Attualità
La prima banca centrale occidentale si arrende: l’Australia non aumenta il tasso di liquidità
Il rallentamento economico incomincia a fare paura e qualche banca centrale trema e decide di rallentare, o interrompere, l’aumento dei tassi di interesse.
La Reserve Bank of Australia ha mantenuto il tasso di liquidità al 4,1% durante la riunione di luglio, dopo averlo aumentato di 25 pb a giugno, per un totale di 400 pb da maggio 2022. Il consiglio ha dichiarato di aver bisogno di più tempo per valutare l’impatto dei rialzi passati, aggiungendo che l’inflazione nel Paese ha superato il suo picco con l’indicatore mensile CPI che ha mostrato un ulteriore calo del 5,6% a maggio.
Detto questo, l’inflazione in Australia era ancora troppo alta, al 7,0% nel 1° trimestre del 2023, e sarebbe rimasta tale ancora per qualche tempo. La banca centrale ha indicato che potrebbe essere necessario un ulteriore inasprimento monetario per garantire che l’inflazione torni all’intervallo target tra il 2 e il 3% in un arco di tempo ragionevole, ma dipenderà dall’evoluzione dell’economia e dei prezzi. Evidentemente ci vuole ancora un po’ di tempo prima che il realismo dell’economia reale vinca sui preconcetti dei banchieri centrali.
Il comitato ha dichiarato che continuerà a monitorare attentamente gli sviluppi dell’economia globale, l’andamento della spesa delle famiglie e le previsioni sull’inflazione. La banca centrale ha inoltre mantenuto invariato il tasso di interesse sui saldi di regolamento dei cambi al 4,0%. Ecco il grafico relativo ai tassi di liquidità.
L’indicatore dell’ambiente economico australiano sta, del resto, calando, indicando come le aspettative del business in Australia non siano per niente buone. Tra l’altro il calo è stato inaspettato, confermando come il grosso degli analisti non ci abbia ancora capito molto sull’andamento dell’economia.
L’inflazione nel primo trimestre era altisssima, al 7%, ma evidentemente, anche senza ammetterlo, la RBA, la Banca centrale, attende di vedere i dati del secondo trimestre.
L’economia australiana ha uno stretto legame con quella cinese, della quale è fornitrice di materie prime minerarie, energetica (ha ripreso l’export di carbone) e agricole. Il fatto che la Cina rallenti si viene a ripercuotere quasi immediatamente sull’economia del continente australe. In questa situazione proseguire con l’aumento dei tassi senza attendere i dati economici più aggiornaati rischia di essere molto pericoloso.
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