vengono definiti ambiti di azione molto più ristretti.
  3. Allargamento della contrattazione aziendale anche alle piccole aziende dagli 11 al 20 dipendenti, dove non sussiste una rappresentanza sindacale. In questo caso le contrattazioni aziendali verranno condotte con un dipendente eletto ad hoc dai lavoratori.
  4. In caso di rifiuto di sottoscrizione del contratto aziendale il licenziamento del dipendente non sarà più considerato come un licenziamento economico, ma come un autolicenziamento semplice. Questo significa che il dipendente non avrà diritto al CSP, una sorta di cassa integrazione francese, ed ad altri aiuti di carattere sociale. Per dare un’idea chiara di quello che significa se l’azienda ed il sindacato contrattato un aumento delle ore di lavoro il dipendente non potrà che adeguarvisi o stare a casa senza nessun aiuto sociale.
  5. In caso di licenziamenti economici per le multinazionali la crisi non verrà più valutata analizzando la situazione dell’azienda in tutti i paesi in cui opera, ma l’analisi sarà effettuata solo considerando la situazione francese. Questa norma facilita la delocalizzazione delle produzioni in paesi con costi inferiori.
  6. Un incremento degli obblighi informativi verso i sindacati, nel tentativo di imitare il sistema di co-gestione tipico delle aziende tedesche, una sorta di chiodo fisso per Macron. Inoltre si prevede la creazione di un osservatorio sulle contrattazioni collettive.
  7. Unificazione delle rappresentanze sindacali e dei lavoratori. Precedentemente esistevano quattro rappresentanze: igiene, situazione lavorativa, situazione aziendale, e di sicurezza del lavoro. Ora i comitati passeranno a due, uno di rappresentanza sindacale e l’altro con i delegati del lavoro.

Alcune semplificazioni, come quelle delle rappresentanze sindacali, sono logiche e necessarie. Altre norme appaiono una forzatura sui lavoratori, almeno secondo la tradizione francese. Si va verso un frazionamento della contrattazione sindacale, con i sindacati che però permangono in una situazione particolare di intermediari.

Quali effetti avranno sull’occupazione ? Alcune norme semplificano la vita ai datori di lavoro, soprattutto quelle sulle contrattazioni aziendali, sulla riduzione dei rimborsi per licenziamenti, e quella sulle rappresentanze sindacali, ma quella sulle crisi aziendali facilita le delocalizzazioni ed i licenziamenti nelle multinazionali. Nello stesso tempo dubito che ci possa essere un aumento dell’occupazione senza un aumento della domanda.

La popolarità di Macron sta precipitando e per il 12 settembre la CGT ha proclamato uno sciopero generale contro questa legge. Se le manifestazioni avessero una grande  partecipazione difficilmente Macron potrebbe non accusarne il colpo.


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